I kraul sono una razza insettoide fedele ai Golgari di Ravnica. Dopo aver vissuto per secoli isolati dalle gilde nei sobborghi della Città Sepolta, hanno recentemente offerto la loro lealtà. Nonostante il loro legame con i Golgari, i kraul non vengono considerati alla pari con i membri dei ranghi più elevati della gilda. Mazirek, necrosciamano e condottiero dei kraul, non accetta di rimanere a guardare il suo popolo che viene continuamente ignorato dal maestro della gilda Jarad e dalla sua specie.


La sala principale della gilda Golgari era una cattedrale sotterranea circondata da un enorme labirinto circolare formato da una siepe di funghi e da rovine ricoperte di vegetazione e di muschio. Noto con il nome di Korozda, il Labirinto della Decomposizione era un’imponente struttura la cui enorme ombra si stagliava nella semi oscurità della Città Sepolta. Al centro sorgeva la cattedrale, Svogthos. Gli abitanti del mondo superiore un tempo narravano di quanto la cattedrale fosse bella. Nei tempi passati, i suoi archi ricurvi e le sue torri di pietra luccicavano di ossidiana e argento. Ora, l’usura dei secoli l’aveva resa fredda e umida, appesantita dall’odore dell’aria stantia e del terreno.

Gli abitanti del mondo inferiore sapevano che non aveva mai perso la sua bellezza.

Sobeslav, assistente del maestro di gilda Jarad, era seduto comodamente nella sala principale della gilda. La sua scrivania era di fianco a quella di Jarad vod Savo, che vagava spesso nel labirinto all’esterno, evitando il contatto con il pubblico. I lich non erano molto socievoli.

Sobeslav l’aveva compreso e trovava più opportuno lasciare da solo il maestro quando doveva occuparsi delle questioni di stato. In quel momento si stava dedicando a una pila di lettere sopra a un tavolo scarsamente illuminato. I suoi occhi elfici (socchiusi, stanchi e un po’ troppo distanti tra loro) stavano passando da una notizia all’altra sul mondo superiore, mentre emetteva suoni di disdegno riguardo alla pessima gestione degli affari delle zone più illuminate della città. Rivolte dei Gruul. Interruzione delle comunicazioni tra gli Orzhov e gli Azorius. La scelta dei Golgari di rimanere nel mondo inferiore... le sfortunate circostanze erano in corso ora che il Patto delle Gilde poteva agire e poi andarsene a suo piacimento.

Una volta terminata la lettura, l’elfo lanciò il notiziario su una pila putrescente all’estremità della stanza. I vermi avrebbero utilizzato quelle notizie in modo più proficuo.

Una lettera in fondo alla pila attirò l’attenzione di Sobeslav.

Era scritta su una carta compressa e aveva l’aroma di muschio delicato. Sul lato frontale era presente un luccicante sigillo nero. Attaccato al nastro si trovava un fungo.

Strano.

Sobeslav spostò il fungo e aprì delicatamente la lettera. L’inchiostro utilizzato era splendido, mentre la calligrafia era un insieme di scarabocchi e di macchie incomprensibili.

Dopo qualche istante, Sobeslav comprese di che cosa si trattasse.

Era un invito.

A Jarad.

Da Mazirek dei kraul.

Sobeslav si mise a ridere.

Accartocciò il foglio e lo gettò nel pozzo putrido nell’angolo del suo ufficio.

Atterrò emettendo un leggero rumore umido.

Sobeslav sogghignò. Che fastidio! Nessuno tranne i kraul si interessava ai kraul. Perché avrebbero dovuto farlo? I kraul erano una recente aggiunta ai Golgari. Per secoli erano stati un ammasso di insettoidi senza legame con alcuna gilda. Avevano vissuto ai bordi della società e solo recentemente erano diventati fedeli allo Sciame Golgari. Restii a rinunciare a qualsiasi occasione di acquisire nuovi membri, i Golgari avevano accettato e i kraul erano ora parte della loro forza lavoro. I Golgari non erano strutturati in modo gerarchico, ma anche loro sapevano che i kraul non avevano un particolare impatto sul resto della gilda.

Perché mai i kraul avrebbero dovuto pensare che il loro maestro di gilda avrebbe accettato di rispondere a un necrosciamano di scarsa importanza e con così poca influenza?

Sobeslav osservò la lettera accartocciata.

L’invito era così stravagante da meritare un’indagine... vero? Jarad avrebbe sicuramente elogiato la sua iniziativa, nel caso fossero state scoperte informazioni oltraggiose sui kraul.

Sobeslav strinse gli occhi e suonò un campanello sulla sua scrivania. Un assistente si sporse dalla porta, in attesa di istruzioni.

"Raduna quindici membri della guardia", disse Sobeslav. Forse i kraul impareranno qualcosa della vera potenza dei Golgari.


Il fungo attaccato alla lettera era utilizzato per fornire informazioni sulla posizione. Era un metodo vecchio ma preciso per comunicare il luogo di incontro tra i Golgari. I sistemi basati sui funghi erano ovviamente diffusi in tutta la gilda e una struttura di micelio poteva essere formata da migliaia di unità. Poteva essere utilizzata una semplice magia per identificare la posizione in base a questi ecosistemi di funghi e melma e quasi tutti i Golgari erano in grado di riconoscere lo scopo del dono di un fungo sconosciuto.

Sobeslav utilizzò questa magia e udì la provenienza del fungo a tre giorni di cammino. Gemette.

Vennero radunate provviste e vennero preparate corde. Il loro viaggio li avrebbe portati molto lontani e molto più in basso. La Città Sepolta era quasi sconfinata, ma i Golgari erano sufficientemente saggi da non costruire le loro città e dimore in luoghi non tollerati dal mondo inferiore.

Il luogo in cui Mazirek voleva che lui andasse era molto oltre.

Una volta radunati, Sobeslav e il piccolo gruppo di guardie Golgari iniziarono la discesa.

Golgari Thug
Thug Golgari | Illustrazione di Johan Bodin

Il cammino verso il boschetto di funghi portò Sobeslav e le sue guardie attraverso caverne e oscuri passaggi, sotto una profonda cascata e su chilometri di enormi pianure putrefatte. Quel percorso lo guidò sempre più lontano, più in profondità di dove chiunque loro fosse mai stato.

Le pianure putrefatte divennero fogne, che successivamente divennero rocce frastagliate. I Golgari erano antichi e potenti, ma non erano sciocchi da scavare dove non avrebbero dovuto.

Seguendo la scia della magia del fungo, Sobeslav lasciò vagare la mente. Il suo iniziale rifiuto della chiamata era degenerato in una sensazione di terrore, che era cresciuta durante il cammino. Dopo tutto, Mazirek era un necrosciamano. Quei metodi erano decisamente strani per Sobeslav. Per natura, erano alieni e difficili da comprendere. Sebbene i Golgari fossero orgogliosi del fatto di non respingere mai gli esseri marginalizzati e oppressi, Sobeslav non riusciva a non chiedersi con timore ciò che il kraul volesse. In effetti, erano nuovi nella gilda. Avrebbero potuto avere ancora il comportamento senza regole dei senza gilda.

Sarebbero stati agitati per l’arrivo di Sobeslav al posto del maestro della gilda?

Sobeslav scosse la testa, mentre forza e orgoglio si consolidavano dentro di lui. Era ciò che avrebbero dovuto aspettarsi. Bisogna meritare di parlare con il grande lich Jarad vod Savo.

Il cammino continuò sempre più in profondità. A volte si calavano con le corde, occasionalmente stringendo le spalle e scivolando tra un macigno e l’altro. Un pomeriggio passarono attraverso una caverna piena di enormi cristalli che torreggiavano su di loro come gli alberi in superficie. L’aria in quella caverna era rovente da respirare, ma continuarono ad avanzare. Il viaggio aveva stimolato la curiosità di Sobeslav, che cresceva sempre di più al mutare del paesaggio. Dove risiedeva questo necrosciamano? Che cosa voleva? Al terzo giorno di viaggio, Sobeslav fece arrestare le guardie. Controllò la magia sul fungo di Mazirek e annuì. Si trovavano in una caverna calda e stranamente grande. La magia di Sobeslav sembrava condurli in quel luogo.

Fiutò l’aria ed espanse i sensi, con gli occhi che cercavano di esplorare in quell’oscurità.

Eccolo, alla sua destra.

L’apertura non era inizialmente visibile.

Una sottile crepa nella parete, con una rete di fili luccicanti che oscillavano delicatamente davanti all’entrata.

Sobeslav lo percepì. Un distante tintinnio defunto molti anni prima di magia necromantica. Antico e lontano.

Ebbe i brividi. Poteva essere solo il necrosciamano dei kraul.

Sobeslav chiamò le sue guardie con un rapido impulso di potere per creare un semplice legame tra sé e loro. La magia delle caverne era strettamente intessuta e abrasiva, persistente ma difficile da padroneggiare. Sobeslav non si curava di imparare le magie di decomposizione come faceva il resto della gilda. La sua era magia di sopravvivenza.

Sobeslav avanzò per primo, illuminando il cammino con una magia che rese visibile la crepa e circondò gli angoli taglienti. Le barriere di roccia intorno a loro vennero contornate dallo scintillio della sua magia. Sporgenze e bordi divennero più evidenti e il gruppo scese ancora più in profondità.

Le pareti si fecero più vicine e l’aria più sottile. Sobeslav svuotò il più possibile i polmoni e avanzò all’interno della fessura. Percepì qualcuno da dietro esitare, attraverso il legame magico, e Sobeslav lo spinse ad avanzare. Erano quasi arrivati. Non c’era tempo per essere claustrofobici.

L’uscita da quel crepaccio si trovava di fronte Sobeslav sotto forma di due linee parallele. Si spinse in avanti e finì su un terreno solido. Le sue guardie lo seguirono.

Sobeslav si abituò di nuovo all’aria densa e il suo olfatto percepì un leggero muschio che permeava quell'ambiente. Sul terreno, un leggero strato di membrana gialla ricopriva la pietra sotto i suoi piedi.

Sobeslav utilizzò un’altra magia per illuminare l’ambiente, questa volta una magia più generica per accendere l'aria sopra e intorno a loro. La luminescenza era come trasportata dal vento, come granelli di polvere, generando una debole luce che smorzava il bagliore nei loro occhi abituati all’oscurità. In quel momento, un debole mal di testa iniziò a svilupparsi nelle sue tempie. Aggrottò la fronte... era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva utilizzato molte delle sue energie magiche e non si era reso conto di aver perso l’abitudine.

All’altra estremità della stanza, una enorme lastra scolpita si trovava di fronte al gruppo di elfi Golgari. Quarzo scintillante ornava quella lastra e curati intagli facevano da cornice alla pietra sui due lati. Se questa pietra si fosse trovata nel mondo superiore, sarebbe stata confusa per una parte di un maniero degli oligarchi, mentre in quel luogo, al di sotto della superficie, era un segno di un lontano e dimenticato passato.

In cima a quella lastra vi era una frase, scolpita profondamente nella nera roccia luccicante e allineata con la struttura.

Gli elfi non ebbero il tempo di leggerla.

Qualcosa stava... ronzando.

Era un basso sussurro che non avevano inizialmente notato.

Sobeslav sollevò rapidamente le sue fonti di luce, illuminando centinaia di minuscoli insettoidi.

Una delle guardie balzò all’indietro per la sorpresa. Gli altri rimasero paralizzati. Sobeslav sentì il mal di testa diffondersi, mentre i suoi occhi individuavano l’incubo sopra di lui.

Lassù, appesi al soffitto in attesa del loro arrivo, si trovavano i kraul.

Ci fu un leggero movimento in quelle file di insetti. Poi un ronzio di ali. Un enorme figura scese dal soffitto e atterrò sul pavimento della taverna con un rumore viscido. Si raddrizzò e un paio di occhi sottili osservarono Sobeslav con un evidente disprezzo.

Mazirek fece scattare la mandibola e si sollevò in tutta la sua altezza. Anche per i kraul era immenso.

"Ho invitato Jarad vod Savo e invece ricevo il suo cucciolo." Sobeslav fece una smorfia per tutti gli scatti e le consonanti della lingua comune di Ravnica storpiata e mutilata dalla mandibola di Mazirek.

Sobeslav deglutì a fatica e fece scendere le sue luci, riportando il soffitto nell’oscurità per illuminare meglio il necrosciamano che aveva di fronte. Le sue tempie pulsarono e lui strizzò gli occhi per vedere e focalizzare l’attenzione sull’enorme insetto.

"Io sono l’assistente del maestro della gilda Jarad vod Savo, Mazirek. Il maestro della gilda non era disponibile e mi ha inviato in sua vece. Di cosa desiderate discutere con la gilda?"

Mazirek afferrò il bastone. Le sue articolazioni scattarono e le sue ali ronzarono per l’irritazione.

Mazirek fece un passo verso Sobeslav, che indietreggiò di mezzo passo.

"Dimmi, Sobeslav", gli disse, "che cosa pensano i Golgari dei kraul?".

Un’onda sonora, simile al grido di innumerevoli cicale, risuonò sul soffitto. Sobeslav comprese che i kraul stavano ridendo. Il suo mal di testa era ora penetrante e lui si lasciò sfuggire un gemito di dolore.

"I kraul sono... pratici. Lavoratori. Operano nelle pianure putrefatte e si occupano delle fogne. Sono nuovi membri della Gilda e devono offrire i loro servigi."

"Tutto qua?", chiese Mazirek.

Sobeslav ebbe la sensazione che ci fosse di più.

Una risata sibilò dalle viscere del necrosciamano e stridette nella sua gola. Il rumore si sollevò attraverso la caverna, fino ai kraul sopra di loro.

Sobeslav iniziò a sudare. Lampi di luce apparvero nella sua vista e la sua mente barcollò in agonia. Il rumore continuo dei kraul era insostenibile e il grido della loro risata diffuse il terrore nelle sue ossa.

Un improvviso e debole tonfo si udì dietro Sobeslav. Uno degli elfi Golgari crollò a terra, con le membra in preda a un attacco epilettico. Sobeslav imprecò e osservo Mazirek con sguardo furioso.

"Facciamo parte della stessa gilda! Se continuate a ferire le nostre guardie, subirete la nostra vendetta!"

"Non penso proprio."

Un’altra guardia roteò gli occhi all’indietro e cadde al suolo. Schiuma uscì dalla sua bocca.

Sobeslav provò un dolore lancinante sul fianco destro.

Mazirek si preoccupò nel modo migliore possibile a un kraul. "La milza ti dà forse dei fastidi?"

Una terza guardia crollò a terra. Sobeslav fece una smorfia di dolore.

"Che cosa significa questo? Abbiamo risposto alla vostra chiamata e siamo venuti..."

L’elfo cadde in ginocchio per il dolore. Mazirek si abbassò, con la mandibola che scattava vicino alle orecchie dell’elfo. "Il mio popolo desidera un ruolo di rilievo. Il rinnovo è continuo, Sobeslav. E, come sai bene, la morte è a volte necessaria."

Sobeslav ringhiò nonostante il dolore. "Non ti permetterò di uccidermi, kraul."

Mazirek si avvicinò ancora di più. "Ho ucciso te e le tue guardie negli ultimi minuti, una parte di cervello per volta."

Sobeslav sarebbe scattato all'attacco, ma uno dei suoi reni cedette. Una quarta guardia crollò sul pavimento. Sobeslav comprese con ciò che gli rimaneva della mente che Mazirek lo stava lasciando per ultimo.

Il necrosciamano si sollevò.

"In ogni caso", rifletté Mazirek, "ho bisogno di una morte per aprire la porta".


Vraska versò un cucchiaino di zucchero nella tazza. Si trovava nella sua stanza, di fronte a Mazirek, che era comodamente sdraiato sui cuscini. La gorgone stava preparando un tè nero... una prelibatezza che aveva iniziato a gustarsi da poco.

"I kraul agiscono solo grazie a un singolo condottiero dell’alveare. Io sono nato con uno scopo." Parlò con vari schiocchi e cinguettii. La mandibola da kraul di Mazirek gli poneva dei limiti nella lingua comune di Ravnica. In quel luogo era al sicuro. Vraska non si sarebbe mai fatta beffe e non avrebbe mai zittito l’amico.

La gorgone osservò con interesse Mazirek descrivere il proprio ruolo. "Ti senti mai intimidito dalla responsabilità?"

Versò ben otto cucchiaini di zucchero nella tazza e la passò a Mazirek. Lui la accettò con un cinguettio di ringraziamento.

Mazirek si bagnò la mandibola di tè. Mosse le sue fauci e assaporò il tè con una delicatezza riservata solo alla compagnia di persone non kraul e poi posò la tazza. Incrociò gli arti superiori, in posizione di meditazione. "Ho dedicato la mia vita all’apprendimento dei nostri metodi e all’addestramento per diventare un maestro della morte. Quando il momento è giunto e la richiesta è stata fatta, ero pronto a diventare il condottiero del mio popolo. Nessun altro kraul possiede gli stessi miei talenti."

"Sono stata definita egocentrica per aver mostrato la stessa decisione", commentò Vraska con un sorriso.

Mazirek sospirò ed emise un sonoro cigolio di confusione. Osservò la sua amica.

"I kraul non hanno alcun concetto di egocentrico. L’orgoglio è irrilevante nel nostro insieme". Mazirek iniziò la frase successiva con un leggero schiocco di confusione.

"Qual è l’obiettivo dell’orgoglio?"

Vraska appoggiò la tazza sul vassoio e rifletté. Sospirò e inspirò, cercando di dare forma ai pensieri. Trovò infine una risposta.

"In tutta la mia vita, molti hanno commesso l’errore di non prendermi sul serio, come un’esperta o come una minaccia". Vraska strinse le mani davanti a sé e le spire della sua chioma avvolsero il suo volto con un movimento delicato.

Osservò Mazirek in modo sincero, con i suoi occhi dorati.

"Se qualcuno mi mostra mancanza di rispetto, io sono obbligata a prendermi cura di me stessa con una decisione che non lasci alcun dubbio."


Mazirek fece tesoro del ricordo di quella conversazione. L’orgoglio era un concetto estraneo ai kraul, ma, dopo averne compreso lo scopo, sapeva come applicarlo. Era in grado di compiere azioni notevoli e l’ignoranza dei Golgari non avrebbe mai modificato la situazione. Era per questa lezione che Mazirek si fidava ciecamente di Vraska. Mazirek aveva incontrato una prima volta la gorgone molti anni prima, durante un consulto con gli assassini dell’Ochran. Mazirek aveva dato il benestare e aveva offerto incantesimi agli assassini e Vraska era stata l’unica a continuare la conversazione. I due avevano continuato a incontrarsi con regolarità, per discutere di teologia e politica e la loro amicizia si era stretta sempre di più con il passare degli anni.

Mazirek provò orgoglio nell’uccidere Sobeslav cellula dopo cellula.

L’elfo urlò per un intero minuto, mentre il suo pancreas veniva distrutto.

Il necrosciamano sollevò il bastone verso il soffitto e invitò gli altri kraul a dare inizio al loro canto. Parlò nella lingua dei kraul; una lingua senza carne, una serie di cinguettii e schiocchi impossibile per labbra umanoidi.

I kraul risposero con un canto e Mazirek iniziò la sua magia.

Per orecchie non familiari, quel canto sembrava come una grande macchina con ingranaggi e manovelle che si muovevano in sintonia. Per Mazirek, riecheggiava del potere di millenni, una preghiera di ritrovato potere, un preambolo a un impero che attendeva di essere costruito.

Mazirek lo guidava con passione e intesseva magia in ogni nota. La melma sottostante si risvegliò e il reticolo si illuminò per le anime dei morti di recente. Altre guardie morirono e la loro magia divenne più forte. Nel frattempo, Mazirek raccolse il potere che risuonava con ogni anima che abbandonava il suo corpo, raccogliendone la forza e incanalandola nel suo bastone. La sua magia era quasi completa.

Sobeslav si contorse e gemette, con il corpo che lo tradiva mentre moriva un pezzo alla volta. Occhi quasi incoerenti osservarono in modo vuoto Mazirek, con un’espressione distorta in una debole imitazione di una richiesta di pietà. Mazirek mantenne in vita le parti del cervello preposte all’elaborazione del dolore, cantando con maggiore enfasi e con orgoglio.


La camera di Vraska era particolarmente accogliente. Era una cabina aperta, le cui pareti erano rivestite da deliziosi gingilli e oggetti che andavano oltre ogni tipo di familiarità. I colori e la varietà erano sempre frastornanti per i suoi minuscoli occhi, ma l’effetto terminava sempre dopo un po’ di tempo. Era un luogo accogliente, un rifugio di una viaggiatrice. Sopra la cucina si trovava un enorme stendardo viola. Sulla libreria c’era un recipiente di argilla con delle onde dipinte lungo i bordi. Decine di piccoli aironi di carta ripiegata si alternavano con i nastri che scendevano da tutto il soffitto. L’effetto era tranquillizzante e ammaliante; godersi il tè nella camera di Vraska era come trovarsi seduti sotto le volte di un museo.

Mazirek camminò a grandi passi da un lato all’altro della stanza di Vraska. Era furioso per l’ennesimo ordine del maestro della gilda.

"Jarad e gli altri elfi se ne fregano di ciò che succede ai kraul. Ha ridotto le nostre razioni di cibo e ignorato le nostre richieste. Preferirebbe farci morire di fame che permetterci di avere influenza sullo Sciame Golgari. La nostra lealtà non ha valore per loro!"

Vraska osservò Mazirek con attenzione. Poi si sporse in avanti.

"Mazirek, non sei l’unico a sentirti così. I kraul, le gorgoni, siamo tutti nell’ombra, la nostra voce non viene ascoltata, da un sacco di tempo."

Mazirek fece scattare la mandibola dalla rabbia. "Il cambiamento di cui abbiamo bisogno potrà avvenire solo con un’azione di guerra. Ma un tale conflitto sarebbe un costo troppo elevato per il mio popolo."

"E se ci fosse un modo per riuscirci senza spargimento di sangue?", chiese Vraska.

Mazirek la osservò in silenzio.

Vraska bevve un sorso dalla sua tazza. Sorrise e sollevò le spalle in modo bizzarro. "Esistono molti metodi per generare un cambiamento senza ricorrere al sangue."


Mazirek interruppe il canto. I kraul sopra di lui lessero i suoi ferormoni e scesero sul terreno della caverna per unirsi a lui.

Sobeslav era ancora in vita. Ansimò con un solo polmone, senza riuscire a mettere a fuoco alcuna immagine.

Mazirek si chinò e avvicinò il suo bastone sulla testa di Sobeslav.

Una sola frase si udì dalle labbra dell’elfo. "Un kraul non può essere alla guida dei Golgari."

Mazirek reclinò la testa e fece schioccare la mandibola. "Hai ragione. Non sarò io."

La punta del bastone si mosse verso la nuca di Sobeslav.

"Ma conosco chi potrà esserlo. E tu mi aiuterai a preparare la sua ascesa."

L’ultimo utilizzo del potere. L’impaziente sospiro del sacrificio. Gli occhi di Sobeslav si spalancarono mentre la sua spina dorsale si decompose improvvisamente.

L’elfo che un tempo era Sobeslav giaceva ai piedi del necrosciamano.

Mazirek fece vibrare le ali dalla gioia e trasferì la forza del corpo morente dell’elfo nel suo bastone.

I kraul intorno a lui esultarono e iniziarono un canto di incoraggiamento.

Mazirek inspirò con un sussulto delle sue viscere e si concentrò sulla lastra di ossidiana che aveva davanti.

Mazirek tenne stretto il bastone con le mani, affondò le gambe nel reticolo di melma sottostante e tirò verso l’alto con il suo potere. Attinse attraverso le fibre di melma e di funghi sotto i suoi piedi e un flusso di potere necromantico salì dentro di lui. Il potere di sedici fresche anime gli causò brividi dalla testa ai piedi e Mazirek costruì una rapida magia nella sua mente, convertendo la morte che traeva dalla melma in energia di movimento e combinandola con la vivace morte che aveva appena raccolto.

Afferrò la lastra da entrambi i lati e la spinse di lato.

Avrebbe voluto che il maestro della gilda lo vedesse e andasse incontro alla propria fine mentre il kraul attingeva al suo grande potere.

Il tempo di Jarad sarebbe giunto molto presto.

Un’ondata di aria lo investì e il sigillo della lastra venne rotto. L’interno della camera era di un nero profondo.

Poté immediatamente percepire quanto quel mausoleo fosse antico. Quel luogo aveva il fetore di molti secoli.

I kraul dietro di lui lo circondarono e osservarono la stanza.

Di fronte a loro si trovava una caverna così larga che non riuscivano a vederne le pareti e, posizionati come soldati in formazione, in tutta la larghezza del mausoleo si trovavano centinaia di bare di pietra. Il soffitto era imponente e ornato, dorato e dipinto per ingannare l’occhio e dare l’idea del cielo. Tutto di questo luogo mostrava ricchezza e potere profondi e antichi.

Mentre entrava nel mausoleo, un flusso di magia vibrò sopra la pietra. Mazirek percepì di aver dato vita a un’antica magia e osservò con piacere le bare iniziare ad aprirsi.

Mani delicate e ornate di nastri e splendidi anelli rimossero i coperchi delle bare e i non morti si sollevarono tutti insieme, proprio come aveva detto Vraska.

Le ali di Mazirek vibrarono dall’orgoglio.

Un kraul gli si avvicinò con una domanda trasportata dal proprio odore.

"Qual è il loro nome?", chiese in lingua kraul.

Mazirek si sollevò e fece un gesto con il bastone su quell’esercito che si stava sollevando di fronte a lui. "Osserva, figlia mia: Umerilek, mausoleo antico, salvezza dei kraul e chiave della creazione dell’impero Golgari."


Planeswalker: Vraska