Marionette
Il racconto precedente: Punti di rottura
Con gli altri Guardiani impantanati nella rivolta degli inventori, Liliana è partita per occuparsi di quello che per lei è il vero problema su Kaladesh: il Planeswalker Tezzeret.
Tanto tempo fa e a mondi di distanza, una giovane Liliana Vess si era mossa tra gli alberi di un’oscura foresta, circondata da una battaglia in corso. Il gracchiare dei corvi e le urla dei morenti l’avevano accompagnata nel bosco e il corso della sua vita era stato modificato. Le strade di Ghirapur erano diverse dalla foresta Caligo di Dominaria quanto la Liliana di oggi lo era da quella ragazza ingenua, speranzosa e disperata.
Ma la guerra era sempre la stessa. I totteri ronzanti avevano preso il posto dei corvi (lei era molto grata per questo cambiamento) e le urla si mescolavano con i suoni esplosivi dei cannoni a etere e dei dispositivi incendiari dei tempralesti.
La sua missione era stata un tempo la vita: trovare una cura per il misterioso male che affliggeva il fratello, sul punto di morte. La sua missione di oggi era invece la morte... missione e costante compagna. La morte di Tezzeret. Il resto non contava... le lotte dei rinnegati di Kaladesh, le interferenze dei suoi alleati Planeswalker, i tentativi del Consolato di ristabilire l’ordine, nulla contava.
Tezzeret doveva morire.
Ovviamente doveva morire ed era assurdo che Gideon fosse così disturbato all’idea. Accidenti, fino al momento in cui aveva avuto inizio tutta questa faccenda su Kaladesh, lei pensava che fosse morto. Ucciderlo ora avrebbe permesso di sistemare una sfortunata questione lasciata in sospeso quattro anni prima su Ravnica.
A quel tempo Liliana stava operando per il conto del drago, cercando di spingere Jace contro Tezzeret, nel tentativo di strappare il controllo di un consorzio interplanare. Jace aveva devastato la mente di Tezzeret e lo aveva lasciato morente su un qualche piano remoto. Un’opera incompiuta... Tezzeret aveva dato la caccia a lei e a Jace, rendendo tutto più complicato.
Sospirò, osservando intorno a sé il caos generato dai furiosi rinnegati di Ghirapur. Tutto era già sufficientemente complicato e lei aveva ancora molte questioni irrisolte. Tezzeret e Jace. Garruk e il Velo di Catena. Bolas e i suoi patti demoniaci. Quel dannato uomo corvo. Anche gli eventi della foresta Caligo avevano lasciato delle questioni in sospeso. Un casino dopo l’altro, ognuno con questioni da risolvere. Si fermò e osservò il corpo di uno sfortunato rinnegato, che giaceva privo di sensi e spezzato nel relitto di un piccolo aerocottero. Fece un gesto con la mano nella sua direzione e un nuovo zombie si sollevò.
Si sentì un po’ meglio.
Se Tezzeret era stato una questione irrisolta la prima volta che lo ha trovato su questo piano, ora era diventato un evidente pericolo, non solo per il piano ma per ogni mondo a cui si potevano estendere le sue ambizioni. Se Rashmi aveva una minima idea di ciò di cui stava parlando... è sveglia, quindi probabilmente la aveva... allora Tezzeret stava costruendo qualcosa come un portale planare all’antica, il genere di invenzioni che aveva causato così tanti problemi nella storia antica di Dominaria. In base a ciò che sapeva, tali congegni non erano più possibili ora che il multiverso era... mutato.
Ma, in base al vortice di energia che stava ora circondando la Guglia Eterea, Liliana immaginò che Tezzeret potesse aver attivato quel portale. Non sarebbe stata affatto una buona notizia.
Gideon parlava sempre di contrastare le minacce interplanari, ma Tezzeret era stato alla loro portata e, per qualche motivo, Gideon non aveva voluto ucciderlo. Al contrario, lui e Jace e gli altri erano immersi fino al collo in questa guerra, in questa ribellione. "Non sono affari nostri", borbottò. Non che fosse particolarmente interessata alla missione ufficiale dei Guardiani, ma la rivolta era diventata una enorme distrazione da ciò che era davvero importante.
"Io", disse Liliana a se stessa con un sorriso sardonico.
Ordinò allo zombie di seguirla, sorridendo al pensiero della disapprovazione di Gideon. Avrebbe avuto bisogno di una guardia del corpo per poter arrivare fino a Tezzeret.
Io riuscirò a trovare Tezzeret, pensò.
Fortunatamente, Liliana non dovette percorrere molta strada, perché il suo nuovo amico attirò una grande attenzione. Fu il miglior tipo di attenzione: le persone sussultavano e si allontanavano dall’orrore, indicandola con stupore e sgomento e togliendosi dalla sua strada.
Sembra che non abbiano mai visto un necromante.
Sapeva però che non sarebbe durato a lungo; prima o poi, qualche soldato del Consolato avrebbe deciso che lei e il suo zombie ponevano una minaccia al loro prezioso ordine e si sarebbero messi tra lei e la Guglia Eterea. Percorse la distanza il più rapidamente possibile, fino a raggiungere una barricata e una decina di soldati del Consolato a bloccarle la strada. Un vento innaturale, indubbiamente generato dal vortice di energia sopra di loro, coprì le parole di sfida del capitano nano, ma il suo intento fu chiaro. Fermati. Torna indietro.
Con un leggero movimento del capo, Liliana posizionò lo zombie davanti a sé, per tenere i soldati impegnati fino a quando non sarebbe stata pronta a occuparsi di loro.
"Occuparsi di loro?". Riuscì quasi a udire la voce dubbiosa di Jace... per un istante pensò che fosse la voce di lui quella nella sua mente. Una singola magia avrebbe potuto risucchiare la vita dai soldati e aggiungere i loro cadaveri ambulanti al suo seguito, non ne ebbe dubbi. Il mana fluì dentro di lei come bile, alimentato dal suo odio per Tezzeret, pronta per lo scontro imminente. Uccidere questi soldati sarebbe stato facile... ma, stranamente, non era il suo piano. Forse Jace e... sussultò leggermente... e il Generale Muscoloso mi stanno contagiando.
Le lance si sollevarono e il bagliore blu delle armi a etere si accese al suo avvicinamento. A un certo punto, un soldato più attento si accorse della natura della sua scorta e urlò una deliziosa imprecazione, udibile anche con quel vento intenso.
"Questa è l’occasione", borbottò, spingendo in avanti lo zombie mentre andava verso i soldati. Un energia viola-nera crepitò intorno alle sue mani e scintillò come elettricità statica sulla sua gonna.
La sua magia si sprigionò sotto forma di un’ondata di morte, che inondò i soldati. Fece attenzione: il mana appena sufficiente per risucchiare l’aria dai loro polmoni finché la loro vista non si spense e le loro ginocchia non si piegarono, appena sufficiente per tenerli fuori combattimento mentre lei e la sua scorta entravano nella Guglia, non tale da trasformarli in carcasse avvizzite. Si augurò quasi che Jace fosse presente per osservare la sua cura e la sua moderazione.
Lo zombie rimosse la barricata e Liliana entrò nella Guglia Eterea.
La moderazione non era del tutto pratica. Le aveva impedito di mettere insieme un seguito di guardie del corpo zombie. Più importante, aveva lasciato persone dietro di lei che avrebbero potuto contrastare la sua ritirata, una volta ucciso Tezzeret. Quanto facile sarebbe stato, pensò mentre una nera mano spettrale si avvolgeva intorno al collo di un’altra sentinella, stringere solo un po’, torcere, inviare un’altra anima nel Vuoto. Jace e il Signore dell’Allenamento non lo avrebbero mai saputo. Facile.
Sospirò, lasciò scendere la mano lungo il fianco e osservò la sentinella crollare a terra, afferrarsi la gola e faticare a respirare, incapace di sollevare un singolo dito per fermarla. Passandogli di fianco, gli diede una pacca al sull’elmo.
Entrò senza difficoltà. Era una sala imponente, dominata dall’enorme anello del portale planare di Tezzeret. Più precisamente, il portale era un anello all’intero di un altro anello, inserito in una struttura vagamente somigliante a un anello, composta di spirali e tubazioni brillanti e da quella che sembrava semplice filigrana decorativa. Tezzeret si trovava all’interno degli anelli interni, girato di spalle, intento a manipolare un qualche macchinario. Al di là si trovava una parete di vetro frantumata, che permetteva al vento di entrare nella sala, su uno sfondo di un tramonto che colorava il cielo di arancione.
Sporse entrambe le mani in avanti e i tatuaggi del suo contratto demoniaco brillarono quasi intensamente quanto l’etere nel portale. Il momento della moderazione era terminato. Una torbida ondata di fumosa oscurità si lanciò attraverso la stanza, verso Tezzeret, trasformandosi in un artiglio spettrale che avrebbe strappato l’anima dalle sue carni e lo avrebbe ucciso.
All’ultimo secondo, un ammasso di metallo dai bordi taglienti si mosse dai mucchi intorno ai bordi della stanza e si mise tra Tezzeret e la morte che lo stava per assalire. La magia di Liliana si infranse su di esso e sembrò consumarsi mentre prendeva una vaga forma umanoide.
A quel punto, Tezzeret si voltò, mentre la sua mano umana terminava di sistemare qualcosa nel suo braccio di eterium. Non apparve stupito dall’arrivo e dall’attacco di lei.
"Vess", disse. La sua voce riecheggiò nella stanza enorme. "Ti ha mandato lui? Sei venuta a controllarmi?".
Liliana sbatté le palpebre. Quello non era il maligno contrattacco che prevedeva... e per cui si era preparata. "Chi?".
Tezzeret scosse la testa. Si sistemò la manica delle vesti per coprire di nuovo la maggior parte del suo braccio di eterium, nascondendo uno strano bagliore che sembrava riprendere la turbinante luce del portale. Solo dopo quel gesto le concesse la sua piena attenzione. Inarcò un sopracciglio.
"No", rispose lei. "Hai visto ciò che è successo nell’arena. Sono arrivata insieme agli altri".
"Certamente. Il piccolo errore di Baan. Come vi aveva chiamati? I Guardiani?". Sogghignò. "Siete venuti a vedere il mio sontuoso portale?". Con un ampio movimento della mano metallica, indicò l’anello dietro e intorno a sé.
Liliana si spostò lentamente verso sinistra, lasciando una certa distanza tra sé e il costrutto che aveva salvato Tezzeret che ora si stava muovendo pesantemente nella sua direzione. "Pensavo che fosse opera di Rashmi".
Il volto di Tezzeret venne deformato dalla rabbia. "Quell’idiota? Non aveva idea di ciò che aveva scoperto".
Liliana sorrise. Il suo temperamento era la sua debolezza e pungolare il suo ego sembrava essere il modo più efficace per fargli perdere il controllo. "Non ne sarei così sicura", rispose lei.
"Pensi che abbia intravisto la Cieca Eternità? Pensi che abbia compreso come la sua invenzione potrebbe essere utilizzata per collegare i mondi? Se io non avessi guidato la sua minuscola mente, lei avrebbe continuato a spedire vasi in tutta Ghirapur". Lui si stava ora avvicinando a lei, come se volesse tenere Liliana lontana dalla sua preziosa creazione.
Una luce viola fluì attraverso i canali incisi nella pelle di Liliana. "Dovresti aver imparato a non sottovalutare una donna come lei". Enfatizzando il concetto mentre la guardia di lui era abbassata, scagliò un’ondata di luce oscura. Lui sollevò la mano metallica e bloccò l’attacco, disperdendone l’energia. Avrebbe dovuto avvicinarsi di più.
"Ricevuto", ringhiò lui. L’essere metallico si avvicinò e sollevò i suoi due enormi pugni sopra quella che sembrava essere la sua testa. Tezzeret continuò a parlare come se non fosse successo nulla. "E i tuoi nuovi amici? Hanno un’idea della persona con cui hanno a che fare?".
Una cascata di metallo si schiantò a terra, percuotendo la guardia del corpo zombie, ma lasciando indenne Liliana. Lo zombie barcollò verso l’ammasso di rottami, mentre Tezzeret continuava ad avanzare.
"Ovviamente no", rispose Liliana. Nonostante la loro esitazione e le loro dimostrazioni di sfiducia, gli altri Guardiani l’avevano accolta nel gruppo. L’unica persona che avrebbe dovuto usare il senno... Jace... era stata quella che li aveva spinti a fidarsi di lei.
"Li hai tutti in pugno, vero?", disse Tezzeret.
Liliana sorrise, puntò verso di lui un dito brillante e scagliò un altro proiettile di indebolimento.
Lui fece un gesto con la sua mano metallica e un flusso di taglienti frammenti di metallo saettò in aria e intercettò l’attacco di lei. "Anche Beleren?", continuò lui. "Mi sembra difficile immaginare che lui abbia dimenticato ciò che gli hai fatto".
Liliana aggrottò la fronte. "Io e Jace...". La voce si affievolì e lei decise di terminare la frase afferrando i bordi dell’anima di Tezzeret e risucchiandone la vitalità.
Una luce blu illuminò l’aria tra i due e la magia di lei svanì in leggere scintille azzurre. "Si è forse dimenticato?", chiese Tezzeret. "La sua memoria sembra così fragile".
"Non si è sicuramente dimenticato ciò che tu gli hai fatto". Due esplosioni crepitanti, in rapida successione, accentuarono le parole di lei. Una venne intercettata dall’ammasso vivente di rottami di Tezzeret, che si era appena liberato dello zombie, mentre l’altra colpì la mano metallica... con apparente sforzo.
"È un peccato che non sia venuto con te". Tezzeret spalancò le braccia e due ondate di frammenti di metallo identici a quelli che avevano colpito lo zombie si sollevarono dietro di lui, muovendosi come se fossero serpenti. "Sarebbe stata una bella rimpatriata".
Le aveva offerto un’apertura. Una nera mano spettrale apparve dal nulla e lo afferrò al petto, facendolo barcollare all’indietro, quasi senza respiro, mentre i frammenti di metallo crollavano a terra. Ma lei aveva ridotto la forza dell’attacco per poter essere più veloce e lui non cadde.
Il respiro di lui era pesante e la voce rauca. "Sei sicura che non sia in realtà Beleren a manipolare te?", le disse. "Inviandoti a combattere le sue battaglie e realizzare la sua vendetta?".
"Nessuno mi ha inviata". Ho deciso di compiere io stessa ciò che nessun altro era disposto a compiere, pensò. Una scelta solo mia. Vero?
"Ne sei sicura?", disse Tezzeret, come se avesse colto l’esitazione nella mente di lei. "Magari si sta prendendo gioco di te, penetrando nei tuoi pensieri".
Lo zombie di Liliana stava svolgendo un buon lavoro nello smantellare l’ammasso di rottami, ma lei aveva bisogno di concentrarsi su Tezzeret. "Oh, suvvia", gli disse lei. "A Jace piace credere di essere una mente geniale, ma quando è di fronte a me si trasforma in un ragazzino". Le parole di lei non suonarono però convincenti come lei avrebbe voluto.
"Penso che lui ti abbia ammorbidita, Vess. La necromante che avevo conosciuto quattro anni fa sarebbe entrata qui con un esercito di zombie. E magari sarebbe sopravvissuta per raccontarlo". Tezzeret fece un gesto con la mano reale verso un ammasso di materiali da costruzione e qualcosa prese vita.
L’impegno che la magia di lui richiese fu evidente sul suo volto e lei ne approfittò. Sentì il sangue fluire nelle linee incise nelle sue carni e attinse leggermente al potere del Velo di Catena. "Non hai idea di ciò di cui stai parlando", ringhiò e un’ondata di energia oscura si propagò dal suo corpo come un’increspatura. L’ondata rimbalzò su Tezzeret e tornò verso di lei, strappando la vita dal corpo di lui. Attirò a sé quel brandello di vitalità, di anima, verso le sue braccia in attesa. Tezzeret si afferrò la gola e cadde sulle ginocchia... venendo subito aggredito dallo zombie, con denti e artigli.
Mosse le dita in aria per avere una presa più salda sulla magia che stava affondando nella vita di lui, che si agitava come un pesce impigliato in una lenza. Oh, quanto si stava godendo questo momento!
Udì un intenso ronzio e, immediatamente dopo, un tottero delle dimensioni di un falco la colpì al volto, facendola cadere a terra e causandole una ferita sulla fronte. Udì Tezzeret ansimare per inspirare e alzò lo sguardo appena in tempo per vederlo scagliare lontano lo zombie e alzarsi a fatica, con gli occhi iniettati di sangue dalla rabbia. Due totteri presero posizione poco sopra le spalle di lui.
"Perché stiamo combattendo tra noi, Vess?". Lui impiegò alcuni istanti per riprendere fiato e lei ebbe il tempo di rialzarsi. "Il tuo amore per Beleren ti sta illudendo di essere una specie di eroina?".
Lei strinse i denti, trattenendo la rabbia. "Ti assicuro che il mio rapporto con Jace non ha nulla a che fare con il romanticismo o i sentimenti". Il suo respiro si era fatto più rapido, ma l’energia che aveva risucchiato a Tezzeret fluiva dentro di lei. "Poi, quale tipo di eroina utilizzerebbe una magia come la mia?". Lo zombie lo aggredì di nuovo.
L’enorme artiglio di metallo di Tezzeret affondò con un ampio arco nelle carni putrefatte dello zombie, spargendo fetore e viscere. "Davvero non ti ha inviata lui?".
"Jace? Ovviamente...".
"Non Beleren".
Si fronteggiarono immobili per alcuni istanti.
"Oh", disse infine Liliana. "Oh. Sei qua per conto di Bolas".
Un sogghigno sprezzante si dipinse sul volto di lui. "Non mi dire che lo hai capito solo ora".
Tutto aveva senso. Una parte di lei lo aveva sospettato, ma non aveva voluto crederci. Ciò spiegava il motivo per cui era ancora in vita e per cui la sua mente era intatta. Ed era tutto molto peggio, pensò evitando i totteri di Tezzeret.
"Quindi è lui che controlla te", gli disse. Come fa con tutti.
Tezzeret ringhiò. "Io agisco per saldare un debito. Causato dal tuo amichetto". Jace era stato solo una pedina nel loro gioco, ma il danno che aveva causato a Tezzeret non era di un tipo facile da perdonare.
"E poi?".
Tezzeret alzò le spalle, ma Liliana vide un’ambizione familiare negli occhi di lui.
Rise. "Hai intenzione di ribaltare la situazione? Contro Nicol Bolas? Sono sicura che tu non sia così sciocco".
"Se anche avessi un piano di questo tipo, di sicuro non lo rivelerei a te. È sono una questione di tempo prima che Bolas si impossessi della tua mente".
Non era un pensiero piacevole. Gli rispose con un bombardamento di energia necrotica... sufficiente a putrefare la carne dalle sue ossa, essiccare la sua anima e trasformarlo in un contorto ammasso sul terreno, se fosse riuscita a superare le sue difese. Ma il suo attacco venne intercettato da un altro flusso di frammenti di metallo, che si mossero come uno sciame d’api. Le contromagie di lui bloccarono i successivi attacchi; una raffica venne diretta in tutt’altra direzione quando un tottero si schiantò addosso a lei, facendole perdere il fiato. Nonostante le difese, Tezzeret fu costretto in ginocchio, mezzo soffocato e ansimante, con ciò che rimaneva dello zombie intento a bloccarlo a terra.
Il sangue fluì liberamente sulla sua pelle, non per una ferita inflitta da lui, bensì per la fatica dovuta alla propria magia, il tributo richiesto dal Velo di Catena. Tremò... anche se in modo quasi impercettibile... avvicinandosi a lui.
Appoggiò il tacco di uno stivale alla sua gola, appena sopra la clavicola. "Allora?", gli disse. "Tutto questo per lui? Che cosa se ne vuole fare?".
Tezzeret, a fiato corto, la osservò con furore e paura evidenti sul volto pallido.
"Una società di trasporti interplanari?", gli chiese. "Una nuova versione del Consorzio Infinito?". Aveva ovviamente un’idea: i piani di Bolas non erano mai da poco. Lo sapeva anche quando era su Ravnica e l’aveva aiutato a metterli in atto.
Tezzeret riuscì a sogghignare. "Potresti chiederlo direttamente a lui".
Le labbra di Liliana si incurvarono in un sorriso. "Ma ora ho te, proprio qui davanti a me".
"Lo sai che lui non rivela mai più dello stretto indispensabile. Non mi renderebbe mai partecipe dei suoi piani completi".
"Allora puoi dirmi dove lo posso trovare".
"In modo che tu possa ribaltare la situazione? Forse sei tu ad essere stupida come pensavo".
"Chi ha detto nulla riguardo a combattere contro di lui?", rispose Liliana. "Dimmi dove si trova".
"Non sono sicuro che sarebbe contento che io lo riveli".
Liliana aumentò il peso sul tacco, provocando un rauco colpo di tosse
. "Io sono invece sicura di non essere contenta della tua reticenza".
Tezzeret ansimò, evidentemente incapace di parlare. Lei alleggerì la pressione quanto bastava per permettergli di respirare. "Sputa il rospo, Tezz".
"Dovresti saperlo già. Ci sei già stata".
Lei aggrottò la fronte, pensando a tutti i piani su cui era stata. "Quale?".
Tezzeret cercò di tossire, ma non riuscì a far uscire aria dai suoi polmoni. Cercò invano di emettere dei suoni. "R... Ra...".
Con un sospiro di impazienza, sollevò il piede e cercò un altro punto morbido del suo corpo metallico dove affondare il tacco.
"Razaketh", rispose lui ansimando.
Ogni angolo del corpo di lei prese improvvisamente vita e venne invaso dalla paura. Rimanevano ancora due demoni che avevano potere su di lei a causa del contratto inciso nella sua pelle. Kothophed e Griselbrand erano caduti in modo relativamente facile, grazie al Velo di Catena. Ma il potere del Velo di Catena aveva un costo, evidente per il sangue che stava ancora gocciolando dalla sua pelle e cadeva sul volto e sul petto di Tezzeret. Razaketh era più forte degli altri due.
Lei contava di portare Jace e gli altri Guardiani un giorno ad affrontare Razaketh. Ma sperava di comprenderli meglio... imparare ciò che sarebbero stati in grado di fare, assicurarsi di sapere con esattezza quali corde toccare per spingerli a compiere le azioni che desiderava... prima di portarli su...
"Amonkhet", disse a voce alta. "Lui si trova su Amonkhet".
Tezzeret deglutì a fatica e con evidente dolore. Bene.
"Sei giunto alla fine, Tezzeret". Spalancò le braccia sopra di lui, evocando il mana per la magia che gli avrebbe risucchiato tutta la vita che gli era rimasta.
"Questo è tutto?".
Lui guardò dietro di lei. Lei si accovacciò, aspettandosi un altro tottero. Qualcosa stava davvero volando verso di lei... qualcosa di più grande dei totteri di Tezzeret, che si stava avvicinando alla Guglia, visibile attraverso la parete di vetro frantumata.
Quella che i rinnegati chiamavano “speranza”. Allora, dopo tutto, i Guardiani avevano compiuto il loro lavoro ed erano riusciti a far oltrepassare le difese del Consolato alla loro aeronave, arrivando sufficientemente vicini per lanciare il disturbatore a etere. Sorprendente, ma gradevole.
"Penso che sarà presto tutto", rispose lei. Si spostò dietro a quella che sembrava una solida parete, lasciando Tezzeret tra le mani del suo zombie.
Ma c’era qualcosa che non andava: da dietro la parete dove si era accucciata intravide una fiammante chioma rossa sulla punta del tottero gigante. Chandra? Ma che diavolo...
"Vedremo", disse Tezzeret e poi...
Poi tutto venne avvolto dalle fiamme.
Il pugno di Chandra era come una stella in via di formazione, ardente contro il petto di Gideon nonostante la luce dorata che proteggeva il corpo di lui dal calore. La teneva stretta a sé e sentiva ogni muscolo del suo corpo tremare dallo sforzo di creare e controllare la fiamma.
"Ci siamo quasi", le disse lui. Il brillante bagliore dorato si propagò in tutto il resto del suo corpo... la forza magica che lo aveva protetto da innumerevoli ferite. Sarebbe stato sufficiente?
Lei rispose con un leggero cenno del capo e il calore divenne ancora più intenso.
"Chandra", le disse lui.
Lei non rispose... forse non lo aveva udito, forse era troppo concentrata sul sole ardente che teneva in mano.
"Sono contento che tu sia qui", continuò lui. "Sono contento che tu sia partita da Regatha. I Guardiani... tutto. Sono...".
"Gid", disse lei a denti stretti. "Sto... sto per cedere".
La strinse a sé. L’impatto era imminente. La luce dorata li avvolgeva entrambi... stava funzionando! ... ma quel calore...
"Ti proteggo io", le rispose. "Sei al sicuro".
"Lo so", disse lei. L’altra mano di lei si appoggiò al braccio di lui; fu sufficiente.
Una brillante luce bianca, un’eruzione di aria rovente, la pietra che si sgretola e nuvole di polvere. Una caduta. Delle grida. Dolore... un intensissimo dolore.
Quando ritrovò la vista, Liliana si ritrovò mezza sepolta dai detriti del laboratorio, circondata da pietra frantumata e metallo contorto; la parete dietro cui si era protetta era ora quasi del tutto sbriciolata. Una enorme colonna di fumo si sollevava dal luogo in cui si trovava il portale di Tezzeret. Nessuno zombie si mosse per rispondere al suo richiamo mentale, quindi cercò di districarsi da sola. Era rigata di sangue e un po’ frastornata, più a causa del Velo di Catena che delle piccole ferite.
A ogni pietra che sollevava e spostava di fianco si accompagnava una nuova e creativa imprecazione. Non aveva ucciso Tezzeret quando ne aveva avuto l’occasione e, se lei era riuscita a sopravvivere a quella esplosione, allora era probabile che fosse sopravvissuto anche lui. Sarebbe fuggito e sarebbe tornato da Bolas... oppure l’avrebbe trovata e uccisa, mentre era... non nel pieno delle forze.
E la stupida Chandra si era suicidata, pensò. Non era questo il piano. "Che spreco", disse a se stessa. "Non riescono a fare nulla di buono senza di me?".
Libera dai detriti, si arrampicò verso il relitto del portale di Tezzeret. Se lui, o Chandra, fossero stati vivi o se ci fosse stato un qualche brandello di speranza, li avrebbe trovati là. Lungo il cammino si fermò qualche volta per spostare un blocco di detriti o una lastra di metallo, liberando la strada e augurandosi vagamente di trovare qualcuno.
"Sarei contenta di trovare un cadavere che mi aiuti a spostare questa immondizia".
Qualcuno che mi obbedisca senza fare domande, pensò. Qualcuno completamente sotto il mio controllo. In quel modo è molto più facile.
Le parole di Tezzeret risuonarono nella sua mente: "Li hai tutti in pugno, vero?". Quello è il piano, pensò. Nulla stava procedendo in base al piano.
L’intero scopo di venire su Kaladesh era stato determinare l’utilità di Chandra. Se è morta non è molto utile... insomma, è meno utile.
Per uccidere gli altri suoi demoni senza morire anche lei, per essere finalmente libera, avrebbe avuto bisogno di ben più che degli zombie. Avrebbe avuto bisogno di alleati potenti... e li aveva trovati. Ma era tutto così complicato.
Udì dei colpi di tosse. Tra la polvere e i fili di fumo che vorticavano sul relitto del portale intravide una chioma rosso fiamma e degli occhialoni di ottone. Viva.
Liliana accelerò, si slogò una caviglia, ignorò la fitta di dolore e raggiunse infine Chandra.
"Chandra!", la rimproverò. "Che cosa diavolo stavi pensando di...".
Chandra aiutò Gideon ad alzarsi, di fianco a lei. Torreggiando su di lei, le tolse un filo contorto di filigrana dai capelli. Sembravano simili... insomma, come se un edificio fosse crollato su di loro... e Liliana immaginò di non avere un aspetto molto migliore.
"Musco... ehm... Gideon", balbettò Liliana.
Chandra stava evitando di guardare Gideon negli occhi e sorrise quando vide Liliana. Gideon seguì lo sguardo di lei.
"Liliana!", disse lui. Fece un passo in avanti e sollevò una mano, poi si fermò prima di dare una forte pacca sulla spalla di lei. Si grattò in modo sgraziato una basetta. "Lo hai... ehm, lo hai trovato?".
Liliana scosse la testa. "È sepolto sotto questi detriti o è tornato a casa dal suo maestro".
In silenzio, i tre Planeswalker osservarono il relitto intorno a loro per lunghi istanti.
"Dov’è Jace?", chiese infine Liliana. "Gli devo parlare con urgenza".
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