Episodio 5: La prova finale
Il ruggito di ciò che si trovava nell’Intreccio era qualcosa che Will non aveva mai udito. Penetrò in Will fino al cuore, con una promessa di indicibili violenza e morte. Momento dopo momento, la creatura si trascinava sempre di più al di fuori di quel vortice di potere. Sopra le teste di Will e Rowan, un’altra trave precipitò al suolo, schiantandosi fragorosamente a pochi centimetri dai loro piedi.
"Pensavano che io non sarei mai riuscito a realizzare nulla di buono, che non fossi degno di questo posto, tra i loro illustri oracoli." Extus si mise a ridere. Girò su se stesso, facendo ampi gesti verso le statue che lo circondavano. "Ma dove sono ora? Chi vi aiuterà in questo momento del bisogno?"
La risata di Extus si fece ancora più intensa nel momento in cui l’ascia dell’Avatar del Sangue colpì una delle statue, spezzando a metà le fattezze di uno di coloro che un tempo furono oracoli. La testa e le braccia sollevate si ribaltarono e si frantumarono cadendo a terra.
Will aiutò Rowan a rialzarsi, entrambi con le vesti intrise del sangue che riempiva la stanza... più sangue di quanto sarebbe stato possibile versare in cento battaglie. "Distruggerà la scuola", disse Will cercando di mantenere la voce salda.
Per qualche motivo, Rowan non aveva un aspetto spaventato. Nei suoi occhi era presente una concentrazione che Will non aveva mai visto prima, né in classe, né nella sala studio, né nei dormitori. Per la prima volta comprese qualcosa della sorella: i momenti in cui veniva fuori il suo talento. Nell’occhio del ciclone.
"Non se ci diamo da fare", disse lei; Will annuì.
All’esterno, in ogni angolo del campus di Strixhaven, riecheggiò quel tremendo ruggito. Raggiunse la decana Uvilda mentre metteva al riparo un gruppo di studenti di Prismari all’interno di una dimensione creata per le situazioni di emergenza; si voltò udendo quel rumore e si affrettò a terminare la sua magia. Raggiunse Plink e Auvernine mentre strisciavano in un tunnel oscuro di radici e terriccio per nascondersi dalle fiamme che stavano riducendo in cenere ogni creatura in superficie. Raggiunse Lukka superando la barriera necessaria alla concentrazione per mantenere il controllo sui cacciamaghi su ogni fronte della battaglia. Ce l’ha fatta, pensò.
Lukka si voltò verso Mila e sorrise. "Sembra che Extus sia riuscito a ottenere ciò che voleva."
Lei non rispose al suo sguardo; il suo muso era diretto verso il cielo, i suoi occhi erano spalancati e la sua pelliccia era in tensione. Un istante dopo balzò sotto un tendone. Lukka non vide ciò che fece, non finché non fosse stato troppo tardi, ma si fidò di lei e la seguì.
Una fiammata abbrustolì il ciottolato su cui si trovavano pochi istanti prima, rendendo nero il terreno. Un vicino gruppo di cacciamaghi venne incenerito quasi istantaneamente, in un rapido momento di sibili. Lampi di intenso dolore inondarono la sua mente e lo obbligarono a troncare il collegamento prima di venirne travolto.
I cacciamaghi che erano riusciti a sfuggire all’attacco dei draghi sussultarono nel recuperare il controllo delle proprie menti. Le loro fauci scattarono, le loro antenne si spalancarono e si diressero immediatamente verso la più vicina fonte di nutrimento magico: gli agenti Oriq. Urla riempirono l’aria all'assalto delle creature.
Lukka spalancò gli occhi nel momento in cui si accorse del massacro. Mila fece un passo avanti, ma Lukka la fermò con un rapido comando mentale.
Quella non era più la sua battaglia.
Chiamò Mila al suo fianco e corse verso l’oscurità.
Will si rannicchiò per proteggersi dai detriti che continuavano a cadere tutto intorno a loro. Mentre un’altra statua si schiantava al suolo, vide una possibilità in tutto quel caos. Inspirò tremando e cercò di ricordare i dettagli della magia di condensazione. Con uno sforzo per concentrarsi, creò un vortice di frammenti di ghiaccio taglienti e lo scagliò contro Extus, che si trovava ancora in piedi davanti all’Avatar del Sangue. Le braccia dell’Oriq erano spalancate; sembrava non pensare a nulla tranne che alla sua vittoria.
Prima che i frammenti di ghiaccio lo raggiungessero, un lampo saetto e li fece esplodere e disperdere in ogni direzione. Anche Rowan si era accorta di quella possibile occasione per attaccare. "Levati di mezzo!", gli urlò.
"Dobbiamo coordinarci!", le rispose. "Tutto ciò che dobbiamo fare è..."
La sua frase venne interrotta da un blocco proveniente dal soffitto che lo colpì a una spalla facendolo rotolare a terra.
"Will!", urlò Rowan correndo verso di lui.
Per Rowan era impossibile capire se il fratello fosse ferito... c’era sangue ovunque, a coprire il pavimento, impregnato nei loro vestiti, schizzato sulle pareti e anche sulle statue.
Lo aveva quasi raggiunto, quando l’enorme spada della creatura si conficcò nella pietra di fronte a lei. Era così vicina da poter scorgere la ruggine che la ricopriva, con i segni di battaglie combattute in ere passate. Con un grido pieno di furore, appoggiò le mani sulla lama e una scarica risalì lungo la spada come se fosse un parafulmine, fino alla mano di quell’essere. Il mostro lasciò l’impugnatura e lei venne scagliata all’indietro.
Mentre si trascinava fino alla parete, lo sguardo di Rowan passò tra Extus, la creatura che aveva evocato e Will, che giaceva immobile a terra. Quello era troppo. Resistendo alle lacrime che si stavano formando nei suoi occhi, Rowan sentì la rabbia crescere dentro di sé e superare paura e dolore. Non avrebbe potuto sconfiggerli, ma magari sarebbe riuscita a ferire coloro che avevano causato tutto ciò.
Prima di scagliare un nuovo fulmine contro il condottiero degli Oriq, qualcosa attirò la sua attenzione. L’Intreccio continuava a fluttuare, sempre brillante, anche in quel nuovo colore cremisi. Sempre traboccante di potere.
Rowan fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e cercò di stabilire una connessione.
L’edificio intorno tremò e l’Avatar del Sangue del mondo antico ruggì di una impareggiabile rabbia; nella mente di Extus, il mondo stava finalmente per fronteggiare la giustizia. Si voltò lentamente, assaporando la vista della Sala degli Oracoli in rovina. Erano stati molto sciocchi a cacciarlo. Aveva impiegato anni per dimostrarlo, ma, mentre un’altra statua si ribaltava e si frantumava in migliaia di pezzi, si disse che quella lunga attesa era valsa la pena.
Il suo sorriso barcollò nel momento in cui il ruggito furioso dell’Avatar del Sangue si interruppe all'improvviso. Extus si voltò e rimase paralizzato. La creatura si stava muovendo a scatti, con il bagliore rosso dell’Intreccio che splendeva in modo incostante dietro le sue spalle. Aveva visto questo effetto, in ognuno dei suoi fallimenti. Non può essere.
Aveva verificato i calcoli. Non poteva non funzionare... in ognuno degli Intrecci di Arcavios c’era sufficiente potere per qualsiasi magia conosciuta. Come poteva non essere abbastanza? Poi ne vide la causa: un ricciolo spettrale di colore vermiglio che andava alla deriva dal nucleo, come se fosse stato risucchiato da qualcosa. Un tentacolo di potere libero.
Lo seguì fino alla giovane ragazza bionda nell’angolo della stanza, che lo stava scrutando con occhi spalancati e pieni di odio. Fulmini iniziarono a splendere e crepitare sopra la chioma e la pelle della ragazza e l’energia dell’Intreccio continuava a fluire verso di lei.
Extus, troppo stupito per muoversi, incrociò il suo sguardo.
Quella insignificante ragazza del primo anno non poteva essere la causa del fallimento dei suoi piani.
O forse sì?
Rowan faceva fatica a respirare, circondata da scintille ed energia. Sentì il potere che la riempiva, un potere che non aveva mai neanche immaginato. In quel momento aveva la sensazione di poter riuscire in qualsiasi impresa; le montagne si sarebbero sgretolate, le città sarebbero bruciate e gli oceani sarebbero evaporati di fronte a lei. Riaprì gli occhi e sussultò alla vista dell’intera stanza velata di rosso. Il suo sguardo andò a Will, sempre immobile a terra. Una nuova ondata di rabbia e di dolore la invase e si voltò di nuovo verso Extus.
Il condottiero degli Oriq la osservava, di fianco all’Avatar del Sangue che si muoveva a scatti. In attesa.
Rowan lasciò che l’energia dell’Intreccio scorresse dentro di lei, riempiendo di potere ogni vena del suo corpo. Si accorse appena che i suoi piedi si stavano sollevando da terra, con un vento vorticante che faceva pensare che anche l'aria avesse timore di lei. Ed è giusto che abbia timore, pensò Rowan. Qualsiasi cosa dovrebbe avere timore. Fece un respiro profondo, con l'aria nei polmoni che ardeva come fiamme, poi aprì le labbra e gridò. Il fuoco esplose verso Extus come una stella, come un lampo dai cieli. Extus sollevò una mano, sussurrò alcune parole, ma non fu sufficiente; la magia lo investì e lo scagliò per aria, con le vesti avvolte dal fumo. Andò a sbattere contro la parete lontana e si accasciò a terra, immobile.
Rowan portò successivamente la sua attenzione all’Avatar del Sangue. La creatura stava ancora faticando a muoversi, furiosa per l’interruzione della sua possibilità di scatenare distruzione. Centimetro dopo centimetro, una delle sue spade si sollevò, ma era un gesto inutile. Con il potere a sua disposizione, Rowan avrebbe potuto distruggerlo insieme a Extus e a chiunque avesse osato affrontarla. Chiunque avesse cercato di ferirla, chiunque avesse fatto del male a Will... sarebbero stati tutti avvolti dalle fiamme.
Attinse nuovamente al potere dell’Intreccio, come se fosse una fonte di acqua fresca. Archi di elettricità saltellarono tra le sue braccia e il suo volto, generando fitte di dolore in tutto il suo corpo, un dolore sopportabile. Perché lasciarsi fermare da quell’insignificante dolore? In quel momento era l’essere più potente in quella stanza, in quella scuola e magari anche sull’intero piano. Tese una mano verso l’Avatar del Sangue e si concentrò per creare il familiare flusso di fulmini, ma ciò che la invase fu invece un’ondata di agonia.
I suoi sussulti vennero accolti da una risata. Attraverso gli occhi stretti per il dolore, vide Extus rialzarsi.
"Pensavi davvero di essere abbastanza forte da riuscire a manipolare quell’enorme potere?", disse Extus sogghignando. "Pensavi davvero di essere degna?"
Rowan ignorò l’Oriq. In realtà, riusciva a mala pena a sentire le sue parole, dato che tutta la sua attenzione era dedicata al controllo del potere che infuriava dentro di lei. L'aria intorno a lei sibilava e vorticava come un nido di vipere.
"Io mi sono addestrato nelle arti arcane per tutta la mia vita", sussurrò Extus. "Tu non sei altro che una ragazzina. Una sciocca arrogante. E ora sei come una falena troppo vicina alla fiamma."
Il flusso di potere che aveva attinto all’Intreccio si increspò di nuovo e la vista di Rowan si annebbiò per l’agonia. Le forze abbandonarono improvvisamente le sue membra, lasciandola cadere a terra con un tonfo sul pavimento in pietra ricoperto dal sangue.
Extus si mise a ridere. "La tua ambizione è ammirevole, ma ho percorso un cammino troppo lungo per farmi fermare da una come te." Si voltò, senza neanche preoccuparsi di dare il colpo di grazia, e raccolse il pesante tomo che aveva utilizzato prima.
La concezione del tempo di Rowan mutò; si sentiva distrutta, vuota, completamente annientata. Il potere dell’Intreccio fluiva ancora dentro di lei, facendo muovere a scatti i suoi arti mentre giaceva a terra. La sua coscienza sembrava volteggiare appena fuori dal suo corpo, vicino al fratello, che stava tentando di strisciare verso di lei, trascinandosi su quel pavimento insanguinato. Will era vivo.
"Rowan", riuscì a dire debolmente a denti stretti. "Alzati."
Lei cercò di ricordare come parlare, ma riuscì solo a emettere un soffio d'aria.
"Ti prego", le disse cercando di toccarla. Una scintilla scattò dalla mano di lei e lui scattò all’indietro. "Ti devi alzare."
Rowan tossì e aprì gli occhi. "Mi dispiace."
"Va tutto bene, Rowan. Devi solo alzarti." Will si riavvicinò e le mise un braccio sul collo. Sussultò per le scintille che saltellavano e lo colpivano, ma non arretrò. "Ce la faremo."
"Mi dispiace per le nostre discussioni. All’incontro di Torre del mago. E alla taverna. Mi dispiace davvero."
"Anche a me", le rispose Will. Con un lamento, cercò di sollevarla e di spingerla verso la porta. Dietro al fratello, Rowan vide il condottiero degli Oriq sollevare un tomo intriso di sangue e iniziare una cantilena.
Barcollarono insieme verso le porte, ma poi Will rallentò e si fermò. Si voltò verso la sorella. "È come una mascotte."
"Di che cosa stai parlando?" Il cipiglio di Rowan aumentò.
Will scosse la testa e guardò Rowan. "È come una mascotte! Dobbiamo semplicemente... intercettarla."
"Come nella Torre del mago?" Forse l’Intreccio stava ancora scombussolando la sua mente, ma Rowan non aveva idea di ciò di cui Will stesse parlando.
"Come nella Torre del mago", le rispose lui. "Fidati di me."
Rowan iniziò a rispondere, ma le sfuggirono le parole nel momento in cui il volto di Garruk si materializzò nella sua mente. A quel tempo non era riuscita a vedere ciò che invece aveva colto Will. Ed era stato Will a trovare un modo per liberare Garruk e a trasformarlo in un alleato. Will, il suo Will, quel tranquillo, cervellotico e scontroso fratello. Aveva sempre ragione. Magari avrebbe avuto ragione anche questa volta.
"Rowan?"
Con una smorfia per le nuove fitte di dolore, Rowan attinse agli ultimi brandelli di magia dentro di sé. "Sì. D'accordo. Fammi vedere i risultati di tutto quello studio."
Will sorrise e si voltò verso Extus e l’Avatar del Sangue, con una luce rossa che vorticava intorno alle mani. Non era una magia di ghiaccio... anche lei se ne rendeva conto... ma la temperatura dell’aria intorno a lui scese di qualche grado. La luce rossa prese forma tra le sue mani, diventando un cerchio pulsante; con un ultimo sforzo, la scatenò.
All’improvviso, un'aureola di colore rosso avvolse la testa dell’Avatar del Sangue.
"Può essere grande", disse Will a denti stretti e con le mani che tremavano per lo sforzo. "Ma è sempre una creatura evocata. Vuol dire che, con questa magia, possiamo controllarla!"
La creatura non sembrò essere sotto controllo. Ruggì di nuovo, costringendo Rowan a coprirsi le orecchie con le mani. Al di sotto dell’Avatar del Sangue, Extus mutò le mani in artigli, con filamenti di magia che fuoriuscivano dal suo corpo come una nebbia oscura. Il colore dell’aureola intorno alla testa dell’Avatar del Sangue aveva un’intensità instabile. Rowan comprese che Will stava lottando con Extus. Ognuno concentrava il proprio potere nella magia e Will stava perdendo. Ma suo fratello non era solo.
Gli mise una mano sulla spalla e lui alzò lo sguardo, sorpreso. "Rowan, che cosa stai...?"
"Tu concentrati sulla magia. Sistema tutti i dettagli. Io penso al resto."
Forse la loro magia era diventata troppo diversa per potersi fondere armoniosamente come in passato. Will era diventato più preciso e più controllato... mentre lei era diventata molto più potente. Rowan incanalò ciò che rimaneva della sua energia magica nel fratello, con scintille che saltellavano sulla sua mano mentre il potere fluiva verso di lui. Will sussultò, ma solo per un secondo. Extus emise un urlo strozzato e l’aureola rossastra prese un colore intenso intorno a tutta la creatura.
"Carogne!", urlò Extus. "Come osate..."
La sua frase venne interrotta da una delle imponenti mani dell’Avatar del Sangue che gli si chiuse intorno generando un tremendo rumore di ossa che si sbriciolavano. Dopo di che, Extus non parlò più.
"Ha funzionato!", urlò Will. "Rowan, ha funzionato!"
Rowan stava barcollando. Non riusciva più a reggersi in piedi; l’intera stanza sembrava roteare. Era spossata, completamente priva di potere. Tutto sembrò muoversi al rallentatore... e l’aureola rossa svanì. L’Avatar del Sangue ruggì furiosamente nel momento in cui una sua mano venne risucchiata nell’Intreccio, il corpo formato da sangue rappreso si allungò e si incurvò in modo innaturale, concludendo la sua evocazione. Con un verso terrificante, fece roteare l’enorme spada metallica. Will spalancò gli occhi, mentre Rowan era troppo debole per impedire che lui la spingesse di lato.
La spada piombò sul terreno con una forza inaudita, facendo tremare l’intera sala. Con un suono simile a un tuono, l’Avatar del Sangue venne risucchiato dall’Intreccio, trascinando la spada sulla pietra... lasciando visibile dall’altro lato il fratello, stordito e immobile. La gioia di Rowan nel vedere il fratello vivo, non schiacciato a terra o tagliato in due, si arrestò improvvisamente per lo stupore: la sua gamba destra era stata tranciata appena sotto il ginocchio.
Come se la presenza di quella mostruosità fosse stata l’elemento che reggeva la sala, tutto iniziò a crollare. Le travi caddero a terra come birilli e dal soffitto di pietra piombarono enormi macigni. Il pavimento venne scosso e oscillò intensamente, rendendo difficile a Rowan raggiungere il fratello. Gli era ormai vicina... poteva vedere i suoi occhi spenti e distanti... quando il pavimento collassò improvvisamente. Rowan e Will rotolarono in avanti, precipitando, fino a essere accolti da un tocco leggero e delicato. Rowan roteò vorticosamente; in qualche modo, un ammasso di nebbia sembrava mantenerli entrambi sospesi.
"Laggiù", disse debolmente Will indicando un’arcata della sala. Rowan si voltò verso la fonte della magia e vide i decani Nassari e Lisette nell’ingresso ormai distrutto. Con sguardi di intensa concentrazione, stavano lanciando ondate di magia per scagliare lontano le rocce e i detriti in caduta dall’alto. La nebbia li sollevò, fino alla mano aperta della decana Lisette. Rowan cercò di afferrarla, sempre reggendo Will con l’altro braccio, ma non riuscì a stringerla; una liana fuoriuscì dalla manica della decana Lisette e si avvolse intorno al polso di Rowan.
Con un grugnito, li sollevò entrambi sul pavimento dell’entrata. Tutti e quattro riuscirono ad allontanarsi dalla porta prima che la sala crollasse definitivamente, lasciando solo una nube di pietra e polvere.
"Ce l’abbiamo fatta", sussurrò Will. "Ce l’abbiamo fatta, Ro." I suoi occhi si chiusero. La sua pelle era terribilmente pallida.
"Resisti", gli disse Lisette, piegandosi su di lui. "Sei in stato di shock."
"Si riprenderà?", chiese Rowan.
La decana sembrava non ascoltare. Mise in bocca un pezzo di una specie di radice, la sputò in un piccolo guscio e la premette con il pollice. Iniziò immediatamente a risplendere di uno strano colore verde.
"Sopravviverà", disse Nassari appoggiando una mano sulla spalla di Rowan. "Dopo ciò che avete dovuto affrontare, voi due potete essere molto grati per essere ancora vivi."
Ciò che avevano dovuto affrontare. Rowan guardò dietro di sé, attraverso quella parete di macerie che ora bloccava l'accesso alla Sala degli Oracoli. Non c’era alcun segno del bagliore dell’Intreccio, ma era sicura di sentirne ancora il richiamo.
Cinque settimane dopo, il suono della campana stava indicando a tutto il campus il termine del primo periodo scolastico e per Will sembrava che tutto fosse tornato alla normalità. Si stava abituando a muoversi nelle sale della scuola un po’ più lentamente, con il bastone e la struttura reticolare di ghiaccio e acciaio che sporgeva dalle vesti che avvolgevano la rotula. Aveva rifiutato l’offerta della decana Lisette di un arto in legno vivente. La sua gamba non ci sarebbe mai più stata e questa soluzione gli era sembrata più adatta. Era un buon esercizio; durante l’intera giornata, una parte della sua mente doveva rimanere concentrata sul raffreddamento e sulla forma di ciò che circondava la struttura di metallo. Era anche un’ottima distrazione dagli inserti e dagli aghi che sembravano risalire lungo il suo moncherino.
Voci del suo combattimento insieme a Rowan contro Extus e l’Avatar si erano diffuse in ogni angolo del campus e Will stava ottenendo improvvisamente molte più attenzioni. Gli altri studenti si facevano da parte quando passava lui e i loro bisbigli e sguardi lo seguivano ovunque. La situazione gli ricordava casa... e si ritrovava spesso a desiderare l’anonimato che l’aveva accompagnato nei primi giorni in quella scuola.
Giunse infine alla sua stanza. Fece per afferrare la maniglia e la porta si aprì rapidamente, con Rowan che si fermò prima di andare a sbattere contro di lui. Fece un passo indietro per permettere a Will di entrare.
Will si schiarì la gola. "Come ti senti?"
Rowan scrollò le spalle. "Non proprio al massimo delle mie forze, ma mi sento meglio. E tu?"
Will batté le dita sull’impugnatura del bastone. Le rune che Quint aveva aiutato a incidere... semplici, per aiutare la stabilità e la forza, nonostante il suo amico volesse rune di una varietà più elaborata... si accesero brevemente, dall’impugnatura fino alla punta. "Mi sto abituando", rispose lui sorridendo.
"Come va con il dolore?"
"Un po’ meglio ogni giorno." Nonostante quel dolore fantasma, apparentemente proveniente da muscoli che non c’erano più, lo accompagnasse in modo misterioso.
"Mi chiedo che cosa si racconterà a casa di questo. Riesci a immaginarlo?"
"Non molto. Ma magari dovremmo andarci dopo la fine del semestre."
"Perché aspettare? Potremmo andarci ora."
"Le lezioni non sono finite."
"Abbiamo sconfitto un Avatar del Sangue", disse Rowan. "Che altro possono insegnarci?"
"Abbiamo sconfitto un Avatar del Sangue con una magia che abbiamo imparato qui", controbatté Will. "E non sappiamo ancora perché le nostre magie non sono sincronizzate. O perché possiamo andare da un piano all'altro solo insieme. Possono insegnarci molto di più."
Rowan alzò gli occhi al cielo e sorrise. "D'accordo. Penso che sarebbe bello non doverti trascinare per il resto della mia vita. Ora, se mi vuoi scusare
"Sì, va bene", le disse Will. "Saluta Plink e Auvernine da parte mia."
Fece per allontanarsi, poi si fermò sulla porta e si voltò di nuovo verso di lui. Will rimase sorpreso di quanto apparisse dimagrita; gli incavi delle guance sembravano molto più scuri, come se qualcosa di essenziale fosse stato risucchiato. Ma il sorriso che gli regalò fu caldo e sincero. "Lo sai che ti voglio bene, vero?"
"Sì", le risposte lui. "Ti voglio bene anch’io."
Dopo che lei fu corsa via, Will chiuse la porta e si sedette sul letto. Si sentiva stanco. Era passato molto tempo dell’ultima volta che aveva dormito profondamente. Un altro semestre qui? Un altro anno? Chissà che cosa avrebbe riservato il futuro. Chiuse gli occhi ed espanse i suoi sensi magici per controllare le goccioline di umidità che stavano prendendo forma sulla sua gelida protesi. Primo principio... redirezione termodinamica. Individua il calore e ridistribuisci
Il gufo di Kasmina volò fuori dalla finestra e si sollevò sopra Strixhaven. I danni dell’attacco erano tutt’altro che svaniti; i ciottolati erano stati sostituiti e le siepi erano cresciute di nuovo. I segni evidenti di ciò che era avvenuto erano la Sala degli Oracoli ancora in rovina e il piccolo monumento che ora si trovava nella radura del Biblioplex, una statua in pietra che cambiava volto ogni ora. Sulla statua era stata incisa questa frase: Le tradizioni non si perdono a Strixhaven. Rimangono eterne nella memoria. Questo luogo ha affrontato e superato momenti più difficili. E, Kasmina non aveva alcun dubbio, ne avrebbe superate altre ancora maggiori in futuro.
Il gufo la raggiunse al limite del campus. Osservò le lande selvagge, con la mente collegata all’uccello che aveva seguito Lukka. Quell’uomo in grado di creare connessioni con gli esseri viventi aveva vagato insieme a Mila e ai pochi Oriq sopravvissuti, sicuramente tramando una vendetta nonostante la preoccupazione attuale fosse la ricerca di cibo e di un riparo.
Ora non era più lui la persona interessante da seguire. Era diventata Rowan... o forse entrambi i gemelli... che richiedevano la sua attenzione.
Liliana terminò di vestirsi nel suo ufficio. Aveva impiegato giorni per tornare a Strixhaven da quella che si era rivelata una foresta vicina al confine del continente, ma ci era finalmente riuscita; dopo che i decani avevano ammesso che avrebbero dovuto ascoltare i suoi avvertimenti, la invitarono a conservare a tempo indeterminato il ruolo di professoressa all’università... e addirittura senza dover partecipare a quelle noiosissime riunioni di facoltà.
Aveva accettato, con una piccola condizione.
Ora, controllando il proprio aspetto allo specchio e sistemando l’uniforme, fece fatica a crederci. Esami. Studenti. Nessun demone, nessun intrigo oscuro, nessuna morte. Il suo sguardo andò alla scrivania, dove si trovavano aperti i suoi diari di ricerca. "Credo che questo sia il momento dell’addio, mio vecchio amico."
Liliana chiuse i diari e li ripose su un ripiano. Sarebbe stato fiero di lei. Il pensiero la fece sorridere.
Una volta giunta davanti alla prima aula, Liliana si fermò e si prese un momento per prepararsi prima di entrare. Al suo ingresso, gli studenti corsero ai propri posti, con il rumore di fogli in movimento e chiacchiere a bassa voce che svanì nel momento in cui tutti si voltarono verso di lei.
Liliana camminò fino alla cattedra. "Benvenuti al vostro corso introduttivo alle arti necromantiche, miei cari studenti", disse con una voce che squillò in ogni angolo dell’aula. "Io sono la professoressa Liliana Vess."