Il racconto precedente: Banchetto

"Quando il Luxa, la linfa vitale di Naktamun, si trasformò nel sangue del demone Razaketh, le Ere ebbero inizio. La prima fu l’Era della Gloria... il momento predetto in cui le divinità avrebbero dimostrato il loro valore al Dio Faraone."


All’inizio non c’era altro che oscurità: un turbolento oceano di incertezza.

Poi il grande Dio Faraone si sollevò, uno splendente sole dorato, e portò la luce su un mondo non ancora formato. Spalancando le ali, divise il cielo dalla terra; con il suo primo respiro, creò l’acqua e la terra; con un movimento della coda, disegnò le montagne e trasformò la pietra in sabbia. Il Dio Faraone estrasse l’ordine dal caos e il mondo prese forma, crudo, giovane e nuovo.

Il Dio Faraone volse poi lo sguardo su quel mondo incolto e silenzioso e piantò i semi della vita. Così nacquero gli abitanti di Amonkhet, direttamente dai sogni del drago creatore. Diversamente dal loro creatore, erano deboli, vulnerabili, gracili... e mortali. Le ombre del mondo, i resti di quell’oceano oscuro, afferravano coloro che morivano, trasformandoli in non morti, in una minaccia, in una peste per i viventi.

Poi il grande Dio Faraone plasmò le divinità.

Utilizzò l’essenza stessa del mondo, intessendo il mana di Amonkhet in cinque forme, ognuna preposta a incorporare una delle sue virtù. Così nacquero gli immortali di Amonkhet. Generate dalla volontà del Dio Faraone e più forti dei suoi figli, le divinità ricevettero il compito di proteggere le greggi dei mortali dai capricci dell’ombra, guidandoli invece verso una morte gloriosa.

Perché il Dio Faraone era a conoscenza di un reame oltre questo mondo. Un luogo raggiungibile solo attraverso la morte. Sapeva che le avversità di questo mondo sarebbero state numerose e che le ombre si sarebbero posizionate ai bordi di tutto ciò che sarebbe cresciuto rigoglioso. Sapeva però che i suoi figli avrebbero potuto prevalere, crescere, imparare e diventare degni. L’aldilà era un dono troppo prezioso da consegnare alla leggera; i suoi figli avrebbero avuto bisogno di dimostrare di meritare la sua gloria.

E così il Dio Faraone offrì in dono ai suoi figli le Ordalie. Ogni divinità avrebbe avuto l’onore di insegnare, addestrare e guidare i mortali nel loro percorso verso la vita eterna.

Una volta che tutto fu pronto, il Dio Faraone lasciò che Naktamun percorresse il proprio cammino verso l’eternità, donando il tempo necessario ai suoi figli per imparare, prosperare e determinare il proprio destino, per poi unirsi a lui nel grande aldilà. Lasciò i suoi figli alle cure delle divinità e diede inizio al movimento del Secondo Sole per indicare il momento del suo ritorno.


Art by Richard Wright
Illustrazione di Richard Wright

Rhonas sapeva che tutto questo era vero.

Questi concetti risuonavano veritieri in ogni fibra del suo essere, come se fossero parte di lui nello stesso modo in cui lo erano le leyline di mana con cui era connesso al mondo. Scorrevano anche nei corpi dei suoi fratelli e sorelle, ogni divinità prova della benevolenza e dello stato divino del Dio Faraone. Era a conoscenza del proprio ruolo nel piano complessivo del Dio Faraone. Aveva quindi per anni messo alla prova i mortali e si era preso cura dei cittadini di Naktamun, perfezionando i loro corpi e accrescendone la vera forza, nel nome di se stesso e del suo Dio Faraone.

Quando il Secondo Sole giunse tra le corna secondo la profezia, Rhonas gioì ed emerse dal proprio tempio e dalla propria Ordalia. Si portò di fronte ai Cancelli dell’Aldilà per accogliere il suo creatore, il progenitore di ogni cosa, il Dio Faraone ritornato.

Ciò che trovò non fu però ciò che si aspettava.

Si unì alla sorella Hazoret sull'argine del Luxa e provò un inusuale brivido tra le scaglie. Una magia demoniaca permeava l'aria, umida e spessa, mentre l’odore di rame del sangue saturava ogni cosa. Rhonas vide l’acqua diventare rossa e si voltò verso le altre divinità che stavano giungendo verso di lui. Oketra si mise di fianco ad Hazoret. Kefnet, fiero, planò e atterrò di fianco a Rhonas, mentre Bontu camminò a grandi passi, discreto e distante. Le cinque divinità si riunirono di fronte alle sponde color cremisi del Luxa, immerse nella luce riflessa, anch’essa color cremisi, del Secondo Sole.

Art by Christine Choi
Illustrazione di Christine Choi

Erano trascorsi molti anni dall’ultima volta in cui tutte e cinque si erano riunite in un unico luogo. Ogni divinità aveva un determinato ruolo nel grande piano del Dio Faraone, intenta a guidare i mortali attraverso la propria ordalia e a vegliare sulla città a modo proprio. Rhonas era colui che collaborava più da vicino con Hazoret, a volte uscendo dalla città e recandosi nel deserto per abbattere le minacce che osavano avvicinarsi troppo. Non si era trovato in presenza degli altri per molto tempo. Quel giorno erano di nuovo insieme, tutti e cinque di fronte ai Cancelli. Ai loro piedi, molti mortali abbassavano il capo in segno di rispetto o lo sollevavano per la meraviglia, avvolti per la prima volta dalla presenza di tutte le cinque divinità.

Nonostante ciò, il Dio Faraone non giunse.

La lingua di Rhonas scattò, assaporando l’aria, alla ricerca di qualche segno... mondano o magico. La promessa Era della Rivelazione era giunta ed era trascorsa, ma nessuna risposta era stata fornita. Qualsiasi magia il demone ora assente avesse scatenato era ancora aleggiante nell’aria e il suo effetto era turbolento, spingendo Rhonas a sollevare il suo bastone, mentre il suo istinto gli dava un’idea di pericolo.

Guardate. Il Luxa. La voce di Hazoret risuonò nella sua mente e lo sguardo di Rhonas si volse al fiume. Il sangue, che si era coagulato pochi istanti prima, aveva ripreso il suo movimento attraverso i Cancelli e prendeva velocità oltre di essi. Nel passato, Rhonas aveva assistito all’apertura dei Cancelli dell’Aldilà in occasione dell’entrata giornaliera dei morti degni dell’aldilà. Questa è stata tuttavia la prima volta in cui ha visto le porte spalancarsi. Non vide però alcun segno del paradiso promesso oltre il portale... solo la Necropoli, enorme e imponente, nella quale riposavano i morti che attendevano il ritorno del Dio Faraone.

Dopo pochi istanti, tutto ciò che rimase del mastodontico Luxa furono alcuni rigagnoli di rosse gocce di sangue in fase di coagulazione, aggrappate alle pietre del letto del fiume. Il tocco aspro della magia demoniaca risuonò attraverso le membra di Rhonas, che percepì lo sciogliersi e il risvegliarsi di una magia antica. Mentre la pressione magica dell’aria si faceva intensa e quasi insostenibile, il sangue del fiume sembrò filtrare all’interno delle fondamenta di pietra della Necropoli, risalendo le fessure e le linee sulle statue che contornavano i fianchi dell’edificio.

Un’ondata di aria fetida si sprigionò dalla struttura monolitica e si udì un improvviso crepitio. Rhonas vide tre enormi statue... no, sarcofagi... lungo i lati dell’edificio aprirsi e i coperchi di pietra sbriciolarsi e diventare una nuvola di polvere. Una luce blu risplendette e tre enormi figure si risvegliarono dal loro riposo, destate dalla magia del demone.

Art by Grzegorz Rutowski
Illustrazione di Grzegorz Rutowski

Un insieme di urla si propagò tra i mortali radunati ai piedi delle divinità, che indietreggiarono alla vista e alla presenza delle figure torreggianti. Le tre erano più alte delle stesse divinità e i loro corpi umanoidi terminavano con teste mostruose dalla forma di insetti... la prima era uno scorpione, la seconda era una creatura con una forma simile a una locusta dal colore scuro e la terza aveva il carapace azzurro di uno scarabeo al posto della testa.

Art by Grzegorz Rutkowski
Illustrazione di Grzegorz Rutkowski

Rhonas non ebbe dubbi: erano tre creature immortali. Mentre la presenza dei suoi fratelli e sorelle brillava come una calda fiamma, queste divinità emanavano ombra, un imponente peso di oscurità e disperazione che si riversava su tutti i presenti, sia mortali che divinità.

Art by Grzegorz Rutkowski
Illustrazione di Grzegorz Rutkowski

Per la prima volta nella sua intera esistenza, Rhonas si sentì insicuro. Nulla nelle profezie o nei suoi ricordi del Dio Faraone accennava a queste tre creature.

I mortali ai suoi piedi mormorarono e alcuni si lasciarono sfuggire grida di panico nel momento in cui lo scorpione divino si mosse pesantemente attraverso i Cancelli, con le sue imponenti falcate che generavano tremori nel terreno. Alla sua destra, Hazoret fece un passo in avanti, con la lancia pronta, ma Rhonas utilizzò il suo bastone per fermarla. Questo è un nemico o una prova?

"Io sono Rhonas, Dio della Forza. Chi sei e perché ti sei destato durante l’Era della Gloria?", tuonò la voce di Rhonas.

Lo scorpione divino non rispose, ma voltò la sua testa da insetto verso Rhonas. Osservandolo più da vicino, appariva ancora più grottesco di quanto Rhonas avesse pensato inizialmente. Il suo corpo era un insieme di tendini e muscoli ricoperti da un oscuro esoscheletro, con mani che terminavano in artigli taglienti. La sua testa aveva l’aspetto di un enorme scorpione appollaiato sul corpo umanoide, con il solido carapace dorato e decorato da sfere azzurre che Rhonas immagino essere i suoi occhi.

Art by Lius Lasahido
Illustrazione di Lius Lasahido

La creatura immortale sembrò osservare Rhonas. Dalle sue fauci non uscì alcuna parola, ma un basso rumore simile a un cinguettio iniziò a crescere di volume. Rhonas strinse il suo bastone mentre la coda dello scorpione tracciava un arco sopra la testa della divinità. Un’ondata di panico di diffuse tra i mortali ai piedi di Rhonas, il quale percepì un aumento improvviso delle loro preghiere e suppliche.

Rhonas diresse il bastone verso lo scorpione divino, rispondendo alla sua dimostrazione di aggressività. "Che tu sia un araldo del ritorno del nostro Dio Faraone o un intruso che cospira contro le Ere, ti impedirò di avanzare."

Lo scorpione divino fece un altro pesante passo in avanti. Rhonas cambiò presa sul bastone e i suoi piedi si misero in una posizione centrata. Intorno a lui, i suoi fratelli e le sue sorelle si prepararono, con i corpi tesi e con lo sguardo su Rhonas.

La lingua di Rhonas scattò di nuovo. "Non sfiderai una divinità di Amonkhet. Noi proteggiamo questa città e il suo popolo. Se tu sei la mia ordalia, ti sconfiggerò e dimostrerò il mio valore!".

Senza avvertimento, lo scorpione divino scattò verso Rhonas e il suo cinguettio aumentò di volume. La sabbia venne sollevata dalla sorprendente rapidità della creatura immortale e la coda dello scorpione si tese. Si portò a distanza ravvicinata e le sue mani artigliate scattarono verso Rhonas.

Rhonas fu però pronto e schivò l'assalto della divinità, per poi colpirla con il suo bastone. Il metallo si abbatté sulla schiena dell’altra divinità e risuonò contro il carapace, che la protesse dal colpo che avrebbe ridotto in polvere un essere normale. La creatura immortale sembrò scrollarsi di dosso l’effetto dell'attacco mentre si voltò, con la mandibola che schioccava e la coda che vibrava dalla trepidazione. Scattò di nuovo verso Rhonas, con gli artigli puntati sui suoi occhi. Rhonas sollevò il bastone per parare il colpo e gli artigli dello scorpione divino si infransero rumorosamente contro il metallo della sua arma. Rhonas sentì le ginocchia piegarsi e i piedi penetrare nel terreno sotto la forza del colpo.

Rhonas si sforzò di respingere l’assalto della più grande divinità. Combattere contro un avversario più grande di lui era insolito, ma non completamente nuovo. Nel deserto si nascondevano wurm sabbiosi, mostruosità e bestie ancor più terrificanti; lui aveva a volte affrontato un nemico dalle dimensioni maggiori delle sue. Ma per quanto riguardava la forza... non aveva mai affrontato un nemico più forte del Dio della Forza!

Rhonas tuonò dalla furia e spinse, con i muscoli che urlavano mentre respingeva indietro lo scorpione divino. Il terreno tremò a ogni passo. Rhonas sfruttò la sua perdita di equilibrio, attinse mana e incanalò una magia di rinforzo. Il potere fluì attraverso le sue membra e lui lo scagliò contro lo scorpione divino.

Il suo colpo andò a segno nel petto e la creatura immortale venne scagliata lontano sulla distesa, atterrando con uno schianto appena oltre i Cancelli. Rhonas udì i mortali esultare e gridare dall’esaltazione dietro di lui, mentre lo scorpione divino si rialzava lentamente in piedi. L’espressione stoica di Rhonas nascose ai mortali gioiosi il terrore crescente nel suo cuore. Quella magia aveva sempre portato alla fine degli scontri, tranne questa volta.

Lo scorpione divino attraversò di nuovo i Cancelli. Questa volta non si lanciò all’assalto. Percorse invece una traiettoria circolare, tenendosi lontano e avvicinandosi a Rhonas. Il cinguettio non cessò, crescendo invece in volume e frequenza. Rhonas cercò di bloccarlo, di neutralizzarlo con una magia che mormorò a bassa voce.

Questo scorpione divino era evidentemente un’ordalia dell’Era della Gloria. Doveva esserlo. Nient’altro aveva messo alla prova la forza di Rhonas prima di quel momento. Nulla era riuscito a resistere ai suoi attacchi. Gli occhi di Rhonas si spostarono brevemente sulle due figure incombenti che si trovavano ancora oltre i Cancelli. Forse quelle altre divinità avrebbero messo alla prova gli altri in modi diversi. Dopo tutto, le divinità non avrebbero potuto dimostrare il loro valore, come facevano i mortali, se non attraverso combattimenti che non avevano mai intrapreso. Un sorriso si dipinse sul suo volto, mentre continuava con la sua magia. Che siano benedette la forza e la saggezza del Dio Faraone, pensò. È un onore dimostrare di essere degno affrontando un nemico così formidabile.

Rhonas toccò il suo bastone e pronunciò le parole finali della sua magia. Un nauseante bagliore verde iniziò a pulsare, provenendo dall’internodel metallo. Scintillò su tutta la lunghezza del bastone e poi prese forma in una lama all’estremità dell’arma, avvolta in una tenue luce viridiana.

Rhonas iniziò a muoversi in modo simmetrico alla traiettoria circolare dello scorpione divino.

"Devo ammettere che sei forte", disse Rhonas. "Ma oggi non trionferai".

Questa volta fu Rhonas ad affondare l’attacco, scattando verso lo scorpione divino con una rapidità serpentina. Schivò un colpo della coda dello scorpione divino, roteò e inflisse un colpo con un gomito, colpendo l’avversario tra le costole. Il suo bastone tracciava linee di luce verde, colpiva rapidamente e metteva alla prova la resistenza del carapace dello scorpione divino, creando tagli e scalfitture su quel guscio impossibilmente duro e deviando e schivando i contrattacchi.

In quella lotta, i movimenti dello scorpione divino sembrarono rallentare. I colpi dei suoi artigli e della sua coda diventarono fiacchi. Osservava il bastone di Rhonas con crescente timore. Rhonas ghignò e mostrò le zanne, mentre la sua lama affondava nella spalla della creatura immortale, attraversando il carapace dello scorpione divino ora troppo lento per fermare o schivare l’assalto. Il bagliore pungente del veleno magico, sufficientemente potente da porre fine alla maggior parte degli esseri viventi, pulsò e penetrò attraverso la ferita, trasformandosi in una nebbiolina e consumando lo scorpione divino da dentro.

Rhonas estrasse il bastone e lo scorpione divino cadde in ginocchio, mentre il suo cinguettio si fece più debole. Il ruggito delle persone risuonò nelle sue orecchie, mentre lui percepiva un’ondata di sollievo e calore provenire dalle altre divinità. Rhonas osservò la mostruosità a terra e poi si voltò verso i suoi fratelli, le sue sorelle e i mortali radunati. Aprì le labbra per parlare.

Rhonas the Indomitable
Rhonas l'Indomabile | Illustrazione di Chase Stone

Le sue parole non uscirono mai dalla sua gola.

Un improvviso movimento dietro di lui lo colse di sorpresa. Artigli taglienti affondarono nelle sue braccia e si rese conto che lo scorpione divino lo aveva afferrato da dietro appena prima di provare un impossibile dolore propagarsi nella sua mente.

Il tempo si fermò.

Rhonas guardò verso il basso, sorpreso dal vedere se stesso sull’argine del Luxa. Dietro di lui, incombeva minacciosamente lo scorpione divino, una figura oscura che in qualche modo composta da una splendente oscurità, con gli artigli che tenevano fermo il corpo di Rhonas.

Quello fu il momento in cui Rhonas vide la coda dello scorpione sollevata sopra la testa della divinità perforare il suo steso cranio.

Io... sono stato sconfitto.

La consapevolezza lo permeò e percepì l’icore dello scorpione divino diffondersi lungo la sua colonna vertebrale, penetrare nella sua mente e nella sua anima, recidere i legami fisici al suo stato divino e corrodere la magia che teneva il suo corpo collegato alla sua immortalità. Rhonas osservò, avvolto dall’orrore e stupito, la morte che lo consumava. Percepì il veleno azzannare il suo cuore e sciogliere il nodo di leyline, di magia e di forza fisica che risiedevano nel suo profondo.

Mentre il veleno distruggeva i legami che lo ancoravano al mondo, sciolse anche i fili magici che erano stati posizionati da un’altra forza.

Rhonas ricordò improvvisamente la verità.

I ricordi ebbero lentamente inizio, per poi fluire in lui quando il groviglio di magia si liberò. Il vero spirito di Rhonas sobbalzò per la consapevolezza dei veri eventi e il Dio Faraone rivelò il suo vero essere, un’ondata travolgente che spazzò via tutto ciò in cui aveva creduto negli ultimi sessanta anni.

La grande menzogna del Dio Faraone. Il drago, non il creatore, bensì lo spietato distruttore. Il grande intruso, massacratore di mortali e corruttore di divinità. La crudele inversione del rito più sacro del mondo, la corruzione di un onore glorioso in un costante massacro e assassinio di campioni mortali. L’improvvisa memoria del fatto che le divinità non erano state create a immagine del drago; erano invece nate da Amonkhet, erano originariamente otto ed erano i pilastri del piano e i guardiani di ogni essere vivente. Quell’impostore aveva corrotto ogni parte di quel mondo.

Rhonas pianse.

Mentre scendevano sul suo volto, le sue lacrime si trasformarono da tragedia a furore e Rhonas sputò il nome dimenticato, mentre il suo cuore si riempiva di furia e dolore.

Nicol Bolas.

L’oscurità ai bordi del suo campo visivo lo avvolse e sentì l’ultimo legame tra il suo spirito e la sua forma fisica disintegrarsi; Rhonas alzò lo sguardo verso il volto raccapricciante della divinità dietro di lui. Con i suoi occhi terreni già ricoperti da un denso strato bianco vide la vera natura di quella divinità... il leggero barlume di fiamma nel suo cuore circondato da una completa oscurità, la luce e l’anima originali del fratello sepolti sotto uno strato di ripugnante corruzione. Quella era un tempo una delle otto divinità originali, corrotta e riprogrammata per diventare un massacratore dei propri fratelli.

"Fratello", sussurrò Rhonas.

Rhonas sentì il pungiglione dello scorpione ritirarsi, poi i propri muscoli contrarsi e infine il rapido avvicinamento della morte. Il suo cuore si spezzò: i tre fratelli perduti, i mortali trucidati, tutti coloro che aveva guidato in una vita di falsità.

La Forza del mondo si spense e la sua luce immortale si affievolì nelle ombre che avanzavano.


Le divinità e i mortali radunati urlarono dal tormento nel vedere la coda dello scorpione perforare la testa di Rhonas. Quel frammento di tempo, un battito di ciglia, un respiro, sembrò dilatarsi fino all’eternità, con l’immagine congelata della coda affilata conficcata nel cranio di Rhonas impressa nell’anima di tutti i presenti. Poi quell’abominio di divinità la ritirò, lasciando fuoriuscire un nero icore da Rhonas che crollò a terra, si contorse e infine rimase immobile.

Lo scorpione divino, senza neanche una pausa o uno sguardo, si voltò verso le altre divinità e si incamminò verso di loro con la coda alta sopra di sé.

Il pandemonio si scatenò. I mortali strillarono, si voltarono e fuggirono. Le altre divinità afferrarono le loro armi mentre lo scorpione divino si avvicinava loro, implacabile e inarrestabile.

Quello fu il momento in cui le quattro divinità percepirono uno sbandamento nel mondo, uno strattone dal profondo della loro stessa essenza. Dietro lo scorpione divino, Rhonas si appoggiò al proprio bastone, lo utilizzò come supporto per rialzarsi e si mise in ginocchio, con la ferita sanguinante nel cranio. Un’energia verdeggiante si propagò dal suo corpo e si concentrò nel suo bastone. Con le sue ultime forze, Rhonas tese le leyline che si intrecciavano ancora dentro di lui e deformò l’aria intorno a sé. Un finale urlo tormentato uscì lacerato dalle sue labbra.

"Morte al Dio Faraone, intruso e distruttore!"

Con un ruggito gutturale e uno sforzo finale, Rhonas scagliò il bastone in aria, infondendolo di ogni potere in lui rimasto.

Art by Winona Nelson
Illustrazione di Winona Nelson

Mentre Rhonas crollava e la sua vita si spegneva, gli invisibili fili delle leyline e del mana a lui collegati si ruppero e inviarono ondate di forza su tutti gli esseri viventi di Naktamun. I mortali sobbalzarono alla morte della divinità e addirittura le altre divinità barcollarono e indietreggiarono. Osservarono il bastone di Rhonas, che trasportava l’ultima orma del potere del fratello, volteggiare in aria mentre la sua magia finale trasformava l’arma in un mostruoso serpente vivente, con le zanne in vista e carico di morte, pronto a colpire lo scorpione divino.

Lo scorpione divino cadde a terra, intrappolato dal serpente. La coda della divinità si agitò selvaggiamente, cercando di colpire il serpente durante la lotta ravvicinata.

Le quattro divinità osservarono sbalordite e immobili. Intorno a loro, le grida di paura e di panico crebbero e i mortali continuarono a fuggire lontano dai Cancelli.

Le urla dei suoi figli risvegliarono Oketra da quello stupore. Si voltò verso i suoi fratelli e sorelle, con le lacrime che le riempivano gli occhi e la voce roca e colma di incertezza, priva della sua solita grazia.

"Le Ere sono fallite. Dobbiamo proteggere i mortali."

Le sue parole risvegliarono anche gli altri. Hazoret si voltò verso Oketra, con le sopracciglia ricurve per la confusione.

"Rhonas. Ha detto... una blasfemia sul nostro Dio Faraone."

Oketra annuì. Anche lei aveva udito le ultime parole di Rhonas che, sebbene non potessero essere vere, seminarono il dubbio ai bordi del suo cuore e fecero sfiorare la sua mente da deboli frammenti di ricordi.

Un ronzio crescente riportò la sua attenzione oltre i Cancelli.

La seconda di quelle divinità insetto aveva spalancato le braccia e uno sciame di locuste si era sollevato dalle sue mani. Oketra osservò con orrore quella nuvola nera che invadeva il cielo e ricopriva l’Hekma... Iniziando a rosicchiare la barriera magica.

Art by Daniel Ljunggren
Illustrazione di Daniel Ljunggren

"Che cosa sta facendo?!", urlò Kefnet.

Un brivido di consapevolezza percorse la schiena di Oketra, alla quale tornarono in mente le parole della profezia. Poi il Dio Faraone abbatterà l’Hekma.

Oketra parlò; la sua voce fu un sussurro leggero.

"L’Era della Promessa ha avuto inizio."

Davanti a loro si sollevò uno straziante e terribile rumore. Lo scorpione divino si stava sollevando da terra e reggeva nelle due mani due metà del gigantesco serpente.

Aprì lentamente gli artigli e lasciò che i due pezzi cadessero al suolo. I suoi penetranti occhi blu osservarono freddamente le altre divinità e poi si incamminò verso di loro.

Oketra incoccò una freccia nel suo arco, con le labbra chiuse in una linea tesa, mentre il cuore spezzato la sosteneva con decisione.

Lo scorpione divino si avvicinò e, dietro di lui, le altre due divinità oltrepassarono la soglia dei Cancelli ed entrarono nella città di Naktamun.

Sopra di loro, tra le grandi corna in lontananza, il Secondo Sole stava proiettando il suo rosso bagliore su tutto il panorama, come un occhio incessante che osservava il trascorrere delle Ere.


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Piano: Amonkhet