Il racconto precedente: La creazione di un esercito

Accampati tra gli edri di Emeria nell'alto dei cieli sopra Tazeem, Gideon Jura ha inviato delegati in ogni parte del mondo per radunare alleati per una disperata resistenza contro gli Eldrazi. La città di Portale Marino, un tempo faro di sapere e cultura, è ora infestata da Eldrazi, ma Gideon ha deciso che sarà il luogo della battaglia. Laggiù radunerà i popoli di Zendikar e mostrerà loro che la vittoria sugli Eldrazi è alla loro portata.

Gli alleati sono giunti. Drana della Casata Kalastria ha portato con sé i vampiri di Guul Draz. Il malizioso tritone Noyan Dar ha portato un contingente di "maghi del Torbido", la cui magia era in grado di tenere sotto controllo la violenza del Torbido di Zendikar. Guerrieri e profughi di ogni parte del mondo si sono riuniti sotto lo stendardo di Gideon, che è riuscito ad assemblare il più grande esercito che Zendikar abbia mai visto.

Sarà sufficiente?


Non appena i primi raggi di sole si sollevarono sopra il lontano orizzonte, le persone iniziarono a scendere dagli edri. Il loro movimento era lento, poiché le corde e le scale che collegavano gli edri non erano state concepite per il passaggio di così tante persone insieme. Quando Gideon raggiunse il terreno, trovò davanti a sé metà dell'esercito che lo attendeva, riunito dagli accampamenti che erano stati eretti all'ombra degli edri, che ospitavano già una enorme quantità di persone. Urlò, "Per Zendikar!" e la risposta fu un assordante ruggito.

Quando Gideon aveva guidato i sopravvissuti dall'accampamento di Vorik fino agli edri fluttuanti di Emeria, erano solo poche decine... pochissimi, aveva pensato a quel tempo. Molti di loro erano addirittura feriti... alcuni, come Vorik stesso, morirono nei giorni seguenti a causa delle ferite riportate. Nelle settimane seguenti erano giunti gruppi di profughi, uno dopo l'altro, in modo così graduale che lui non aveva notato quanto l'accampamento fosse diventato enorme. I guaritori avevano svolto un grande lavoro, quasi senza sosta, riportando in salute più soldati possibile, in modo che potessero affrontare la battaglia.

Ora Gideon era alla guida di un esercito... un variegato assortimento, messo insieme alla buona, ma anche un valido esercito di molte centinaia di soldati. Era un vero esercito di Zendikar, formato da membri da ogni parte del mondo, addirittura dal ghiacciato Sejiri, che era già quasi inabitato ancor prima della venuta degli Eldrazi. Kor, tritoni ed elfi marciavano di fianco agli umani e addirittura goblin e vampiri si erano uniti ai loro ranghi.

Gideon li osservò e sorrise. "Gli irregolari di Gideon", disse a se stesso, evocando un ricordo in parte piacevole e in parte triste della sua gioventù su Theros. Anche lui e i suoi amici erano un assortimento variegato e messo insieme alla buona... in contrapposizione con la rigida truppa Boros di Ravnica.

Ora, con Gideon al comando, questo esercito raffazzonato... l'esercito di Zendikar... iniziò la sua marcia per riconquistare Portale Marino, nelle mani degli Eldrazi.

I primi Eldrazi che incontrarono furono delle minuscole progenie, sparse tra le colline rocciose come pecore al pascolo. Ognuna si trovava alla fine di un sentiero di polvere biancastra, la devastazione che rimaneva nella loro scia. Gideon urlò e si lanciò alla carica dalla collina, seguito da una decina di soldati impazienti. Le sue lame volteggiarono, tagliarono e strattonarono gli Eldrazi, mentre le lance e le spade dei suoi alleati squarciavano e infilzavano quei mostri dotati di tentacoli in continuo movimento.

Alla sua destra, fuori dalla sua portata, un soldato urlò. Gideon si arrestò, guardandosi intorno per individuare da dove provenisse quell'urlo, ma venne assalito da altre progenie.

Le progenie caddero rapidamente sotto la carica iniziale e il gruppo dietro di loro creò un travolgente ed euforico slancio verso la città, come un vento che soffiava sulle spalle di Gideon. Si mise subito a correre, urlare, far volteggiare la sua arma in aria come uno stendardo, lanciandosi a capofitto in un altro mucchio di Eldrazi, più vicini alla città. Tre di loro erano di più grandi dimensioni ed essi impiegarono più tempo per sopraffarli. Le armi causavano tagli attraverso le piastre ossute e si facevano strada attraverso i tentacoli che si contorcevano, ma Gideon udì altre urla di dolore tra le grida della battaglia, generate dai taglienti artigli ossuti che squarciavano, perforavano e bruciavano le carni o riducevano in polvere con il loro tocco.

L'esercito continuò impetuoso ad avanzare, inesorabile come le orde Eldrazi, facendo breccia tra i nemici di Zendikar. Gideon conosceva solo la battaglia: i ritmi irregolari delle sue lame che spazzavano e schioccavano, degli attacchi Eldrazi che sferragliavano contro il suo scudo o venivano respinti da un'esplosione di energia dorata che proteggeva la sua pelle. Il ritmo del movimento dei suoi piedi, avanti e indietro, continuando sempre ad avanzare. Sempre più vicini alle bianche pietre di Portale Marino, al faro che divenne presto visibile, alto fino a toccare il cielo. Avanzava, senza sosta, con l'esercito di Zendikar dietro di sé.

Un tentacolo frastagliato sbucò da dietro la schiena di un soldato tritone alla sinistra di Gideon. Avrei potuto fermarlo, pensò Gideon con le budella che si torcevano, ma non c'era tempo per rimuginare sull'errore.

L'avanzata continuava.

Un ammasso di tentacoli che si contorcevano, con una testa ossuta sopra di loro, avvinghiò un trio di soldati alla sua destra. Scattò per attaccare quel nemico e gli tagliò la testa con un rapido colpo, ma ciò che rimaneva dei tre guerrieri era solo polvere che scivolava tra i tentacoli. Era stato troppo lento.

Non c'era tempo. Doveva continuare ad avanzare.

Una gigantesca mano ossuta lanciò un kor di fianco a lui verso l'alto. Gideon saltò oltre, squarciando il braccio e scagliando lo scudo contro il volto dell'Eldrazi. La mano si contrasse, sangue spruzzò tra le dita e il mostro e il kor caddero a terra nello stesso momento.

L'avanzata doveva continuare...

Picca Serpentina | Illustrazione di Jaime Jones

Molti degli abitanti di Zendikar stavano morendo. Sotto la sua guida, molti uomini e molte donne stavano correndo a capofitto verso la loro morte. Tornò improvvisamente su Theros, uno sfacciato giovane che stava scagliando la lancia di Eliod contro il dio della morte. Gli abitanti di Zendikar intorno a lui, quell'esercito raffazzonato che aveva paragonato con affetto ai suoi Irregolari, stava ora morendo proprio come erano morti i suoi Irregolari originali, a causa dei suoi sciocchi errori e della sua arroganza.

Il peso di quelle quattro morti non sarebbe mai stato sollevato dalle sue spalle. Quattro. Quante altre centinaia ne avrebbe dovute sopportare quel giorno?

Scosse la testa per schiarirsi le idee e comprese che il suo slancio in avanti lo aveva separato dal resto dell'esercito. Tracciando un ampio arco attraverso gli Eldrazi intorno a sé, ritornò verso le sue truppe. Le forze avanzanti erano state bloccate e ora un mare di Eldrazi si trovava tra lui e il suo esercito.

Molti di loro stavano morendo.

Non più uno stretto cuneo che penetrava verso Portale Marino, l'esercito si era sparpagliato e gli Eldrazi avevano trovato la strada tra i soldati. Comprese che le formazioni difensive erano state rotte, la carica offensiva era stata arrestata e i soldati erano stanchi. Per quante ore avevano combattuto?

La giornata era quasi terminata. Il faro di Portale Marino era ancora lontano, oltre un affollato campo di letali nemici. E l'esercito di Zendikar stava barcollando... morendo.

La colpa era tutta sua.

Munda, il condottiero kor che chiamavano "Il Ragno", si trovava a pochi metri alla sua destra e stava maneggiando il complesso groviglio di corde che gli aveva fatto meritare quel soprannome. Come Gideon, si era spinto troppo in avanti, si era allontanato dall'esercito degli abitanti di Zendikar e le forze stavano per abbandonarlo.

Gideon si fece largo e si portò al suo fianco. "Forza", gli disse.

Munda grugnì.

"Torniamo all'esercito", disse Gideon. "Dobbiamo radunarli".

Munda lanciò uno sguardo dietro di sé, all'esercito, a quella che prima era una linea intatta. "Hanno bisogno di aiuto", disse.

Nonostante i dubbi, Munda si mosse insieme a Gideon, schiena contro schiena. I due si erano spesso avventurati lontano dall'accampamento, a caccia di Eldrazi, e avevano imparato a combattere bene insieme. Ma il numero di Eldrazi che era loro addosso cresceva sempre di più e si insinuava negli spazi lasciati liberi dal movimento delle loro armi turbinanti.

Munda, Capo dell'Agguato | Illustrazione di Johannes Voss

"Per Zendikar!". Gideon gridò nel momento in cui la linea lacerata di soldati si divise e lo circondò. Il grido di risposta fu senza dubbio sincero, ma debole. "A me!", gridò e i soldati iniziarono l'attività laboriosa di riprendere quella che sembrava essere una formazione.

"Non riusciremo a vincere", disse Munda. "Non oggi".

Lo stomaco di Gideon di strinse. La sconfitta non era una possibilità che era pronto a prendere in considerazione.

"Un altro giorno", continuò Munda. "Se vivremo per vedere una nuova alba".

"Ritirata", disse Gideon, in parte a se stesso.

"Ritirata!", urlò un soldato vicino a lui. Si trattava di un kor che aveva già visto, una sentinella dell'accampamento. Dalla sua fronte scendeva sangue, oltre l'occhio e sulla guancia, come una lacrima.

"Ritirata!", ripeté Munda e il comando venne trasferito tra i ranghi.

Gideon lo provò immediatamente: quello che era stato uno slancio in avanti, quasi una pressione palpabile dietro di lui, venne meno e al suo posto ci fu una delicata spinta all'indietro, mentre l'esercito iniziava a indietreggiare.

"Ritirata!", urlò Gideon, mettendosi a guardia in fondo all'esercito che tornava sui suoi passi.

Truppe disciplinate sarebbero state in grado di mantenere la formazione anche allontanandosi dal nemico, proteggendo la ritirata. Per alcuni momenti, sembrò che l'esercito di Zendikar potesse riuscire in questa operazione. Munda rimase vicino a Gideon, aiutandolo a proteggere le spalle delle truppe.

Ma quelle non erano truppe disciplinate, almeno la maggior parte di loro. Erano robusti, impetuosi e determinati, assuefatti alle avversità di Zendikar e si erano ormai abituati agli orrori degli Eldrazi. Ma erano stanchi e gli Eldrazi li inseguivano implacabilmente.

E molti di loro erano morti.

La ritirata ordinata divenne una rotta. La sensazione di uno strattone sulla schiena divenne un vortice risucchiante, mentre i ranghi dietro di lui si dileguavano e si sparpagliavano come granelli di polvere.

"Mantenete la formazione!", urlò Gideon e il richiamo diminuì leggermente. I soldati più vicini rallentarono la ritirata e si rimisero in formazione, ma fu troppo tardi per gli altri. L'esercito di Zendikar... il suo esercito... era perduto.

Gideon, Munda e una piccola manciata di soldati rimasero isolati ad affrontare gli Eldrazi, come l'argine di Portale Marino che teneva a bada le acque del mare di Halimar.

Da qualche parte, lontano dietro di lui, un corno stava suonando una radunata. Non fece alcuna differenza a lui e alle ondate di Eldrazi che lo stavano assalendo. Ma almeno gli diede una direzione, in quell'assenza di un gruppo in ritirata ordinata. Mantenne il suono del corno dietro di sé e ritornò in modo angoscioso fino alle colline sopra la città.


Alla fine, nessun Eldrazi continuò a seguirli e Gideon voltò le spalle a Portale Marino e si riunì a ciò che rimaneva del suo esercito. In cima a un pendio, trovò Tazri dietro uno stendardo lacerato, insieme a un gruppetto di soldati... era stata lei a suonare il corno. Gideon giunse in cima e si guardò intorno, mentre gruppi di soldati stavano accendendo dei falò sulle pendici della collina. Quando il sole sfiorò l'orizzonte, l'esercito di Zendikar si era di nuovo riunito.

Munda gli diede una pacca sulla spalla. "Siamo tornati interi, amico mio", disse la kor.

"Abbiamo combattuto bene", rispose Gideon. "E sono lieto di rivederti, Tazri".

"È stato un disastro, comandante generale", disse lei con un tono che trasformava quel titolo in un'accusa del suo fallimento.

Gideon aggrottò la fronte per un lungo istante e Munda trattenne il respiro.

"D'accordo", rispose infine. "Che cosa ho sbagliato?".

"Nulla", rispose lei. "È andata così. Non hai fatto nulla".

Gideon senti il proprio volto arrossire. "Nulla? Ne avrò uccisi a decine. Ne ho salvati...", le parole si bloccarono nella sua gola. Decine? Forse. Ma non abbastanza.

"Sei un eroe oltre ogni confronto, amico mio", disse Munda. "I miei uncini ne hanno abbattuti...".

"Ma queste persone hanno bisogno di un comandante", continuò Tazri. "Ho fatto il possibile. Ho cercato. Ma loro si affidano a te".

"Ho guidato la carica", protestò lui, ma il suo cuore sentiva il peso di ogni morte che non era riuscito a impedire.

"Non è la stessa cosa. Li hai guidati... guidati da davanti, un ottimo esempio per le tue truppe". Si mise a ridere. "E tu ti aspettavi che il tuo esercito ti seguisse in una carica a capofitto nel mezzo della battaglia".

Gideon la guardò cupo. "Sì, mi aspetto che ogni soldato di questo esercito affronti la battaglia con tutti gli altri. Nessuno è un semplice spettatore".

"Tu ti aspetti che ogni altro soldato di questo esercito sia come te", rispose lei, puntando il dito sul petto di lui. "Guardali! Non ci sono mille Gideon laggiù".

"Fortunatamente", interruppe Munda con un grugnito.

"Certo", disse Tazri. "Certo. Mille Gideon sarebbero una potenza sicuramente minacciosa. Ma cosa potrebbero mai fare contro gli Eldrazi volanti? E contro quelli nei mari?".

Gideon osservò l'esercito, il contingente di tritoni e di elfi, con le loro imbragature e i loro attrezzi volanti, i vampiri e i goblin, i velalianti kor e i maestri di uncino e infine gli umani provenienti da ogni regione del mondo.

Illustrazione di Kieran Yanner

"Mille Gideon che brandiscono le loro fruste in aria e urlano 'Per Zendikar!' mentre si lanciano a capofitto contro il nemico. Potrebbe funzionare, se fossero tutti invulnerabili. Potrebbero sconfiggere gli Eldrazi, anche Ulamog in persona, grazie alla semplice forza bruta. Ma questo non è l'esercito che hai a disposizione, comandante generale".

"Pensi che io non lo sappia?", Rispose Gideon, sollevandosi su di lei. "Li ho visti morire. Tantissimi".

Tazri mise entrambe le mani sul petto di lui e lo spinse via, mentre l'aureola splendente intorno al collo diventava più intensa. "E io li ho visti combattere! Siamo abitanti di Zendikar, Planeswalker. Ognuno di noi è cresciuto in un mondo che sembrava determinato a ucciderci, ancor prima dell'arrivo degli Eldrazi. Ogni razza e cultura del nostro mondo ha un modo diverso di combattere, un modo diverso per gestire le minacce che il mondo ci scaglia addosso. Pochi di questi modi prevedono una carica a capofitto verso l'annientamento!".

Queste parole erano come un coltello nel petto di lui.

"Tu ispiri queste persone", continuò lei. "Vorik lo ha visto. Hai ispirato anche lui. Anche io l'ho sentito. Tu trasmetti alle persone la fiducia di poter dare il meglio e riesci a fare in modo che loro vogliano dare il meglio. Ma non offri loro la possibilità di darlo".

Gideon alzò le mani. "Non capisco", disse. "Che cos'altro serve loro?".

Tazri si voltò verso di lui. "Un piano!", rispose lei. "Una strategia! Hanno bisogno di sapere qual è il loro ruolo nell'esercito e il piano generale dell'attacco. Hanno bisogno di sapere che, se danno il loro meglio, riusciranno ad aiutare un'altra parte dell'esercito a rendere di più. Loro sanno quali sono i loro punti di forza, ma tu devi determinare come tutti possono collaborare e spiegarlo a loro".

Gideon vide il tormento nel suo volto, udì la confusione nella sua voce e improvvisamente la vide nel mezzo di una disastrosa battaglia, intenta a osservare i soldati morire, impotente. E comprese che non aveva solo deluso il suo esercito... aveva deluso anche i suoi comandanti.

"Vieni con me, Tazri", disse. "Munda, anche tu".

Con due comandanti al suo fianco, il comandante generale Gideon Jura scese dalla collina e si recò all'accampamento del suo esercito.


Nei giorni successivi, misero insieme un piano. Gideon incontrò ogni comandante dell'esercito, sia individualmente che in gruppo. Si allenò con i soldati, apprese le loro capacità e volò insieme a loro. Gli esploratori volanti... kor con i loro velalianti, elfi e tritoni sui loro bizzarri destrieri, vampiri che fluttuavano in modi a lui sconosciuti... gli riferirono regolarmente aggiornamenti sui movimenti degli Eldrazi e sullo stato di Portale Marino.

Ora era davvero il momento giusto.

Prima, era stato certo della vittoria, fiducioso nella sua invulnerabilità e nel semplice entusiasmo del suo esercito. Ora era sicuro di sé. Aveva un piano... l'esercito aveva un piano e ogni soldato era in grado di comprendere il modo in cui ogni singola abilità fosse in grado di portarli verso la vittoria. Erano un corpo unico e ogni parte era conscia del proprio ruolo. Padroneggiava il campo di battaglia e sapeva dove gli Eldrazi erano maggiormente concentrati. La vittoria non era certa, ovviamente, ma sapeva che era alla loro portata. Ogni soldato lo sapeva. Non combattevano più per la disperata speranza di sopravvivere, ma con un piano per vincere.

Un'altra alba inondò il mare a est con la sua luce dorata e i primi raggi di sole risplendevano sulle lance e sugli elmi che ricoprivano la collina. Le truppe erano già schierate in un'accurata formazione, pronte a marciare a un suo ordine. Quando vide il primo raggio di luce rossastra sollevarsi sull'orizzonte, fece schioccare le sue lame in aria e urlò "Per Zendikar!".

In qualche modo, anche dopo il massacro dell'assalto precedente, anche con quel numero enorme di soldati caduti, l'esercito di Zendikar rispose con un urlo che risuonò nelle sue orecchie.

Si misero in marcia. Le prime linee erano precise, organizzate e marciavano con perfetta andatura, seguendo il ritmo dei tamburi dei tritoni. Dietro di loro, Gideon sapeva che si trovavano i goblin che si muovevano freneticamente, gli elfi che oscillavano con i loro archi, le truppe volanti che perlustravano i cieli e un gruppo molto diverso di tritoni che, sotto il comando di Noyan Dar, ondeggiavano e si contorcevano nella trepidazione di eseguire la loro bizzarra magia del Torbido. Nelle prime file regnavano ordine e ritmo, tra i soldati vicino a lui, ma non tra gli altri. Diversi tamburi per diverse andature, ricordò a se stesso.

Mentre le armate aggredivano i primi gruppi sparsi di Eldrazi, Gideon urlò superflui promemoria e le linee marciarono in maniera ordinata. Le lame risuonarono e tagliarono. Gli Eldrazi caddero. I soldati feriti vennero recuperati e i soldati dei ranghi successivi ne presero il posto nelle linee. La maggior parte dell'esercito rimase in attesa, pronta a muoversi quando necessario. Era troppo presto per Gideon per mettere in campo le sue truppe più mobili.

Gideon combatté. Uccise molti Eldrazi. Riuscì a proteggere i soldati vicino a lui, quando ne ebbe l'occasione. Mantenne la posizione, in modo che gli Eldrazi non potessero penetrare le linee. Decise di insistere, nonostante le obiezioni di Tazri, nel continuare a guidare le armate dalla prima linea. Il compromesso che trovarono fu tuttavia di arretrare solo per pochi ranghi e solo occasionalmente, per ricevere informazioni da un esploratore volante... per essere sicuro di comprendere come si stesse sviluppando l'intera battaglia.

Uno di questi esploratori riportò informazioni allarmanti già il pomeriggio del primo giorno. Aveva intravisto qualcosa nell'oceano oltre Portale Marino: sembrava un esercito... una flotta? ... di mostri che nuotavano verso la città. Non erano Eldrazi, bensì serpenti, squali, piovre giganti e addirittura uno o due kraken, tutti diretti a Portale Marino come una marea. Gideon si sarebbe preoccupato, ma l'esploratore aggiunse che lasciavano dietro di sé brandelli di Eldrazi acquatici.

"Sono alleati, quindi", commentò Gideon. "Almeno per ora".

Pedina Piovra | Illustrazione di Craig J Spearing

L'esercito continuò la sua avanzata ininterrottamente e il faro di Portale Marino divenne loro visibile. La vista provocò un'ondata di entusiasmo nelle truppe... Gideon sentì la loro energia sotto forma di una pressione fisica nella schiena. Percepì anche la loro emozione, ma resistette alla brama di uscire dalle linee e di lanciarsi all'assalto. Tra l'esercito e le mura di Portale Marino si trovavano ancora molte ore di duri combattimenti.

Quando un esploratore lo informò di gravi perdite sul fianco destro, Gideon inviò altre truppe, attraverso segnali con il corno. Venuto a conoscenza dell'avvicinamento di Eldrazi volanti dalla direzione dell'Halimar, il mare interno, inviò un contingente di cavalieri volanti e di arcieri per respingerli. Inviò anche le armate goblin per spazzare via una massa brulicante di Eldrazi minori, che avrebbe distratto i soldati più forti dalle minacce principali.

Il sole, di un colore rosso sangue, iniziò ad abbassarsi verso l'orizzonte a occidente, creando alla battaglia uno sfondo di colori stupefacenti. Gli Eldrazi non mostravano ovviamente alcun segno di fatica e le ombre che si allungavano non sembravano indebolirli affatto. Gideon diede l'ordine, inoltrato dai corni, e le prime linee iniziarono un'attenta ritirata.

Gideon comprese di trattenere il respiro e si costrinse a riprendere a respirare e a dare fiducia alle sue truppe. Tutto ciò faceva parte del piano. Le linee di umani, kor, tritoni e fanteria elfica indietreggiarono e fresche truppe presero i loro posti... vampiri.

Gideon poteva sentire la tensione nei soldati che si stavano ritirando. Gli Eldrazi erano davanti a loro, i vampiri dietro di loro e il loro terrificante capo sanguinario, Drana, volteggiava sopra di loro... sembrava come se fossero intrappolati tra due nemici. Lui sapeva e tutti sapevano che i vampiri stavano combattendo per Zendikar, proprio come loro. Ma sapevano anche che i vampiri si nutrono di sangue. E l'intero esercito era affamato.

La manovra si svolse senza alcun incidente. I vampiri, ben riposati e non ostacolati dall'oscurità, si scagliarono all'attacco e fecero breccia tra le file Eldrazi con terribile entusiasmo. Erano evidentemente in grado di incanalare la loro fame e la loro sete di sangue nella ferocia della battaglia. Gideon e i ranghi di soldati dietro di lui provarono una sensazione di sollievo, anche se spossati dall'intera giornata di battaglia.

Questa era una parte del piano nella quale Tazri aveva superato le obiezioni di Gideon: si riposò, si nutrì con gli altri comandanti e trascorse la serata a discutere piani e strategie. Era stata una giornata positiva e Gideon doveva contare che la notte lo sarebbe stata altrettanto, anche se non era a combattere in prima linea. Riuscì anche a dormire. Ma appena la luce del sole fece capolino nel cielo a oriente, tornò dalle sue truppe sul campo di battaglia, riportando entusiasmo ai vampiri per un altro affondo.


Le mura di Portale Marino, costruite per proteggere la città dalle bestie e dai banditi, distrutte in vari punti durante la conquista da parte degli Eldrazi, divennero visibili il secondo giorno. Il lembo di terra che divideva il mare di Halimar dall'oceano si stringeva rapidamente, fino a incontrare l'enorme argine bianco di Portale Marino e le sue mura in rovina. Dal lato dell'Halimar si trovava un delicato pendio che portava a una spiaggia tranquilla; dall'altro, bianche scogliere si lanciavano verso l'oceano turbolento. La striscia di terra presentava una difficoltà particolare, in quanto lasciava entrambi i fianchi dell'esercito esposti agli attacchi di Eldrazi dal mare e dai cieli. Scendeva anche bruscamente fino all'entrata della città, rendendo difficile una marcia ordinata.

Il problema che attirò l'attenzione di Gideon non aveva nulla a che fare con il terreno o con gli Eldrazi. Si trattava di quella piovra gigante che si era arrampicata fino a metà della scogliera, di fianco alle sue forze, e sollevava un tentacolo gigante verso di loro. In particolare, stava osservando il tritone che era appollaiato in cima a quel tentacolo.

I suoi soldati lo osservarono in attesa di ordini, quindi mise da parte il suo sconcerto e camminò a grandi passi fino al bordo della scogliera per incontrare questo tritone. Era impressionante: la sua pelle cerulea luccicava con l'acqua, grandi pinne a strisce color indaco si sollevavano sul suo capo come una chioma scolpita in modo elaborato e indossava un enorme zaffiro blu incastonato sulla fronte in una specie di copricapo o corona. In una mano brandiva un'arma: una strana lancia biforcata, realizzata in quello che sembrava essere corallo rosso, leggiadramente incurvato alle due estremità gemelle. In qualche modo, sembrava... stranamente familiare.

"Ma guarda un po'", disse il tritone con un sorriso. "Hai portato un esercito per aiutarmi a conquistare la città?".

"Per aiutare...", balbettò Gideon.

"Il mio nome è Kiora", aggiunse il tritone.

Kiora, Signora delle Profondità | Illustrazione di Jason Chan

Lo sguardo di Gideon si posò sugli occhi scuri di Kiora. "Gideon Jura", rispose lui. "Comandante generale di questo esercito. Noi siamo giunti per riconquistare Portale Marino"... bloccò le labbra in un mezzo sorriso... "e accettiamo con piacere il vostro aiuto".

Lei si mise a ridere fragorosamente e sollevò la sua lancia. Un'onda si alzò nel mare dietro di lei e rivelò le scure forme delle enormi creature marine... la "flotta" che l'esploratore di Gideon aveva descritto.

"E io sono il comandante generale di questo esercito", rispose lei. "Io sono la Grande Onda, la Signora delle Profondità. Io ho affrontato una vera divinità... le finte divinità Eldrazi non riusciranno nell'impresa in cui Thassa ha fallito".

"Thassa?", Chiese Gideon con occhi spalancati. Ovviamente, il bidente. "Sei stata su Theros?".

Kiora gli fece l'occhiolino... un gesto inquietante di chiusura di due palpebre separate dello stesso occhio. "Allora sono lieto di accettare il tuo aiuto, Planeswalker".

L'onda che aveva evocato si infranse contro l'enorme argine bianco di Portale Marino. L'oceano traboccava di squali e balene, serpenti e kraken, che si scagliarono contro gli Eldrazi.

"La battaglia per la conquista di Portale Marino è iniziata, Gideon Jura. È meglio che ti affretti, se non vuoi rimanere indietro".

Il mostruoso tentacolo riportò Kiora nell'oceano sottostante e un'altra enorme onda si scatenò nel mare. Una nuova orda di Eldrazi, forse intenta a fuggire dalle onde di Kiora, si stava dirigendo verso l'esercito e Gideon iniziò a urlare ordini. L'"esercito" del tritone Planeswalker era una forza caotica che lui non poteva dirigere, ma poteva adattare l'assalto del suo esercito per sfruttare al meglio quegli inaspettati alleati. I corni suonarono per inoltrare gli ordini a tutto il gruppo e lui poté sentire un'ondata di energia rinnovata attraverso i soldati intorno a sé.

Le forze di Kiora coprirono efficacemente un fianco del suo esercito, rendendo più semplice raggiungere le mura esterne di Portale Marino... almeno in teoria. La difficoltà maggiore era però che gli Eldrazi continuavano a uscire da Portale Marino, vagando alla ricerca di qualsiasi cosa sembrasse una fonte di nutrimento nelle loro menti e la forma del terreno li portava direttamente a incrociare il cammino dell'esercito di Gideon. Non avevano più la possibilità di rimanere intorno alle più grandi concentrazioni di Eldrazi. Ora avrebbero dovuto affrontare il nemico di fronte.

Percepì la brama delle sue truppe. Con le mura di Portale Marino in vista, volevano lanciarsi in avanti, caricare il nemico e spazzarlo via da quelle terre. Riconobbe l'impulso, ma mantenne salde le prime linee e stabile la marcia. Non ci sarebbe stata una ripetizione della loro prima carica temeraria.

Avanzavano, continuamente... ma molto più lentamente. Gli Eldrazi erano come un diluvio che si scatenava uscendo dalla città e avrebbero dovuto conquistare a fatica ogni singolo passo.

Quando giunse un'altra notte, i vampiri di Drana riempirono di nuovo i ranghi del fronte e cercarono di mantenere la posizione, ma il loro numero era troppo ridotto per sopportare quell'ondata. La forza dell'assalto marino di Kiora sembrava essere mutevole come la marea notturna. I vampiri dovettero indietreggiare fino a raggiungere l'accampamento dietro di loro e i soldati esausti vennero svegliati nel mezzo della notte per respingere l'attacco degli Eldrazi nell'oscurità.

Guardia Notturna di Kalastria | Illustrazione di Jama Jurabaey

La notte difficile portò a progressi ancora più lenti il giorno successivo. Ma l'esercito riuscì a raggiungere le mura esterne di Portale Marino prima del tramonto. Le prime linee esultarono al contatto con la pietra, quando appoggiarono le loro mani sulla parete con un gesto familiare di venerazione. Per molti di loro, Portale Marino era la loro dimora e anche per gli altri le mura rappresentavano una tappa fondamentale sulla via verso la vittoria.

Un terzo della parete era ridotto a detriti e un altro terzo era polvere di gesso, ma almeno riusciva a incanalare in qualche modo i movimenti degli Eldrazi. Riuscire a conquistare quelle posizioni difensive... sebbene si trovassero dal lato sbagliato delle mura... aiutò i vampiri a respingere gli Eldrazi durante la notte, in modo da permettere agli altri soldati di riposare.

Il giorno successivo, alla quarta alba dall'inizio della loro marcia, l'esercito di Zendikar riuscì a sfondare le difese sulle mura e a penetrare in Portale Marino.

Improvvisamente, Gideon stava combattendo una battaglia diversa. Invece del campo aperto all'esterno delle mura, le due forze si incontrarono nelle strade della città e dovettero combattere in strette viuzze e piccole piazze. Come le mura esterne, molti degli edifici erano stati almeno parzialmente distrutti, ma anche uno scheletro in rovina di un edificio poteva offrire una copertura ed essere un ostacolo lungo il cammino dell'esercito. Una marcia disciplinata non fu più possibile.

Ciò significava che era giunto il momento di permettere ad altre forze di dare il loro meglio. I ranger elfi si mossero rapidamente e discretamente da un edificio all'altro, esplorando in modo da aiutare l'avanzata nella città delle singole squadre di soldati. I goblin furtivi si infilarono in stretti passaggi per scovare gli Eldrazi che si preparavano all'agguato... e riuscirono anche a salvare alcuni sopravvissuti che erano rimasti intrappolati sotto i detriti o nascosti in cantine fin dalla caduta della città. I velalianti e le altre forze aeree bombardarono grandi gruppi di Eldrazi con intrugli chimici, generando esplosioni di fiamme distruttive.

Gideon non poté più comprendere se stessero avanzando o se si stessero ritirando. Mentre le squadre di soldati liberavano e conquistavano un isolato, gli Eldrazi ne circondavano e riconquistavano un altro dietro di loro. Alcuni soldati avevano quasi raggiunto il faro, mentre altri stavano ancora combattendo contro gli Eldrazi alla parete. Non era neanche sicuro di come sarebbe stata una ritirata, ma gli Eldrazi erano ovunque, mentre i suoi soldati non erano semplicemente in numero sufficiente. Doveva inventarsi qualcosa.

Si fermò per un attimo, osservò sotto di sé un gigantesco Eldrazi sul punto di morte che si stava ancora dimenando e sentì la roccia tremare sotto i suoi piedi.

"Ho bisogno di occhi!", urlò. "Che cosa sta succedendo?".

Un tritone sul dorso di un'anguilla gigante giunse al suo fianco. "Zendikar!", urlò il tritone. "Zendikar combatte al nostro fianco!".

"Che cosa?".

"Alberi e pietre! La terra si solleva per distruggere gli Eldrazi!".

Gideon non riusciva a comprendere... finché non vide il primo elementale muoversi pesantemente. La sua forma era quella di una bestia gigante, ma la sua testa sembrava un'antica quercia, con una mascella spalancata tra le radici e con grovigli di rampicanti e legno come gambe. A ogni passo faceva tremare la pietra e la sua testa oscillava avanti e indietro, scagliando Eldrazi da una parte e dall'altra.

Girovago Silvestre | Illustrazione di Vincent Proce

Altri elementali divennero visibili, incombendo sugli edifici e muovendosi pesantemente nelle strade più ampie. Erano formati da legno e foglie, rami e rampicanti, macigni e ghiaia. Poche strade più avanti, in piedi tra due corna arcuate in legno, sul capo di un elementale torreggiante, vide un'elfa esultante, con le mani e gli occhi che brillavano di un verde intenso. Nissa era tornata. Ed era davvero tornata insieme a Zendikar.

I maghi del Torbido di Noyan Dar avevano intonato i loro canti per scatenare il potere distruttivo del mondo: "Il mondo si solleva! Si scuote! Lotta! Distrugge o muore!". E il mondo stava facendo proprio quello, non con l'imprevedibile e indiscriminato Torbido, ma attraverso le forze della natura incarnate in forme animate che marciavano sotto gli ordini di Nissa.

Gideon poté sentire il cambiamento delle sorti della battaglia. I suoi soldati erano più ispirati ed emozionati che mai. Zendikar era un mondo severo e la maggior parte di queste persone era cresciuta con la sensazione che il mondo stesse cercando di ucciderli. Ma ora, in un modo molto concreto, il mondo stava combattendo al loro fianco, uccidendo i loro nemici. Gruppi di soldati rimasero dietro gli elementali, incitandoli e uccidendo tutti gli Eldrazi che riuscivano a sfuggire dalla presa delle radici e dai colpi di pietra.

"Sollevami!", urlò al tritone, ancora sul dorso dell'anguilla sopra di lui.

Il tritone fece scendere il suo destriero e Gideon si arrampicò, prima fino al tetto di un edificio vicino e poi sulla sella dell'anguilla, appollaiandosi dietro al suo cavaliere. Insieme si sollevarono sopra la città e Gideon poté osservare ogni parte del suo esercito che stava lavorando insieme.

Mentre collaborava con i comandanti per formulare il piano d'attacco, utilizzò spesso la metafora di un corpo, in cui ogni parte lavora in armonia con le altre. Ora ne poteva vedere l'effetto. Le due armate... l'esercito di Zendikar, con i suoi soldati, i mostri marini e gli elementali, e le orde di Eldrazi... erano avvinghiate come due lottatori. Ognuna di esse occupava circa metà della superficie dell'argine di Portale Marino, con il faro tra esse. Gli elementali avevano aiutato a spazzare via gli Eldrazi che erano riusciti a oltrepassare le prime linee, offrendo agli abitanti di Zendikar una presa solida sulla loro metà della città.

E gli abitanti di Zendikar erano in vantaggio. La vittoria era nelle loro mani!

Infierire in Massa | Illustrazione di Tyler Jacobson

Al comando di Gideon, il cavaliere dell'anguilla lo depositò vicino al faro. Urlò ordini e i corni li trasferirono a tutto il gruppo. I soldati marciarono, i velalianti si sollevarono in aria, gli esploratori scivolarono tra gli edifici e la vittoria si avvicinò sempre di più.

Oltre il faro, la battaglia diventava gradualmente meno intensa. Invece di combattere contro un'ondata di Eldrazi che uscivano dalla città, gli abitanti di Zendikar spingevano gli Eldrazi fuori dalla città all'altra estremità. Le creature combattevano ancora; sembravano intenzionate come non mai a trasformare gli abitanti di Zendikar in cibo o polvere. Ma gli abitanti di Zendikar avevano lo slancio dalla loro parte ormai. Quando si fermarono per la notte, i soldati vampiri di Drana ebbero vita facile nel tenere a freno gli attacchi degli Eldrazi.

Era a mala pena mezzogiorno quando, il giorno seguente, la quiete tornò nella città. Un istante dopo, un urlo si scatenò dalle mura e si diffuse a tutte le truppe. Con il cuore che batteva forte, Gideon richiese un'osservazione dall'alto.

"I combattimenti sono terminati, comandante generale", lo informò l'elfa. "Non si vedono altri Eldrazi all'interno delle mura della città".

Gideon doveva vederlo con i suoi occhi. "Portami in cima al faro", disse. "Puoi portarmi lassù?".

L'elfa annuì e Gideon salì sul dorso dell'ondulata apparecchiatura volante. Un istante dopo, si stava già arrampicando su una finestra in cima alla guglia del faro e osservava Portale Marino.

La città era ridotta a rovine. Molti edifici erano diventati polvere e detriti e le strade erano piene di cadaveri. L'imponente argine aveva retto, ma sulla superficie poteva notare zone ricoperte dalla polvere della corruzione.

Ma Portale Marino apparteneva di nuovo a loro. L'esercito di Zendikar l'aveva riconquistata. Avevano vinto.

Un messaggero si unì a lui in cima alla torre e inviò i suoi ordini con il suo corno... due forti gruppi di soldati si radunarono alle estremità dell'argine, con pattuglie più piccole lungo il lato dell'Halimar a guardia dagli Eldrazi provenienti dall'acqua e arcieri lungo la parete che si affacciava sull'oceano. Avevano riconquistato Portale Marino, ma dovevano comunque difenderla.

Gli altri comandanti si unirono lentamente a lui e poi arrivò anche Nissa... e poi anche Kiora.

"Ho alcune domande per voi", disse ai Planeswalker sorridendo.

"Ne sono sicura", rispose lei.

Prima di poter porre le sue domande, udì le urla provenienti dalla città sottostante. Temendo che gli Eldrazi fossero riusciti in una nuova incursione, corse alla finestra.

Un tritone in una bianca armatura corallina che contrastava con la pelle rossastra stava correndo a tutta velocità verso il faro.

"Jori En?", chiese.

Stava urlando, ma lui non riuscì a dare un senso alle sue parole. Quando lei entrò nel fato, lui osservò l'interno delle scale per incontrarla.

Poi la udì pronunciare in maniera chiara: "Ulamog!".

Si incontrarono a metà della scala. Ansimante dalla fatica, ripeté l'avvertimento.

"Ulamog sta arrivando!"


I prossimi due racconti di Uncharted Realms metteranno in risalto i nuovi personaggi di Commander 2015. I racconti di Battaglia per Zendikar riprenderanno il 18 novembre!


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