Tavver non si rese conto del tempo che aveva trascorso in attesa in quell’angusto tunnel al di sotto del Biblioplex; erano sicuramente passate ore, ma sembrava che fosse molto di più. Non si sentiva al sicuro nel muoversi durante il giorno; alla fine, avrebbe dovuto uscire da quel passaggio sotterraneo e attraversare il burrone che separava la scuola dalle foreste circostanti. Si sarebbe ritrovato nascosto tra gli alberi, ma anche in quel caso non avrebbe avuto la sicurezza di non essere visto. Quella scuola era piena di maghi... dannati loro! I migliori maghi di tutto Arcavios, nonostante ciò che gli altri Oriq avevano detto riguardo a quegli immeritevoli mocciosi. E se uno dei fondatori fosse passato in volo sopra di lui? La sua aspirazione non era sicuramente finire incenerito dalle fiamme di un drago. No, Tavver si era sempre considerato una persona pragmatica. Quindi, in modo molto pragmatico, attese il giungere della notte.

Non aveva alcun piacere nel trovarsi di nuovo di fronte a Extus, non dopo aver fallito la missione che gli era stata assegnata. Ma di quello si sarebbe però preoccupato una volta uscito vivo da quel luogo. Tavver aveva potuto vedere la vera oscurità negli occhi viola di quella professoressa. Aveva intenzione di ucciderlo... e per cosa? Solo per portare a Extus alcuni vecchi libri impolverati di cui aveva un ricordo di molti anni prima?

Alla fine, dopo che si era fatta notte, poté dare inizio al lungo viaggio di ritorno a casa attraverso la foresta e oltre il promontorio roccioso. Quella sarebbe stata una lunga notte.


Tre settimane prima, ancor prima che Lukka incontrasse i maghi Oriq... prima che lo rapissero, in realtà... si era protetto dalla luce, con lo stomaco ancora in subbuglio per lo spostamento da un piano all’altro. Per lui non era mai una sensazione gradevole. Di fronte a lui, oltre un campo erboso, si trovava un piccolo villaggio. Vide alcune persone al lavoro; una donna stava passando le mani su una fila di terra dissodata sussurrando una magia di crescita, mentre un’altra stava ordinando a quello che sembrava un costrutto di fango di trascinare un aratro attraverso un terreno.

Vagò per le stradine in terra e seguì il profumo di cibo fino a una taverna. Ignorando gli sguardi e i sussurri delle persone sedute ai tozzi tavoli in legno, Lukka si sistemò al bancone.

"Sei alla ricerca di qualcosa, straniero?", gli chiese il locandiere, un uomo dalla corporatura rotonda e un capo ricoperto di folti riccioli.

"Un piatto caldo", rispose Lukka. Il locandiere esitò, come se avesse voluto rispondere, poi si avviò verso la cucina.

"Non ho mai visto vesti come quelle", si udì una voce dietro Lukka. "Immagino che tu non sia di queste parti."

Si voltò. Un uomo alto, abbigliato con vesti grezze come tutti gli altri abitanti di quel villaggio, si era alzato e si stava dirigendo verso di lui.

"No", rispose Lukka, voltandosi per dargli le spalle. "Direi di no."

"Sai chi dicono che si vesta e si comporti in modo strano? Arrivando nei piccoli villaggi come il nostro alla ricerca di reclute? Gli Oriq", gli disse l’uomo dietro di lui. Il suo tono era tutt’altro che cordiale.

"Non so di cosa tu stia parlando."

"Forse. O forse no. Da dove vieni allora?"

Lukka mantenne lo sguardo dritto, senza voltarsi verso quell’uomo che chiacchierava troppo. "Non lo conosceresti."

Udì il rumore dell’uomo che si succhiava i denti. Nel frattempo, il locandiere non era ancora tornato dalla cucina. Lukka stava iniziando a dubitare del suo ritorno.

"Tranquillo, Oriq, penso che abbiamo sentito abbastanza. Non siamo ben disposti nei confronti di chi viene a disturbare la pace del nostro villaggio. Se fossimo una vera città, chiameremmo il più vicino e più libero guardiano dei draghi per occuparsi di te. Ma noi siamo solo un piccolo villaggio di agricoltori e abbiamo imparato a occuparci degli stranieri da soli."

Lukka percepì senza vederla l’ondata di magia che l’uomo stava iniziando a creare. Sono davvero tutti maghi su questo piano? Si voltò e, con un movimento fluido, colpì l’uomo alla mascella con un pugno. L’uomo cadde a terra incosciente e l’energia che aveva accumulato intorno a una mano svanì. Lukka ebbe un istante per respirare prima che un altro di quegli uomini irrompesse attraverso la porta della taverna, con una palla di fuoco che fluttuava sopra una mano aperta. Lukka riuscì a compiere alcuni passi prima che quel getto di fuoco lo colpisse sulla schiena e lo scagliasse attraverso il vetro di una finestra fino alla strada all’esterno.

Il fetore della pelle bruciacchiata gli riempì le narici e si mescolò al dolore intenso nelle spalle. Lukka ringhiò e proiettò i propri sensi in ogni direzione di quel villaggio, alla ricerca di ogni mente vulnerabile a disposizione. Si mise in contatto con loro e si alzò in piedi.

L’uomo che aveva scagliato la palla di fuoco era uscito dalla taverna, accompagnato da altri due abitanti del villaggio dall’atteggiamento ostile. "Dove sono i tuoi compari? Sappiamo che voi Oriq vi spostate sempre in branco."

"Oh, arriveranno da un momento all’altro", rispose Lukka.

L’uomo sollevò la mano e iniziò a dare vita a un'altra fiamma. Prima di poterla terminare venne aggredito da un cane che saettò in aria e affondò i denti aguzzi nel suo braccio. L’uomo urlò e le fiamme scoppiettarono e si spensero mentre lui tentava di liberarsi. Riuscì a strappare il braccio dalla morsa del cane per venire subito aggredito da un cavallo. Lui e i suoi compagni si diedero alla fuga, con il cavallo al loro inseguimento, incitato dalla rabbia di Lukka. Si impennò e poi sbatté con forza gli zoccoli a terra.

Il ghigno di Lukka svanì nel momento in cui la fame invase di nuovo il suo stomaco. Si incamminò vacillando lungo la strada, con la mente che seguiva distrattamente il combattimento, finché il rumore non svanì dietro le sue spalle.


Di solito, rifletté Liliana, nessuno si intrufolava volentieri nella tana di un drago, se non per un intenso desiderio di morte o portando con sé lame molto affilate. Anche lei non era molto entusiasta nell’avvicinarsi al fitto bosco che Beledros Germoglioscuro aveva scelto come dimora. Tutto ciò che aveva con sé erano l domande a cui cercava una risposta.

Spostò di lato un grosso ramo, cercando di fare più rumore possibile. Avvicinarsi di soppiatto a un drago sarebbe stata un’idea ancora peggiore. La tana era vuota e presentava solo un enorme mucchio di foglie compresse nel terreno; Liliana si sentì sollevata. Nicol Bolas non c’è più. Di cosa ho davvero timore?

La tana era circondata da alberi dalle foglie nere, che si affacciavano sul vuoto dell’ingresso come membri di una severa giuria. L’aroma di decomposizione si mescolava con quello del terreno fresco, ma Liliana sapeva che Beledros possedeva una strabiliante collezione di scritture arcane. Sfere brillanti di varie dimensioni giacevano all’interno di imponenti strutture composte da radici, a protezione del loro contenuto dall’aria umida. Forse in quei libri e in quelle pergamene avrebbe trovato un aiuto per riportare in vita Gideon. Liliana sbirciò una di quelle sfere, facendo attenzione a non rimanere intrappolata nello spesso fango sottostante.

Era intenta ad analizzare la quinta sfera quando un rumore di ali nel cielo attirò la sua attenzione. Liliana fece un respiro profondo e si sistemò con cura l’uniforme da professoressa mentre l’ombra di Beledros Germoglioscuro passò proprio sopra di lei.

Illustrazione di: Raymond Swanland

Beledros sorvolò in circolo due volte e poi atterrò facendo tremare la terra. Ritirò le nere ali piumate e studiò Liliana con i suoi occhi splendenti e ricchi di mistero. "A volte Taiva può essere severo, ma avere a che fare con lui non è così problematico come venire fino a qui, professoressa."

"Il direttore non è in grado di aiutarmi in ciò di cui ho bisogno."

Beledros osservò Liliana in un modo che lei trovò curioso.

"Ho trovato alcuni dei tuoi lavori sulla rincorporazione eterea." Liliana estrasse un oggetto appuntito in metallo da una tasca. Si trattava dell’unico oggetto di Gideon in suo possesso, un pezzo di una delle lame del suo sural. "Che cosa è necessario per poter applicare quei metodi agli esseri umani?"

Beledros emise un rumore come un rombo, che fece vibrare il terreno sotto i piedi di Liliana. "Le tue parole mi fanno pensare a un tipo di attività pericoloso. Alcune domande è meglio che non trovino risposta."

"Non sono venuta qui per ricevere un insegnamento. Sono alla ricerca di una semplice risposta."

"Quando l'argomento è l’etere, non esistono risposte semplici." Beledros superò Liliana e si diresse verso un anfratto più profondo su un lato del cratere. Si voltò e si accovacciò, avvolgendo la coda intorno alla sua figura imponente. "Stai parlando dell’essenza della vita. Non è paragonabile a un semplice giocattolo. La resurrezione... esclusa la necromanzia, comprenderai bene... è complessa e infida, anche per me."

Liliana si irrigidì. "E cosa mi dici del figlio del professor Gladefell?"

Il drago rimase immobile per alcuni istanti, con gli occhi neri e profondi come un pozzo senza fondo. "No. Quello è stato. . .qualcosa da non ripetere. Per il bene di tutti noi."

"Io non sono un capriccioso studente, Beledros." Liliana si avvicinò al drago, stringendo la gelida lama di Gideon in una mano. "Non ho bisogno che tu ti prenda cura di me o che mi protegga."

"Forse no", rispose Beledros. "Ma non saresti tu la persona a cui offrirei la mia protezione."

"In ogni caso, cosa potrebbe mai interessarti degli umani? Immagino che noi siamo poco più che insetti per voi. Nessuno dei fondatori si è recato nell’università per anni."

Il drago si voltò e chiuse gli enormi occhi dalle pesanti palpebre. "I decani sono perfettamente in grado di mantenere l’ordine e la pace. Stesso discorso per i guardiani dei draghi e l’oracolo." Sul suo volto apparve un leggero sogghigno e un leggero movimento scosse lo strato di foglie imputridite e di pacciame sotto di sé. "Anche gli Arcaici fanno la loro parte."

Le unghie di Liliana penetrarono leggermente nel suo palmo. Quel drago aveva una conoscenza superiore a ciò che voleva far credere. E questa era la sua ultima occasione. L’ultima occasione per Gideon. "Ti prego. Lui si è sacrificato per me. Aiutami a restituirgli la vita che non meritava di perdere."

Beledros sollevò una palpebra e la osservò. Una folata di vento provenne da oltre la parete del cratere e mosse gli oscuri alberi che circondavano quella tana. Dopo pochi istanti, il drago richiuse l’occhio. "Non posso."

Una fitta di dolore nella mano di Liliana le fece comprendere di aver stretto troppo il frammento di sural. Osservò la mano sanguinante e tentò di limitare l’intensità della tempesta di emozioni. Non sarebbe riuscita a vincere questa battaglia con la semplice forza interiore. Ripose il frammento della lama in una delle sue tasche e si voltò per andarsene. Giunta a metà della salita, udì le parole di Beledros.

"Il dolore può essere a volte insostenibile. Alla fine, il modo in cui onoriamo i morti viene riflesso nel modo in cui trattiamo gli esseri viventi."

Liliana si voltò e osservò il drago sempre raggomitolato su un lato del cratere, che si preparava lentamente per il suo sonno.


Lukka barcollò nel superare una cornice in pietra, ponendo la massima attenzione ai passi lungo il bordo di quel liscio strapiombo. Molto più in basso, la corta erba e gli scheletrici alberi si aggrappavano disperatamente alla vita. La sua fame non aveva fatto altro che peggiorare e il suo stomaco sembrava stringersi a ogni passo. Il poco cibo che era riuscito a recuperare era terminato molto tempo prima e non beveva da ore.

Illustrazione di: Kieran Yanner

La cornice cedette all’improvviso sotto i suoi piedi. La caviglia di Lukka si piegò e lui emise un urlo. Spalancò le braccia, alla ricerca di un appiglio per evitare la lunga caduta e le sue dita trovarono l’orlo di un’affilata lastra di pietra. Strinse i denti e si sollevo sull’orlo di quel baratro, con le gambe che cercavano una presa, e infine si trascinò sulla pietra più stabile. Rimase a terra per quello che sembrò un’eternità, con il petto che bruciava a ogni respiro.

Il pensiero di essersi trovato così vicino alla fine svanì alla vista della roccia che gli aveva offerto un’ancora di salvezza. Era sospesa in aria e l’estremità più vicina a lui era levigata e arrotondata. Lukka si alzò e, lungo quel bordo, vide numerose altre rocce dall'aspetto strano come quella. Insieme, formavano un semicerchio, come se la parte mancante fosse andata perduta all’interno della parete stessa.

Un leggero rumore attirò l’attenzione di Lukka, che si preparò per affrontare un nuovo pericolo, ma quel rumore sembrava leggero, delicato e debole.

Lukka lo seguì e trovò un cumulo di pietre. Si mise in ginocchio e ne spinse una. Dall’ombra, un paio di occhi dorati lo stavano osservando. La creatura emise un grido misero e strinse gli occhi per proteggersi dalla luce esterna. Lukka spostò le altre pietre e vide che la grigia pelliccia della creatura era sporca, a nascondere leggermente l’alternanza di colori sulla schiena adatti per mimetizzarsi. Sul muso della creatura era presente un lungo taglio profondo e una parte delle orecchie dalla punta nera era mancante.

Ora libera, quella creatura dalle fattezze di volpe balzò oltre le pietre spostate da Lukka e si portò a una certa distanza. Si sedette, con le gambe che non avevano più energia per muoversi. Si sentì sul punto di svenire. "Vai. Sei libera."

Mentre Lukka perdeva conoscenza, la volpe si voltò e scattò dietro a una curva della parete.

Al suo risveglio, la prima immagine che ebbe fu quella della volpe. Rimase immobile, aprendo lentamente un occhio. Era seduta a pochi passi da lui e lo stava osservando. Poi volse lo sguardo verso un punto a terra vicino a lui.

Lukka seguì il suo sguardo. Di fianco a una gamba vide un mucchietto di bacche e noci. "Grazie."

La volpe si irrigidì e si alzò sulle zampe.

Lukka fece per sollevare una mano e poi si fermò. La osservò, nel silenzio dell’alba di un sole che stava iniziando a alzarsi sopra l’orizzonte. Infine, Lukka fece un respiro profondo e utilizzò i suoi poteri per creare un legame.

La calda spazzola di pelliccia gli accarezzò la mente e il legame con quella creatura si fece più stabile. Era da molto che non utilizzava questo tipo più delicato di magia, non diretta a un servitore, bensì a un compagno. Si rese conto in quel momento di quanto gli mancasse.

Illustrazione di: Kieran Yanner

Liliana si lasciò alle spalle l’enorme torcia di metallo e continuò il suo cammino di ritorno verso Strixhaven, a mani vuote. Era stata assente per giorni, interi giorni di lezioni che non arano state impartite, incontri che non si erano svolti e doveri che erano stati trascurati. Dopo il rifiuto di Beledros di aiutarla, aveva seguito la pista di alcune voci relative a uno degli Arcaici tra le rovine di Caerdoon. Non aveva però scoperto alcun notevole o mistico segreto arcano. In realtà, non aveva scoperto nulla. I suoi sforzi erano stati vani e ora sarebbe stata messa in dubbio da parte degli altri professori. O, peggio, dai decani Valentin e Lisette.

Si udì il verso di un animale in lontananza. Un urlo strangolato proveniente dall'alto, fuori dal sentiero, ma Liliana non era in grado di vedere al di là della coltre di alberi. Si addentrò nella vegetazione, con cautela.

In una radura poco lontano, sette figure erano posizionate a cerchio. Nelle loro mani aperte avvampava una magia di colore violastro identico a quello che avvolgeva le loro maschere con scie di fumo. Liliana si nascose dietro al tronco nodoso di un vecchio albero e osservò quel gruppo di agenti Oriq che circondava un enorme cervo bianco.

L'animale bramiva e cercava di tenersi a distanza dagli agenti con i suoi zoccoli. Ogni volta che una di quelle figure era costretta a indietreggiare, le altre si facevano avanti e lo spingevano verso una cassa aperta dietro di sé. Un passo dopo l'altro, il cervo entrò nella cassa, con urla che dilaniavano il silenzio, interrotte solo alla chiusura di quella trappola di metallo.

Liliana osservò silenziosamente e immobile gli Oriq che caricavano la loro preda su un carrello nelle vicinanze. Alla fine delle operazioni, il cigolio delle ruote si perse alla distanza.


Verso l’orizzonte, Lukka riuscì a distinguere una linea di fumo proveniente da un comignolo oltre la boscaglia. In un altro mondo, su un altro piano, quella vista gli avrebbe offerto una sensazione di sollievo. Un luogo accogliente in cui riposare. Un luogo dove avrebbe trovato un buon pasto, senza essere costretto a controllare la mente dei conigli che sarebbero diventati la sua cena. Ma qui, su Arcavios, sapeva che sarebbe stato trattato con lo stesso sospetto che lo aveva accolto ogni volta in passato. Le genti di questo piano detestavano tutto ciò che era nuovo e tutto ciò che non riuscivano a comprendere. Come gli Oriq, i maghi mascherati che utilizzavano magia "proibita dalle accademie di Strixhaven", qualsiasi cosa significasse. Ogni abitante del villaggio sembrava credere che sotto il proprio letto potesse nascondersi un agente degli Oriq. In un certo senso, quella situazione gli ricordava la sua casa e il modo in cui il generale Kudro lo aveva scrutato la prima volta che aveva dato dimostrazione della sua magia di connessione. Quello era un luogo dominato dalla paura.

Il suono di voci risvegliò Lukka dai suoi pensieri. Lo seguì fino a oltre una cresta. Al di sotto vide una donna dalle vesti eleganti di fronte a un gruppo di individui con il volto coperto da una maschera. Sottili filamenti di fumo viola si incurvavano e danzavano intorno ai loro lineamenti nascosti; ognuno di loro indossava un cappuccio, che forniva un aspetto alieno e non umano.

La donna non sembrava preoccupata di trovarsi da sola di fronte a quattro di loro. Ricamata sulle vesti di lei, Lukka riconobbe la forma stilizzata di un drago. Ah, la guardiana dei draghi di cui ho sentito parlare molto. I maghi d’élite che si erano addestrati insieme a quei vecchi rettili dotati di scaglie.

"Questa è la vostra ultima occasione", disse la donna. "Arrendetevi e..."

Le figure mascherate non attesero la fine di quella frase. Una di esse fece un rapido movimento con la mano e un ricciolo di energia violacea saettò verso di lei. La guardiana dei draghi fece un semplice movimento con il polso; ci fu un lampo splendente e quel tentativo di magia oscura venne improvvisamente deviato...

Proprio verso Lukka.

Si accovacciò appena in tempo, con la magia che sibilò spaventosamente al di sopra della sua testa, per andare a colpire un albero alla sua destra. Il tronco iniziò immediatamente ad annerirsi e il punto dell’impatto divenne putrido. Frammenti di foglie morte scesero verso la radura e lo schioccò del legno preannunciò un imminente crollo. Lukka scattò di lato un istante prima che la punta dell’albero si spezzasse e cadesse proprio dove si trovava lui.

Avrebbe potuto uccidermi. Non sapeva con chi prendersela, se con chi aveva lanciato la magia o con chi l’aveva deviata verso di lui. Decise per entrambi.

Lukka espanse i suoi sensi verso la foresta e trovò un orso intento a frugare in un cespuglio di bacche. Poi un gruppo di lupi assopiti in attesa della notte, che decise di destare immediatamente. Infine percepì lo strano ardore di una creatura che si stava già avvicinando alla radura, attirata dal richiamo. . .della magia? Lukka aggrottò la fronte ma mantenne la concentrazione. Connesso a tutti gli animali vicini, li attirò verso la radura.

Gli agenti Oriq si erano nel frattempo posizionati per circondare la guardiana dei draghi. Uno di essi scagliò una palla di crepitanti fiamme nere; con un semplice gesto, la guardiana la trasformò in pietra e la fece cadere per terra senza causare danni. Un altro evocò quello che sembrava un serpente composto da un liquido argenteo scintillante; pronunciando una sola parola, la guardiana dei draghi creò un imponente cumulo di erba e terriccio... dalla forma di mangusta... che si liberò dal terreno e balzò su quell'arcano serpente. Anche Lukka rimase stupito per la facilità con la quale sembrava avere un rimedio per ogni magia che gli Oriq le scagliassero contro.

Dietro di lei, un lupo balzò fuori dalla linea degli alberi, mostrando i denti in modo feroce. La donna sembrò essere stata colta di sorpresa e, un attimo prima che il lupo la azzannasse alla gola, lo rinchiuse in una bolla verdastra. La bestia iniziò a sollevarsi in aria, dimenandosi inutilmente contro qualsiasi cosa lo stesse trattenendo.

"Allora è vero", disse la guardiana dei draghi voltandosi verso di lui, ancora in cima alla cresta. "Avevamo sentito parlare di un Oriq con le tue capacità."

"Per l’ultima volta, non sono un dannato Oriq!", ringhiò Lukka.

Come a conferma della sua frase, l’orso sbucò dagli alberi vicino alle figure mascherate e le aggredì selvaggiamente con gli enormi artigli. Uno di essi, durante la fuga, scagliò una magia dietro le proprie spalle e colpì l’animale a una zampa, che avvizzì facendolo ruggire dal dolore.

Quel ruggito venne raggiunto da un altro rumore molto meno familiare. Lukka si voltò e vide la strana creatura con la quale aveva realizzato una connessione emergere dagli alberi. Brulicò sulle sue sei zampe, in un modo rapido e inquietante. Dal capo penzolavano dei tentacoli brillanti, come se fosse un essere subacqueo. Si diresse senza alcuna esitazione verso la guardiana dei draghi.

Questo era un nemico che la donna prese immediatamente sul serio. Lukka la vide posizionare i piedi e muovere le mani a formare una posizione arcana. Pronunciò una parola e radici spesse come un suo braccio emersero dal terreno e avvolsero le zampe cheratinose della creatura. Udì schiocchi di membra e vide le radici trascinarla nel terreno, in un insieme di urla che si arrestò solo quando quell’essere simile a un insetto venne ricoperto completamente dal terriccio.

Lukka era rimasto così ammaliato da quello spettacolo da non rendersi conto della radice che si stava attorcigliando intorno a una delle sue caviglie, per poi strattonarlo a terra e sotterrarlo fino alla vita. Cercò di rialzarsi con entrambe le braccia, ma senza successo. La guardiana dei draghi gli si avvicinò lentamente, senza mostrare alcuna fretta.

"Un trucchetto interessante. Ma, alla fine, non sei altro che un semplice mago da strapazzo senza talento, come tutti gli altri Oriq." Distese una mano verso di lui.

Con la coda dell’occhio, Lukka vide qualcosa muoversi. Un istante dopo, la guardiana dei draghi si mise a urlare. Ci furono un’ondata di calore e un intenso bagliore di fiamme e Lukka si voltò, proteggendosi il volto con una mano. Quando si voltò di nuovo, una forma familiare si trovava sul corpo immobile della guardiana dei draghi, con l’ardente coda che si muoveva delicatamente mentre fiutava il corpo dell'avversario caduto. Una volta soddisfatta, la creatura dalle sembianze di volpe si voltò e osservò Lukka con i suoi grandi occhi.

Lukka incrociò lo sguardo con l’animale per alcuni istanti e poi osservò la radura. Gli agenti Oriq non c’erano più. Se non fosse giunto in quel luogo, non sarebbero sopravvissuti più di un minuto. Nessuna disciplina, nessuna strategia. Solo un mucchio di costumi raccapriccianti.

Lukka si alzò in piedi e osservò il terreno circostante. Gli agenti Oriq avevano ovviamente lasciato tracce nella fretta di fuggire; Lukka individuò con facilità i segni che i maghi mascherati avevano lasciato dietro di sé. Se tutti quelli che non si conformano alle regole sono considerati Oriq, allora anche io potrei essere uno di loro.

Stava per seguire le loro tracce, quando un delicato verso lo fece fermare. Lukka si voltò e vide la creatura simile a una volpe seduta nella radura. Sbatté le palpebre e inclinò la testa da un lato.

Lukka si voltò e scosse la testa, rassegnato. "D'accordo."

Chiuse gli occhi e creò un collegamento con la mente. La mente della volpe sembrò balzare a incontrare la sua e il legame si creò in modo delicato. Lukka si concesse di rivivere la sensazione di sollievo e di gratitudine che aveva provato quando l'aveva vista aggredire la guardiana.

Riaprì gli occhi e trovò la creatura intenta a osservarlo, con la lingua che penzolava da un lato delle fauci macchiate di sangue. Si diresse correndo verso le tracce degli Oriq e iniziò ad annusare.

"Beh. Se rimarrai con me, avrò bisogno di darti un nome. Che ne dici di Mila?" Percepì una sensazione piacevole nella mente dell’animale e annuì. "Va bene. Vada per Mila."


Extus trattenne il respiro e versò lo scintillante liquido rosso nella ciotola. Vorticò nella pozione brillante e una luce arcana sgorgò da strane bolle e proiettò bizzarre ombre sulle pareti della caverna. Il colore rosso divenne più intenso, mutò in bianco e poi un colore viola apparve in quel miscuglio e la luce della pozione scese di intensità fino a diventare un’inerte melma nera. Afferrò la ciotola e la scagliò contro una parete, con la pozione fallimentare che scivolò lentamente sulla pietra. Quello fu il quarto tentativo senza successo.

Un movimento attirò l’attenzione di Extus, che si voltò verso l’ingresso della caverna. Uno degli agenti Oriq si trovava all’entrata della caverna, con la magia oscura che fluttuava intorno alla maschera come sgradevole promemoria.

"Che cosa fai là impalato? Portami altra essenza di cervidar!"

L’agente sobbalzò come se fosse stato colpito fisicamente e uscì dalla caverna, scomparendo nel tunnel che portava verso la sala principale.

Rimasto solo, Extus si accasciò sul suo tavolo da lavoro. Osservò i libri aperti davanti a sé. Nessuno di essi era stato utile. Nessuno di essi gli aveva mostrato come ottenere il potere di cui aveva bisogno. Il suo sguardo si spostò verso il lato del tavolo e poi al pavimento, dove si trovavano immobili gli altri componenti del rituale. Le gambe del cacciamaghi erano ancora bloccate, strette nella presa degli agenti Oriq che giacevano senza vita intorno a lui. Tutti gli strumenti preziosi, sacrificati per nulla... ogni frammento di vita risucchiato dai loro corpi... e, nonostante ciò, non era stato sufficiente.

Qualcuno entrò nella stanza dietro le spalle di Extus, che si raddrizzò prontamente. "Hai il resto dei miei approvvigionamenti?"

"C’è stato un contrattempo. Sono incappati in una guardiana dei draghi", rispose l’agente.

Nascosto dalla maschera, Extus strinse i denti. Provava un odio speciale per i guardiani dei draghi. Tra tutti i ficcanaso che gli mettevano bastoni tra le ruote, erano i peggiori. Arroganti e pieni di sé. Non vedeva l’ora di mostrare loro quanto quella boria fosse sciocca... ai guardiani dei draghi e a tutti quei palloni gonfiati di Strixhaven.

Non passava un giorno senza che la sua mente non andasse a quel luogo. Aveva ancora vivido il ricordo della sala degli oracoli. Poteva ancora vedere la posizione in cui la sua statua si sarebbe dovuta trovare. Appena a sinistra di. . .

dell’intreccio.

Extus osservò il suo miscuglio, ora rinsecchito, sulla parete. Se ciò di cui aveva bisogno era maggiore potere, il groviglio intrecciato di potere nascosto al di sotto della scuola gliene avrebbe offerto a sufficienza, ma raggiungerlo non sarebbe stato semplice. Quel nucleo di energie antiche non era un libro impolverato su uno scaffale del Biblioplex; sarebbe stato protetto dalle forze più formidabili a disposizione di Strixhaven. Costrutti, elementali, professori... e guardiani dei draghi.

"C'era anche un’altra persona", continuò l’agente, destando Extus dai suoi pensieri. "Un’altra persona che si è messa di mezzo."

Gli parlò dell’uomo che sembrava essere in grado di evocare al suo fianco le bestie della foresta. Extus rimase molto intrigato da quel racconto.

"Dicono che in questo momento li stia seguendo", disse l’agente. "Devo ordinare di sbarazzarsi di lui?"

"No." Extus si schiarì la gola. Osservò i corpi di fianco al tavolo e poi sollevò lo sguardo verso le ombre. Le luci delle torce splendevano sui rigidi esoscheletri degli immobili cacciamaghi appesi al soffitto roccioso. "Lasciate che venga fino qui."

Dietro la maschera, Extus sorrise.


Liliana ripose il tomo che stava leggendo e si stropicciò gli occhi. Un’altra giornata di ricerca infruttuosa. Aveva fatto tutto ciò che le era venuto in mente e nulla aveva funzionato. Nei libri e nelle pergamene di Strixhaven non aveva trovato alcuna informazione utile per riportare in vita Gideon. E comunque, con gli Oriq in attività, aveva questioni più urgenti da risolvere. Sembrava che nessuno stesse prendendo sul serio quella minaccia.

Confront the Past
Affrontare il Passato | Illustrazione di: Kieran Yanner

Diede un’occhiata fuori dalla finestra dietro la scrivania. In lontananza, i soli avevano iniziato la loro lenta discesa verso l’orizzonte. La luce veniva riflessa dalle rocce fluttuanti dell’Arco del tramonto. Liliana osservò l'arcata di stelle, seguendo con lo sguardo quella linea curva fino agli edifici del campus principale.

Aveva deciso di recarsi in quel luogo per portare avanti la sua ricerca di un metodo per restituire la vita a Gideon. Nulla di meno e nulla di più. Ma, se non si fosse trovata lì, non avrebbe scoperto quell’agente Oriq all’interno del Biblioplex. Liliana detestava l’idea di destino. Lo aveva sempre considerato come un’altra persona intenta a dirle ciò che avrebbe dovuto fare; un altro burattinaio senz'anima. Gideon era invece un grande sostenitore dell’idea di doversi trovare al posto giusto nel momento giusto. Forse era giunto il momento che lei imparasse qualcosa da lui. Spero non sia troppo tardi.

Da sola non avrebbe però potuto ottenere risultati oltre un certo livello. Se anche quegli studenti passassero tutti i loro momenti liberi a scagliarsi fulmini in ogni parte del campus, non sarebbero comunque preparati ad affrontare il pericolo imminente. Avrebbe avuto bisogno di aiuto. Avrebbe avuto bisogno di potere.

La sua attenzione venne attirata da un luccichio dorato al di fuori della finestra. Liliana si sporse.

Un gruppetto di giovani studenti stava camminando lentamente vicino al suo ufficio. Una di essi si distingueva, grazie alla chioma bionda che splendeva alla fioca luce del crepuscolo sopra le spalle dell’uniforme di Prismari. Rowan Kenrith era al centro dell’attenzione dei suoi amici di Germoglioscuro grazie ai suoi ampi gesti e la spada che oscillava su un fianco; il gruppetto dietro di lei continuò a camminare lungo il corridoio e scomparve dalla vista.

Liliana si mise a sedere. Forse dovrei affrontare il ruolo di professoressa in modo più serio.