Il racconto precedente: "Nel cuore della notte"

Succubi della repressione del Consolato, i Guardiani faticano nelle loro indagini sui piani del pericoloso artefice Tezzeret. Con Tezzeret ancora alla guida del Consolato, i Guardiani si ritrovano impantanati nel conflitto tra gruppi ribelli di rinnegati e le forze governative. Nel mezzo delle schermaglie, Gideon Jura cerca di determinare la sottile linea tra l’intervento e l’imposizione.


Gideon sbirciò nella tazza. Gli aspetti che rimanevano costanti nel Multiverso continuavano a sorprenderlo. Certo, in questo luogo il kaapi veniva servito caldo e schiumoso e aveva un gusto e un aspetto diversi dal caffè di Ravnica che Jace era solito tracannare durante ogni pasto nel suo santuario, ma il sapore amaro della bevanda e il pungente formicolio che provocava alla sua mente affaticata rimanevano gli stessi.

Gideon osservò verso l’alto. Il piccolo locale in cui era seduto gli offriva una posizione sopraelevata rispetto alla stupefacente piazza che aveva di fronte. Una leggiadra architettura contornava un cielo azzurro con alcune nuvole in movimento. Una splendida fontana completava il decorato disegno della piazza. Gideon immaginò la piazza colma di persone, come doveva sicuramente essere prima della repressione... un netto contrasto con i pochi pedoni che si muovevano ora rapidamente in quell’ampia area, con il capo chino e gli occhi diretti verso il terreno.

Nonostante l’attuale oppressione politica, la città di Ghirapur rimaneva rigogliosa.

Sono trascorse settimane da quando i Guardiani sono giunti su Kaladesh. Sono trascorse settimane dal loro scontro con Tezzeret, dalla repressione e dalla confisca delle invenzioni. Sono rimasti nascosti a lungo, spostandosi da un rifugio all’altro, aiutando Pia e i rinnegati quanto possibile, continuando sempre a indagare sulle possibili macchinazioni di Tezzeret.

Nonostante tutto, Gideon non era convinto della scelta di venire su questo piano.

La preoccupazione di Jace e Liliana per la presenza di Tezzeret era sembrata autentica, ma entrambi erano stati vaghi riguardo alla specifica minaccia che lui rappresentasse. Certo, il coinvolgimento di Tezzeret in persona nelle questioni politiche di Kaladesh era sicuramente una fonte di dubbio per Gideon e un motivo sufficiente per un’indagine da parte dei Guardiani. Ma lo stretto legame tra Tezzeret e le armate di Kaladesh, insieme al rapporto tra il Consolato e i rinnegati rendevano la situazione... complicata. La scelta di eliminare gli Eldrazi e la minaccia che rappresentavano per Zendikar e Innistrad non aveva posto dubbio. Al contrario, affondare le lame negli ingranaggi degli automi realizzati dagli abitanti di Kaladesh e scontrarsi con le armate del Consolato, che stavano soltanto cercando di far rispettare le leggi di quel piano...

era molto più complicato.

Gideon sorseggiò il suo caffè. Un buon comandante deve mantenere la mente libera, anche nella confusione e nel marasma di uno scontro. Placare il bisogno di azione repentina e puntare su una valutazione razionale del conflitto. Stava gustando questo momento di calma, una calma apparente tra uno scontro e il successivo. Fece un respiro profondo.

Rifletti su ciò che conta.

I Guardiani sono su Kaladesh per analizzare e neutralizzare la minaccia rappresentata da Tezzeret.

Gideon scosse la testa. Neanche questa conclusione era del tutto accurata. Per essere onesto con se stesso, avrebbe dovuto concludere che si trovavano su quel piano per Chandra.

Lui si trovava su quel piano per Chandra. La sua amica.

Tezzeret era stato un motivo in più, una minaccia scoperta di conseguenza. Certo, Tezzeret era ora il motivo per cui i Guardiani erano rimasti sul piano. Ma il motivo originale per la presenza di tutti loro era Chandra... e Pia era il motivo per la presenza di Chandra. Quelli erano i motivi per cui i Guardiani stavano ora combattendo insieme alle armate dei rinnegati. I nemici dei miei nemici sono miei alleati... ma era giusto che i Guardiani si schierassero in questo conflitto? Il compito dei Guardiani era supportare le armate ribelli o le autorità di Kaladesh o collaborare con Baan e il Consolato per svelare il pericolo presentato da Tezzeret... un pericolo di cui Gideon non aveva una valida definizione?

Contemporaneamente, come avrebbe potuto collaborare con Baan, essendo ora a conoscenza delle azioni del Consolato nei confronti dei genitori di Chandra? Come avrebbe potuto abbandonare Pia e tradire la fiducia di Chandra?

Gideon ripensò alla propria gioventù, ingiustamente limitata da coloro che affermavano di applicare la legge. Ripensò al proprio periodo su Ravnica, nel quale aveva messo la propria ieromanzia al servizio dei Boros e aveva combattuto per la giustizia. Aveva visto un conflitto come questo molte volte, il conflitto tra le armate della legge e coloro che la contrastavano. Si era ritrovato da entrambi i lati di questo tipo di conflitto.

Sentì di comprendere meno che mai quale dovesse essere il suo ruolo questa volta.

Un piccolo tottero atterrò sul suo tavolo. Gideon aggrottò la fronte e cercò di toccarlo con una mano. Il tottero si sollevò sul suo palmo aperto e le sue bobine di etere pulsarono tre volte... lunga, breve, lunga... Prima di riprendere il suo volo pomeridiano. Gideon sospirò. Pia aveva delle notizie per lui.

Quel momento di tranquillità era terminato. Gideon terminò il suo caffè, si alzò e iniziò il cammino tortuoso verso l’attico di Yahenni.


Alcune ore dopo

La trovò sul tetto. Inizialmente pensò che la sua chioma fosse ancora in fiamme, ma, avvicinandosi, comprese che era il sole a illuminarla scintillanti colori rosso e arancione. Era seduta sul parapetto, osservava l’esterno e faceva oscillare i suoi piedi. Lui si fermò vicino a lei e seguì il suo sguardo sulla città. L’attico di Yahenni era sufficientemente elevato da offrire loro una vista spettacolare; Gideon fu brevemente stupefatto dalla ricchezza che un singolo individuo era riuscito ad accumulare in così poco tempo... quando la vista di Ghirapur attirò l’attenzione dei suoi pensieri. Davanti ai suoi occhi si stagliavano strade zigzaganti ed edifici imponenti, con i metalli e il cromo che splendevano alla luce del sole che stava svanendo, illuminati dal blu dell’etere che diventava sempre più prominente.

"La tua casa è splendida". Gideon si appoggiò al parapetto.

"Questa era la mia casa. Forse lo è ancora. Non ne sono sicura". Si morse il labbro, mantenendo lo sguardo fisso sull’orizzonte.

"Sai, in tutta questa confusione, è la prima volta che sono riuscita a dare un’occhiata in tranquillità". Lo sguardo di Gideon si mosse sull’orizzonte e sulla strada di ciottoli sottostante. "È splendida, Chandra".

Chandra aggrottò la fronte. "Splendida ma ora rovinata da tutti questi stupidi stendardi del Consolato che penzolano da ogni finestra ed edificio su cui sono riusciti ad appiccicarli", rispose Chandra alzando le braccia al cielo. "Come hanno potuto realizzarli così in fretta? Non ha senso".

Gideon sospirò. "Chandra...".

"E perché tu eri così silenzioso alla riunione? Hai lasciato che mia madre parlasse e pianificasse i prossimi attacchi dei rinnegati, senza offrire alcun consiglio." Chandra si voltò e osservò Gideon. "Il tuo silenzio era molto esplicativo, Gid. Noi siamo qui per abbattere il Consolato e tu...".

"No, non siamo qui per questo". Gideon esitò, per un momento. Controllare le parole o essere schietto?

Il suo sguardo incrociò quello di Chandra. L’espressione di lei gli tolse ogni dubbio. Essere schietto. Sempre.

"Siamo qui per te".

Un barlume di fiamma avvampò nella chioma di Chandra e Gideon percepì un’ondata di calore. "Oh, siete qui perché io avevo bisogno di essere salvata o qualcosa di simile?".

"Siamo qui perché teniamo a te, Chandra". Gideon sorrise. In modo leggero. Gentile. "Ognuno di noi ha prestato un giuramento. Essere un Guardiano significa anche avere cura degli altri Guardiani. Ci proteggiamo a vicenda", disse aggrottando la fronte. "Anche Liliana. Almeno credo".

Chandra rise, in modo autentico ma con un tocco di rabbia. "Allora perché non hai detto nulla quando mia madre ha spiegato i suoi piani per sconfiggere il Consolato? Se hai intenzione di proteggere me, devi voler proteggere anche lei. Io la voglio proteggere. Io la devo proteggere. E ho bisogno di te per farlo". Chandra batté i piedi dalla rabbia. "Hai capito la mia posizione, vero?".

Gideon si sollevò sul parapetto e si sedette di fianco a Chandra. "Sì. Ho capito, Chandra. Noi vogliamo aiutarti. Io voglio aiutarti. Ma l’attenzione dei Guardiani deve essere rivolta a Tezzeret. Non al Consolato".

Chandra apparve contrariata. "Tezzeret è il Consolato. Per lo meno, adesso lo è", rispose Chandra stringendo gli occhi. "E il Consolato non merita di esistere".

Gideon scosse la testa. "Non farti annebbiare dal tuo desiderio di vendetta personale, Chandra".

Chandra si voltò verso Gideon, con un’ira evidente nel suo sguardo. "Hai detto che mi vuoi proteggere, Gid. Ma sei qui come Gideon il Guardiano o Gideon il mio amico?".

Gideon sospirò. "Io... non lo so. Speravo che potesse essere la stessa cosa".

Dalle labbra di Chandra eruppero varie imprecazioni prima che, con notevole sforzo, lei riuscisse a fermarsi, per lanciare poi un’ondata di fuoco nel cielo del tramonto (Gideon evitò di farle notare che, con la sua azione, avrebbe potuto rivelare la loro posizione).

I due rimasero in silenzio per alcuni istanti.

Dopo un po’, Gideon ruppe il silenzio.

"Non so esattamente che cosa sia avvenuto tra i tuoi genitori e il Consolato. Non conosco il passato di Kaladesh. Sono tuo amico e so che ti voglio proteggere da quel dolore e aiutarti a trovare giustizia".

Sul volto di Chandra apparve un leggero sorriso. Gideon sorrise e poi aggrottò le sopracciglia.

"... ma questo non significa che li potremo ricoprire di fiamme".

Chandra alzò gli occhi al cielo. "Tu sai solo dirmi ciò che non devo ricoprire di fiamme".

"Non è esatto. A volte ti dico anche ciò che devi ricoprire di fiamme".

Un sogghigno sfuggì a Chandra nonostante la rabbia. "Tu e le tue stupide regole".

Gideon scosse la testa. "So che tutto questo potrebbe sembrare insignificante, ma non lo è". Gideon indicò la città. "Non possiamo saltare da un piano all’altro, immischiarci degli affari di ogni mondo, giudicare e imporre il nostro volere. Se lo facessimo, la differenza tra noi e i maghi tirannici diventerebbe troppo piccola".

Chandra osservò Gideon in modo dubbioso. "Ti stai riferendo al mio giuramento?".

Gideon scosse la testa. "Forse le tue idee sono convincenti anche per me".

Chandra rise... una risata che si trasformò in un grugnito. "Per essere un soldato indistruttibile e vincolato alla legge, sembra che tu sappia usare il cervello".

"Per essere una palla di fuoco umana, sei in grado di provare compassione e gentilezza. Noi siamo molto più dei nostri semplici poteri, Chandra".

Chandra abbassò lo sguardo, verso le proprie mani, con piccole scintille e braci che danzavano tra le dita. Gideon sollevò le proprie, passando la sinistra lungo le lame allacciate al polso destro.

"Ho scoperto l’importanza di comprendere e stabilire dei limiti. Altrimenti noi e le persone a noi care sono costrette a sopportare il fardello della nostra supponenza".

Gli occhi di Chandra rivelarono i dubbi nella sua mente. Gideon respirò profondamente e cercò di parlare, di condividere la storia che non aveva raccontato a nessuno... ma il suo passato rimase un peso, enorme e sempre incombente, nel profondo dello stomaco. I due rimasero seduti, in un silenzio teso, mentre il sole scivolava sotto l’orizzonte. Quando gli ultimi raggi di luce scomparvero, Gideon sentì la mano di Chandra appoggiarsi sulla spalla. Le sorrise, mentre lei imitava l'atteggiamento di lui.

"Conto su di te, Gideon Jura". Chandra strinse la spalla di Gideon in un modo rassicurante. "E, per quanto io lo detesti, cercherò di concentrare la mia attenzione sulla ricerca di un modo per fermare Tezzeret... per ora. Forse. Nessuna garanzia". Chandra si sollevò dal parapetto e saltò sul tetto. "Ma aiuterò anche mia madre e i rinnegati. Non come Guardiana, bensì come figlia di Pia Nalaar".

Gideon si alzò. "Come è giusto che tu faccia. Trascorri del tempo con tua madre. In tutto questo... meriti di avere un’occasione di ritrovarla. Inoltre, conoscere i piani dei rinnegati non potrà che aiutarci, nel momento in cui agiremo contro Tezzeret". Gideon si incamminò verso le scale. "Dovremmo discutere con gli altri Guardiani, magari anche con Ajani, di come possiamo raccogliere informazioni e fermare qualsiasi macchinazione Tezzeret stia preparando".

Chandra lo osservò allontanarsi per un momento. "Gid!". Gideon si voltò. "Anche io tengo a te".

Chandra raggiunse Gideon, lo colpì a un braccio e lo superò di corsa, saltando due gradini per volta. Gideon, da parte sua, cercò di ignorare la stretta al petto e la seguì.


Alcuni giorni dopo

"Dobbiamo parlare". Gideon sbatté la porta, furioso. Liliana alzò gli occhi al cielo, muovendosi in modo rilassato nella stanza.

"D’accordo, puoi parlare".

"Noi non uccidiamo".

"No, è il grande uomo dai tratti felini che non uccide". Liliana spalancò l'armadio che Yahenni aveva fatto preparare per i Guardiani e iniziò a esaminarlo. "Non più", aggiunse, con una sinistra imitazione del Planeswalker. Alzò gli occhi al cielo. "Così virtuoso. E anche misterioso".

"Neanche noi". Gideon le si avvicinò e richiuse l’armadio, obbligando Liliana a voltarsi verso di lui. Liliana si mise a ridere.

"Uhm. Abbi pazienza. Ho un vago ricordo di te che facevi a fette i nemici come se fossero fili d’erba a Thraben".

"Quelle erano mostruosità Eldrazi. Qua si tratta di persone".

"Allora uccidiamo solo gli esseri dal pessimo aspetto? Quello piccolo potrebbe far parte di quella categoria". Liliana riaprì l’armadio e riprese la sua ricerca. Gideon farfugliò dall’incredulità.

"Non uccidiamo, a meno che non ne siamo costretti! E questa volta...".

"Questa volta è stata una situazione nella quale 'abbiamo dovuto farlo'. Quelle forze del Consolato ci avevano visti. Ci avevano identificati. Ci avevano attaccati. Pensi che, se li avessimo solo storditi, si sarebbero svegliati e avrebbero semplicemente dimenticato di averci visti, per poi andarsene dal nostro attico?".

Liliana estrasse un grande kurta bianco, gli diede un’occhiata compiaciuta e se lo mise su una spalla. "Cancellare i ricordi non è la mia specialità e tu hai mandato il nostro esperto pulitore di ricordi in giro per quelle stupide missioni di esplorazione. Io ho solo agito in base alla mia specialità". Si volto e gli offrì un umile sorriso. "La morte è semplicemente uno dei nostri strumenti. E io sono particolarmente dotata nell’utilizzarlo".

"La morte è uno strumento che dobbiamo evitare a ogni costo. Essendo tu una maga della morte, potrebbe essere un concetto difficile da comprendere". Gideon comprese di stare stringendo le mani a pugno. Fece un respiro profondo.

"Oh, ti prego. Lo sai quante persone non ho ucciso da quando sono qui?". Liliana lanciò il kurta verso Gideon. "Inoltre, se tu avessi indossato un vestito più di moda qui, non ci avrebbero individuati".

Gideon afferrò la maglietta e gelò Liliana con lo sguardo. Respira profondamente. Ripiegò discretamente la maglietta. Sta cercando di provocarti. Appoggiò la maglietta su una sedia.

"Non è necessario che tu dia la colpa a me per le loro morti. Io mi sento già responsabile per le vite a cui pongo fine". Liliana alzò gli occhi al cielo. Gideon mantenne lo sguardo fisso su di lei. "Mi voglio fidare di te, Liliana. Trovo molto complicato quando tradisci i principi di base del nostro comportamento".

"Non sappiamo neanche quello che facciamo". Il volto di Liliana passò istantaneamente da un’allegria sarcastica a una serietà letale. "Stiamo sprecando il nostro tempo a giocherellare a Consolato contro rinnegati, quando dovremmo invece eliminare Tezzeret".

"Hai ragione". Gideon provò una certa soddisfazione nel vedere Liliana fare un passo indietro. "Questo è il motivo per cui Jace sta seguendo le armate del Consolato, per scoprire i piani di Tezzeret. Questo è il motivo per cui Nissa e Yahenni stanno seguendo i flussi di etere nella città, per cercare di individuare i possibili luoghi in cui Tezzeret nasconde la sua base. È complicato fermare un uomo se non sai dove si trova".

Liliana si mise a ridere. "E Chandra che accompagna la madre e i rinnegati? E il felino che protegge la nonna? Anche queste sono operazioni dei Guardiani?".

"Non è un male avere alleati rinnegati pronti ad agire in caso di conflitto". La voce di Gideon non aveva però la stessa decisione delle parole.

"Ah, certo. Quindi siamo solo in attesa di un esercito a cui tu possa dare ordini. Per un combattimento che sia magicamente non mortale per nessuno. Contro forze che inviano armate per farci prigionieri o ucciderci".

Liliana si avvicinò a Gideon e lo guardò negli occhi.

"Ti posso assicurare che Tezzeret non seguirà le tue stesse regole, Gideon. Se non lo fermiamo, ucciderà molte più persone di me".

La sua voce era poco superiore a un sussurro e le sue parole erano un leggero sibilo che si soffermava nell’aria. "Alla fine, su questo piano c’è un solo essere che voglio uccidere. E lui se lo merita". Detto questo, si voltò e si incamminò verso le scale.

"Che cosa ti ha fatto?".

Le parole di Gideon fecero arrestare Liliana, che si voltò, con uno sguardo carico di dubbi.

"Il modo in cui ne parli. Deve averti fatto qualcosa. Deve averti portato via qualcosa di personale". Gideon le restituì lo sguardo, con un’espressione di tranquilla decisione.

"Lui era il condottiero di un’organizzazione criminale interplanare, che contrabbandava materiali pericolosi tra un mondo e l’altro. La sua crudeltà e la sua follia vengono superate solo dalla sua tendenza a manipolare e uccidere, sia amici che nemici. Ha raso al suolo villaggi solo per sfizio".

Gideon scosse la testa. "Questo è il motivo per cui tu ritieni che io lo voglia fermare. Qual è il tuo motivo? Il motivo per ucciderlo?".

Per un istante, Liliana sembrò davvero senza parole. Gideon la osservò da vicino. Vide un barlume di un qualcosa nei suoi occhi, una decisione che veniva presa dietro quelle orbite viola.

"Ha ferito qualcosa che era importante per me. Ha distrutto qualcosa che era mio". Pronunciò le parole con tono piatto, ma, dietro di esso, Gideon percepì rabbia e odio.

Art by Karl Kopinski
Illustrazione di Karl Kopinski

"Non ti mettere in mezzo e io porrò fine a lui e a questa farsa".

Liliana si voltò e scivolò verso le scale, con i tacchi che risuonavano in modo tagliente e irregolare.

Gideon sospirò e si passò una mano sul volto. Era sicuro che quella non fosse tutta la verità. Ma era anche sicuro che fosse la più grande verità che aveva ottenuto da Liliana fino a quel momento.


Alcuni giorni dopo, nel distretto di Bomat

Ballista Charger
Balista d'Assalto | Illustrazione di Sung Choi

Il mezzo d’assalto del Consolato corse verso di lui e lo stridio delle ruote di metallo contro le pietre penetrò nelle sue orecchie.

Inspira.

Gideon orientò la spalla sinistra verso il veicolo che saettava direttamente verso di lui e sollevò le braccia in posizione di guardia, con i piedi puntati e pronti all’impatto.

Tieni d’occhio il nemico.

La sua pelle scintillò e onde di luce dorata si propagarono in tutto il suo corpo. Questo mezzo d’assalto non era molto diverso da un’idra infuriata che si scatenava su una città di Theros... invece degli occhi feroci e bestiali, nell’istante appena prima dell’impatto, vide le pupille terrorizzate del conduttore.

Espira.

Il mezzo d’assalto si scontrò con Gideon. I suoi piedi si mossero all’indietro per l’impatto, penetrando nel terreno e scagliando in aria frammenti di ciottoli. Il mezzo d’assalto si sfasciò completamente, spargendo frammenti tutto intorno a lui, con ingranaggi e metallo frastagliato che squarciarono il suo corpo magicamente protetto dagli scintillanti raggi di luce. Anche all’interno del caos dell’esplosione di quel veicolo, lo sguardo di Gideon rimase fisso sul volto dello sfortunato conduttore, che balzò in avanti mentre il suo veicolo si sbriciolava intorno a lui; Gideon afferrò l’uomo con le braccia e lo avvolse, ruotando per assorbire lo slancio del pilota e proteggendolo dai frammenti.

Un battito di ciglia. Un istante, il formidabile mezzo d’assalto del Consolato stava sfrecciando lungo la strada. L’instante successivo, un ammasso di frammenti giaceva intorno a Gideon, che reggeva tra le braccia il disorientato pilota.

"Direi che l’assalto è finito". Gideon appoggiò il pilota a terra e gli diede un’amichevole pacca su una spalla.

Se anche il pilota avesse avuto una risposta, venne coperta da un imponente pugno metallico che colpì Gideon e lo scagliò attraverso la parete di un edificio vicino. Il pilota alzò lo sguardo e vide lo sguardo vuoto di un automa di color grigio acciaio che lo sovrastava, ornato dei colori rosso e oro del Consolato.

Il pilota rimase immobile per un istante e poi fuggì più rapidamente possibile nella direzione opposta, mentre il grigio automa si incamminò con passo pesante verso il foro nel muro dalla vaga forma di Gideon. La sua marcia venne interrotta da un altro automa, dalla forma innaturalmente simile ma costruito in metallo dorato, che lo investì. Il costrutto del Consolato riprese l’equilibrio e i due iniziarono a lottare, rivelando una minuta figura femminile dalle vesti blu e rosse che correva verso il foro.

"Gideon! Stai bene? Mi dispiace... non ho visto il secondo costrutto del Consolato!".

Gideon emerse dai detriti, scosse la testa e si tolse la polvere dalle spalle.

"Tutto bene, Saheeli... anche se sono un po’ preoccupato dal fatto che ti sia sfuggito quello". Gideon indicò i due giganti intenti nella lotta proprio nel momento in cui l’automa del Consolato portava a segno un colpo ben assestato e scagliava l’automa dorato attraverso un’altra parete.

Saheeli alzò le spalle. "Sono sorprendentemente furtivi per le loro dimensioni". Sollevò le mani e Gideon percepì un’ondata di mana mentre lei faceva un movimento verso l’ammasso che poco prima era il mezzo d’assalto del Consolato. Gideon osservò con ammirazione gli ingranaggi e i pezzi che si ricomponevano tra loro, per formare due perfette repliche in miniatura dei due automi più grandi in lotta tra loro. In seguito a un altro movimento delle mani di Saheeli, i due costrutti più piccoli si lanciarono nella mischia, arrampicandosi sull’automa del Consolato, recidendo i condotti di etere e predando le piastre dell'armatura, mentre l’automa gigante continuava il suo assalto implacabile. Saheeli fece un movimento come per affondare e l’automa dorato lo ripeté, perforando il petto della macchina del Consolato, estraendo un ammasso annodato di tubi e vetro e versando etere liquido ovunque. L’automa del Consolato crollò in ginocchio e poi si accasciò a terra con uno sferragliare assordante. Saheeli sollevò un pugno in aria in segno di trionfo.

"Il solito progetto del Consolato. Solido, ma prevedibile. Mettono sempre il sistema di alimentazione nello stesso posto". Gideon fece per rispondere, ma il rumore di passi in avvicinamento fece voltare entrambi verso la minaccia incombente, con le lame di lui e il metallo di filigrana di lei pronti all’azione.

Una imponente figura incappucciata balzò da uno dei tetti e atterrò di fronte a loro, quasi senza provocare rumore. Gideon e Saheeli indietreggiarono d’istinto, poi Gideon fece un sospiro di sollievo nel riconoscere l’occhio blu che li scrutava da sotto il cappuccio. "Ajani. Che cosa ci fai tu qui?".

Ajani si sollevò in tutta la sua altezza. "Abbiamo udito la confusione".

"Tutti noi abbiamo udito la confusione". Gideon si voltò e vide Liliana spuntare da dietro un edificio vicino, seguita da Jace. Da un’altra strada, Nissa e Yahenni voltarono l’angolo e anche Chandra e Pia arrivarono di corsa da un vicolo laterale.

"Però, Gid, sembra che io sia passata di qua". Chandra analizzò i brandelli ancora caldi e i rottami che sporcavano le strade, oltre ai vari fori nelle pareti e negli edifici. "Avete fatto un ottimo lavoro". Salutò qualche persona invisibile attraverso la parete che Gideon aveva sfondato pochi momenti prima. Si udì un debole "salve" come risposta.

Gideon diede un colpo di tosse, cercando di attirare l'attenzione del gruppo. “Vi ringrazio per essere venuti in aiuto, ma, se avete tutti udito i rumori, allora staranno per arrivare anche i rinforzi del Consolato. Dobbiamo radunarci con Saheeli in un nuovo nascondiglio e...".

"Non c’è tempo da perdere". Saheeli si incamminò a grandi passi verso il centro del gruppo. "Come stavo dicendo a Gideon o cercando di dirgli prima di tutto questo, ho scoperto dove si nasconde Tezzeret". Un leggero pandemonio scoppiò alla notizia. Gideon alzò le mani e si voltò verso di lei. Saheeli proseguì.

"Si è rinchiuso in un laboratorio privato, nella Guglia Eterea. È là che tiene prigioniera la vincitrice della Fiera e dove sta lavorando su qualcosa che ha a che fare con la sua creazione".

"Corrisponde a ciò che abbiamo scoperto", si fece avanti Nissa, annuendo. Anche Yahenni rispose. "Io e la signorina Nissa abbiamo individuato recentemente un anomalo flusso di etere che è stato deviato a quel particolare serbatoio, dal Centro dell’Etere.

"Allora piombiamo sulla Guglia e sconfiggiamo Tezzeret!". Chandra sembrava già pronta a partire, ma Saheeli scosse la testa.

"Il laboratorio è sicuramente ben sorvegliato. Ha anche la vincitrice in ostaggio. Si tratta di... Rashmi, una mia amica". La voce di Saheeli mutò, anche se solo leggermente. "Dobbiamo penetrare, salvarla e uscire. Io non sono in grado di farlo da sola, ma magari con uno o due di voi...".

"Se è una questione di infiltrarsi, è il campo di Jace". Gideon fece un cenno al suo amico. "Lui è anche il più adatto a scoprire ciò che Tezzeret sta cercando di...".

"Vengo io". Liliana si fece avanti, spingendo da parte Jace e ponendosi tra lui e Gideon. "Se Tezzeret si nasconde là, io andrò là".

Saheeli spostò lo sguardo da Jace a Liliana e infine a Gideon. Jace apparve sorpreso, ma Gideon si accorse delle spalle che si abbassarono discretamente, come per rilasciare una tensione. Gideon lanciò uno sguardo duro a Liliana. La vuota espressione di Liliana non rivelò nulla. I secondi passarono e ogni momento di indecisione era un fardello sempre più pesante sulle spalle di Gideon.

Mi voglio fidare di te. Posso fidarmi di te?

La voce di Saheeli interruppe i suoi pensieri. "Dobbiamo prendere una decisione. Ora".

"D’accordo. Verrà Liliana".

Saheeli annuì soddisfatta e si incamminò verso Saldapoli. Liliana la seguì.

"Liliana", la chiamò Gideon. "Fai ciò che è giusto".

Gideon vide un oceano di risposte non pronunciate dietro l’atteggiamento tranquillo di Liliana. Una risposta emerse alla fine. "Farò ciò che sarà necessario".

Gideon osservò le due scomparire in un vicolo laterale. Un basso ruggito di Ajani richiamò la sua attenzione verso il gruppo.

"Dobbiamo aiutarle il più possibile".

Gideon fece un cenno al leonid. "Ajani ha ragione. Se creiamo un diversivo, possiamo attirare una parte delle forze di Tezzeret verso di noi".

"Penso che potremo fare ancora di meglio". Pia sorrise, con un ghigno che crebbe mentre descriveva la sua idea. "Se questo è importante come dice Saheeli, altri bersagli potrebbero essere ora vulnerabili. Magari potremmo colpire non per un diversivo, bensì per ottenere qualcosa di cui abbiamo bisogno".

"Immagino che tu abbia un bersaglio in mente?".

"Conquistiamo il Centro dell’Etere". Gli occhi di Pia splendevano dall’emozione. "Se ci riusciamo, possiamo togliere l’alimentazione alla Guglia e a qualsiasi cosa Tezzeret stia preparando. Potremmo anche portare l’etere agli inventori rinnegati, al popolo. Sarebbe una vittoria sia simbolica che concreta".

"Mi sembra una buona idea... ma, se ce la faremo, Tezzeret e Baan utilizzeranno senza dubbio lo loro armi più potenti per fermarci. Ho combattuto battaglie in cui abbiamo speso le nostre risorse per catturare ciò che non saremmo riusciti a conservare. Non voglio che capiti anche qui".

"Oh, il Consolato non è l’unico a possedere armi potenti". Il sorriso di Pia non era mai stato così radioso e con un vivace tocco di cospirazione. "Ci siamo impegnati su un progetto grandioso. Manca solo l’etere per alimentarlo e completarlo".

"Scusate". Il ruvido tono di Ajani si inserì nella conversazione. "Da poche strade di distanza provengono dei rumori. Sono probabilmente forze del Consolato... in grandi quantità".

"Allora muoviamoci. Signora Nalaar, Chandra, mobilitate i rinnegati. Nissa, Jace, Ajani, con me. Ci occuperemo di alcuni diversivi finché i rinnegati non saranno pronti per dare inizio all’assalto. Colpire, fuggire e scomparire. Poi, quando i rinnegati saranno pronti, grazie alla telepatia di Jace e ai totteri di Pia, coordineremo l’attacco contro il Centro dell’Etere". Pia si voltò per andarsene e i Planeswalker si avvicinarono a Gideon.

Chandra rimase tuttavia ferma, con le braccia incrociate. "Sul serio, Gid? Vai a combattere il Consolato e io non posso venire?".

Gideon scosse la testa. "Daremo supporto alla missione di Liliana e Saheeli per ingannare Tezzeret creando un diversivo".

Chandra alzò gli occhi al cielo come era solita fare Liliana. "Chiamalo come vuoi. Per me è sempre dare una lezione a qualche farabutto che se la merita".

In lontananza, un rumore di ingranaggi di metallo e di passi di stivali si fece più vicino. Gideon lo ignorò e mantenne lo sguardo su Chandra. "Avremo bisogno del tuo fuoco nel vero attacco al Centro dell’Etere. Nel frattempo, sono sicuro che i rinnegati... e tua madre... abbiano bisogno della tua ispirazione e della tua presenza".

Chandra osservò furtivamente Pia, che sorrise e annuì. Guardò di nuovo verso Gideon, con un leggero panico negli occhi.

"Gid. No. No no no. Sai bene che non me la cavo affatto nell’ispirare le persone. Con quei discorsi e simili".

"Sarai perfetta. Parla con il cuore. Oppure non parlare affatto". Gideon fece un sorriso ampio, solare e onesto. "Dai loro l’esempio. Fai vedere loro la tua forza".

Le sopracciglia di Chandra si mossero con uno spasmo di preoccupazione, ma scosse il capo, annuì in modo deciso, si voltò e si incamminò insieme a Pia. Il rumore delle forze del Consolato in avvicinamento era ora ovvio e Gideon preparò le sue lame. Vide Ajani balzare in un luogo nascosto sul tetto e Nissa preparare il proprio bastone, con i rampicanti che stavano già spuntando nelle fessure tra i ciottoli, mentre Jace... insomma, sembrava che non si fosse neanche mosso. Poi ci fu uno scintillio, così effimero che non fu neanche sicuro di averlo visto. Uh. Magia mentale, Gideon non avrebbe mai fatto l’abitudine.

"Sono qui! Bloccateli!". L’urlo di un esecutore del Consolato irruppe nella piazza. Gideon preparò le sue armi, con il bagliore rivelatore che già si diffondeva in tutto il corpo.

Quel momento di tranquillità era terminato.


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