Il racconto precedente: Nostalgia di casa

Su Kaladesh, la Fiera degli Inventori... l’intersezione tra creatività e genialità... ha avuto inizio. Gli inventori sono accorsi nella città di Ghirapur per partecipare all’evento indimenticabile. Questa è la loro occasione di scoprire e di mettersi in mostra, di persuadere i cuori della popolazione e dei giudici. Questo è ciò che si augura la devota ricercatrice dell’etere Rashmi; per sperare di riuscire a cambiare il mondo, ha bisogno che i giudici abbiano fiducia nelle sue invenzioni.


La città di Ghirapur e i suoi residenti si sono ormai abituati alla presenza dell’enorme inquirium dalla forma di uno scarabeo. La roteante e sofisticata struttura di ricerca si trova nella piazza centrale di Ghirapur, con le sue sei lunghe zampe metalliche sotto il corpo principale. Dove un tempo il traffico avrebbe rallentato fino a fermarsi, con i guidatori intenti a fissare con sguardo inebetito e a bocca aperta le sue bulbose e splendenti sporgenze metalliche, ora i mezzi di trasporto le sfrecciano vicino, come se non notassero neanche la sua presenza. L’inquirium era stato in quel luogo così a lungo che una famiglia di pavoni vi aveva stabilito la propria residenza, realizzano un nido in una fessura del segmento che più somigliava alla testa dello scarabeo. Anche quando, più o meno ogni ora, uno sfrigolante scoppiettio emerge dalle viscere del laboratorio e provoca una schiera di scintille crepitanti attraverso la torre di scarico, gli uccelli non si agitano più di tanto. La vita si è adattata; Ghirapur ha inglobato l’inquirium nella sua identità, insieme a molti altri elementi eclettici del paesaggio. Nessuno si ferma a chiedersi come siano le condizioni dei brillanti ricercatori che vivono al suo interno.

Anche Rashmi li ha del tutto dimenticati. Aveva dimenticato tutto tranne il dispositivo che stava progettando. Solo pochi mesi fa, l’argomento del trasporto della materia era diventato molto dibattuto nella solitamente sottomessa società di etereologi. All’interno del piccolo circolo di inventori, si era trasformato da una teoria di cui solo si sussurrava a un’ossessione. Ma solo Rashmi aveva un dispositivo in grado di alimentare tale impresa. Il suo pionieristico condensatore di etere, passato quasi inosservato quando lo aveva presentato la prima volta, sarebbe ora stato al centro dell'attenzione come elemento fondamentale del trasportatore. Era come se quel condensatore fosse costruito proprio per questa applicazione, come se lei, Rashmi, fosse nata proprio per questo esperimento. I percorsi dell’etere erano allineati e stavano portando in posizione ogni aspetto, fluendo con uno slancio inarrestabile verso il culmine.

Ce l’avrebbe fatta. Avrebbe completato il dispositivo, in tempo per la Fiera, in tempo per dimostrare al mondo che era possibile.

"Pinzetta". Rashmi tese la mano.

"Pinzetta". Il suo assistente vedalken, Mitul, mise lo strumento sulla sua mano.

Collegò un filo sottile, ascoltando il percorso dell’etere. Conoscere l’etere le permetteva di serrare il filo al punto giusto per renderlo stabile, ma senza causare uno sforzo eccessivo. "Calibro".

Mitul prese la pinzetta e consegnò il calibro. "Segno a 3084".

Rashmi incise il segno. "Siamo proprio al limite con questo".

"Posso farcela. Ho eseguito i calcoli. Tre volte". Mitul prese il calibro e le diede un punzone ottico.

Perforò la tubatura di metallo dorato e, con la precisione di un chirurgo, inserì il nuovo filamento, collegandolo al resto del circuito di etere. "Dovrebbe andar bene". Rashmi si alzò, si stirò il collo intorpidito e venne investita da un’ondata di eccitazione. Nonostante le centinaia di tentativi, provava una scarica ogni volta che era pronta per un altro; ogni tentativo sarebbe potuto essere quello giusto per confermare la loro teoria. Soprattutto adesso, con la Fiera così vicina.

"Si parte". Muovendosi con un portamento che Rashmi invidiava, Mitul camminò a grandi passi fino a un contenitore illuminato dalla luce del sole che penetrava dalla finestra della cupola. Strappò un fiore dal contenitore e lo depositò in un vaso che si trovava sul tavolo al centro della stanza. "Campione numero 848 pronto". Mitul indietreggiò.

Rashmi cercò di non pensare agli altri fiori che avevano preceduto il numero 848.

Sollevò il trasportatore dal banco da lavoro e lo portò nell’area di prova. Aveva la forma di un grande anello dorato, delle dimensioni della ruota di un incrociatore del Consolato. Tenendolo sopra la cima del fiore, Rashmi fece scorrere un deviatore dorato per attivare la valvola dell’etere. Le vibrazioni si propagarono dall’interno e il brillante etere blu sfrecciò all’interno dell’anello. Si aprì al Flusso, lasciando che gli altri sensi si affievolissero, per riuscire a vedere l’etere. Il percorso che seguiva attraverso il trasportatore era splendido. Le modifiche al progetto avevano alterato il flusso in modo da aggiungere un impulso ripetuto a intervalli intorno all’anello, ricordandole la coda di un bandar. Lo considerò un buon augurio; alcuni elfi consideravano i bandar portatori di buoni auspici.

"Penso che potrebbe essere la volta buona, Mitul", sussurrò. "Lo sento nell’etere". Le sue mani stavano tremando.

"In base ai miei calcoli, questa iterazione sembra promettente". L’espressione di Mitul non mutò e il suo comportamento fu il solito, professionale come sempre. Diversamente da lei, lui non sembrava mai impaziente o emozionato prima di un tentativo; era una forza costante e salda nel laboratorio, sempre concentrato sulle attività.

"Pronto?", gli chiese.

Mitul annuì. Era in piedi di fianco a un’altra scrivania su cui si trovavano varie apparecchiature di misurazione dell’etere, con la matita pronta sul suo diario da laboratorio. "Sono pronto".

Puoi farcela, Rashmi incoraggiò silenziosamente il campione 848. "D’accordo, farò partire il trasportatore tra tre... due... uno...". Lasciò l’anello e l’etere reagì crescendo al suo interno, mantenendolo sollevato e facendolo posizionare appena sopra il fiore.

"Orario di inizio del tentativo registrato". Mitul era intento a scarabocchiare. "Misurazioni iniziali dell’etere registrate".

Con un leggero rumore, l’anello iniziò la sua discesa, fluttuando verso i petali del fiore. La tensione di Rashmi era avvolta dal ronzio dell’etere. Non era in grado di distogliere lo sguardo dal suo flusso pulsante, mentre il trasportatore si avvicinava sempre di più al campione 848. Il ritmo aumentava ogni secondo, fino a superare i confini della propria struttura, poi iniziò a mutare. Rashmi vide le curve di solito armoniose compiere movimenti secchi; le fiorenti code di bandar si avvolsero le une sulle altre. Riconobbe questo tipo di comportamento. L’etere stava formando i percorsi che promettevano di sfidare le leggi del mondo.

Quando l’anello scese fino al livello dei petali, udì la voce di Mitul come se provenisse da un luogo molto lontano. "Orario di contatto registrato".

Rashmi trattenne il respiro.

Le punte dei petali oscillarono nel momento in cui l’anello passò su di esse. Il trasportatore dorato continuò a scendere.

Un altro tremolio.

Poi, all'improvviso, l’integrità strutturale dell’intero fiore svanì e, con un leggero schiocco, l’intero fiore implose in una forma sospesa di polvere. Un istante dopo, la forma esplose e ogni minima parte di materia venne scagliata lontano a grande velocità. I minuscoli proiettili vennero scagliati contro l’anello, macchiando il metallo e, in alcuni casi, squarciando l’anello. Il trasportatore scintillò e crepitò, il delicato filamento di etere stridette e si incendiò prima che Rashmi potesse sollevarlo.

"Tentativo fallito. Campione 848 disintegrato", dichiarò Mitul.

Rashmi sospirò e passò le dita lungo il metallo del trasportatore, per determinare il danno. Era convinta che questa sarebbe stata la volta buona.

"Nota", continuò Mitul, "le misurazioni hanno rilevato tracce di materia trasmutata, indicando che il campione 848 ha risposto in maniera corretta alla fase di contatto iniziale".

"Trasmutazioni in preparazione per il trasporto?". Rashmi raddrizzò le spalle e si sentì sollevata di spirito.

"Sembra di sì".

"Bene, se è così, dobbiamo solo riuscire a creare un ambiente più stabile".

"Condivido questa opinione", rispose Mitul. "Tenderei a suggerire di effettuare il nostro prossimo tentativo utilizzando un flusso di etere meno turbolento. Se aumentiamo il diametro della conduttura...".

"Potremo ridurre la turbolenza del flusso iniziale e diminuire l’incostanza!", terminò la frase Rashmi. "Mitul, è geniale!".

"Ritengo che l’ipotesi sia promettente, sì".

Era proprio per quello che il loro lavoro insieme era così produttivo. Nessuno di loro rimaneva scoraggiato a lungo. Rashmi aveva il Grande Flusso a ricordarle che era sulla via giusta e Mitul aveva fiducia nel metodo di ricerca iterativo. Nonostante non mettesse mai in discussione il rapporto tra lei e il Grande Flusso, Rashmi aveva la sensazione che Mitul non vi riponesse molte speranze. Partì dal presupposto che, come per molti vedalken di sua conoscenza, lui fosse intento nel processo interminabile di avvicinarsi alla soluzione ripetendo il metodo precedente con una piccola variazione. Sebbene non comprendesse come si potesse trovare ispirazione da quel tipo di iterazione, non lo aveva mai messo in discussione. Il fatto che le loro filosofie fossero diverse non era un fastidio per lei; la fonte dei loro stimoli non era importante. I fattori che li univano erano lo spirito ottimista e l’impegno nella loro ricerca. Non passava un giorno nel quale Rashmi non si sentisse fortunata per aver trovato un collega di ricerche così dotato e un amico come Mitul.

Il vedalken alzò lo sguardo dal suo registro degli eventi. "Le condutture sono in magazzino. Le vado a prendere subito". Quando finì di parlare, era già a metà della stanza. Da parte sua, Rashmi aveva già inserito il braccio fino al gomito nell’anello del trasportatore, per le dovute riparazioni.

Il tempo per le futilità era già trascorso. Nonostante Rashmi cercasse di ignorare la sua presenza distraente, sapeva che la data cerchiata sul calendario si stava avvicinando rapidamente. Le fasi di qualificazione per la Fiera degli Inventori sarebbero state una settimana dopo. La Fiera sarebbe stata la sua occasione per mostrare il trasportatore al mondo, ma, ancora più importante, ai giudici e ai benefattori. Avrebbe vinto, di questo ne era sicura, e poi avrebbe avuto sostenitori e finanziatori per le sue ricerche. Avrebbe avuto il supporto del Consolato invece di un approvvigionamento di etere in continua diminuzione. Magari avrebbe anche avuto una forza lavoro automatizzata tutta per sé per riempire l’inquirium. Ma stava pensando troppo al futuro. Ora doveva concentrarsi sul campione 849.


"Campione numero 887 pronto". La voce di Mitul era rauca; né lui né Rashmi avevano dormito negli ultimi due giorni. Era giunto il pomeriggio delle fasi di qualificazione per la Fiera degli Inventori e non erano ancora riusciti a portare a termine alcun tentativo. Questa sarebbe stata la loro ultima possibilità. Se questo tentativo avesse avuto successo, avrebbero avuto solo il tempo sufficiente per impacchettare l’anello, caricarlo su un carrello e andare all’arena per la prova. Se questo tentativo fosse fallito, tutto sarebbe andato in fumo.

Rashmi tenne l’anello sopra il fiore leggermente afflosciato. Le sue braccia tremarono, non dall’emozione, bensì dalla stanchezza. Perché il Flusso l’aveva portata fino a questo punto, se non era destinata a vincere la Fiera? Perché l’aveva spinta così intensamente per poi vederla fallire? Avrebbe voluto gridare. Ma non lo fece. In quel momento vide Mitul reprimere uno sbadiglio e qualcosa si destò in lei. Non avrebbe potuto arrendersi, non ancora.

C’è ancora un’altra possibilità, disse a se stessa. Si sforzò per rimuovere dalla mente tutti i pensieri cinici. Disse a se stessa che forse lei e Mitul erano destinati a faticare fino all’ultimo momento. Forse questo era tutto uno schema preparato dal Grande Flusso. Forse questo sarebbe stato il loro ultimo momento. "D'accordo, proviamoci", disse con tutto lo slancio che riuscì a raccogliere. "Tra tre... due... uno...". Lasciò andare l’anello.

"Orario di inizio del tentativo registrato". Mitul prese nota nel suo registro. "E misurazioni registrate". Si stropicciò gli occhi tinti di rosso.

Rashmi cercò di assumere il ruolo di osservatrice imparziale, ma, nel momento in cui l’anello si avvicinò ai petali incurvati del fiore, si ritrovò di nuovo a trattenere il respiro e a sperare. Doveva funzionare, questa volta, doveva assolutamente funzionare.

L’anello oltrepassò il petalo più in alto. "Orario di contatto registrato", disse Mitul.

Il petalo oscillò. Non implodere. Non implodere, implorò Rashmi.

Un altro tremolio.

Poi un altro.

L’anello era giunto a metà della corona del fiore. Una sensazione di entusiasmo iniziò a svilupparsi dentro Rashmi. Doveva essere la volta buona. Osservò con meraviglia i percorsi che si aprivano una strada attraverso lo spazio. Osservando nell’etere, riuscì quasi a vedere l’apertura che si stava formando nel tessuto del mondo. Fu dispiaciuta di aver dubitato. Riusciva a mala pena a credere a ciò che stava avvenendo davanti ai suoi occhi. L’intero fiore si chiuse e si schiuse, ogni muscolo di Rashmi si irrigidì e poi...

POP! Il fiore implose.

Rashmi si sentì congelare le viscere. No. L’anello crepitò e scintillò. No. Udì il filamento tendersi e spezzarsi. No! Non sarebbe dovuta andare così. Non poteva essere.

"Tentativo fallito. Campione 887 disintegrato", dichiarò Mitul.

Rashmi non si curò neanche di sollevare l’anello per rimuovere i resti dell’esplosione del fiore. Non c’era utilità nel recuperarlo... era tutto finito. Si voltò, non riuscendo a continuare a guardare. Udì vagamente lo sferragliare sul piano del tavolo e il suono squillò nella sua testa come la campanella di fine lezione all’accademia. La prova era terminata e lei aveva fallito.

"Aggiunta: nel tempo successivo il completamento registrato del tentativo relativo al campione 887, ulteriori osservazioni hanno rivelato una differenza nel modo in cui le onde dell’etere hanno agito sulla materia organica e inorganica". La voce di Mitul scosse Rashmi come un getto d’acqua su una ferita aperta.

"Mitul, non c’è alcun motivo di continuare le registrazioni". Osservò le rosse notifiche di mora sulla lontana scrivania. "Avrei dovuto dirtelo molto tempo fa. Mi dispiace molto, ma l’inquirium è...".

"Rashmi", la interruppe Mitul. Era strano udirlo pronunciare il suo nome; avveniva molto raramente. "Rashmi". Qualcosa nella sua voce la fece voltare. "Gu... guarda". Stava indicando l’angolo del laboratorio, sbattendo rapidamente le palpebre.

Rashmi seguì la linea del suo dito. Laggiù, appoggiato contro la parete, all’interno di un piccolo cerchio, si trovava il vaso. Rashmi ansimò. Si voltò di nuovo verso il tavolo al centro della stanza; vi era solo l’anello. Il suo primo pensiero fu di un’illusione ottica. Poteva essere un vaso diverso. Ma non vi furono dubbi; era l’unico vaso nell’intero laboratorio. Aveva oltrepassato due barriere di ferro, una pila di apparecchiature e Mitul stesso, trovandosi ora delicatamente appoggiato alla parete, chiaramente all’interno del cerchio a cui era destinato il fiore.

Rashmi si mise a ridere. Fu una risata dal suono bizzarro che la colse di sorpresa. Avrebbe potuto continuare a ridere, ma il cuore le balzò in gola e rischiò di soffocarla. Non riuscì a pronunciare neanche una frase. "Mitul... Mitul... ce... ce l’ab...".

"Sì". Mitul stava ancora sbattendo rapidamente le palpebre. "Siamo riusciti a teletrasportare la materia inorganica".

"Ha! Ce l’abbiamo fatta!". Calore e umidità premettero contro il fondo degli occhi di Rashmi e lei corse verso il suo amico, avvolgendo le braccia intorno al collo dell’alto vedalken. Lo strinse. "Ci siamo davvero riusciti".

"In base alle osservazioni, sì", disse Mitul, districandosi dall’abbraccio di lei. "Ora, devo occuparmi della registrazione di questi risultati. Non posso permettermi di farmi coinvolgere da queste emozioni potenzialmente distraenti quando la scienza richiede la mia attenzione".

Rashmi rise di nuovo; sembrava essere l’unica reazione di cui era in grado in quel momento.

"Non pensare però che io non sia emozionato". Mitul offrì un leggerissimo sorriso, con un minimo sollevamento degli angoli della bocca. "Sono molto emozionato. Sì, davvero". Riprese il contegno, mise la penna sul foglio e si schiarì la gola. "Eccoci: riguardo al più recente tentativo, appare che i fenomeni che abbiamo osservato siano stati generati dall’interazione tra la materia organica e lo spazio transdimensionale. Abbiamo effettuato le iterazioni del nostro progetto, ma non abbiamo mai modificato la natura del nostro campione". L’attenzione di Mitul per i fatti sembrò avergli ridato il controllo delle palpebre.

Il suono rassicurante e familiare della sua voce fece tornare in se stessa anche Rashmi. "La Fiera!", urlò.

La concentrazione di Mitul non venne interrotta. "Procedo ora a documentare tutte le caratteristiche osservabili del vaso, per garantire che il trasporto sia stato comp...".

"No, Mitul, non c’è tempo!". Rashmi afferrò il trasportatore dal tavolo. "Dobbiamo andare alla Fiera, alle fasi di qualificazione!".

"Oh!". Mitul si voltò e i suoi occhi si illuminarono. "Oh, sì, hai ragione". Lasciò quasi cadere il suo registro. "Sono investito da un’ondata di adrenalina tale da non riuscire a ragionare correttamente. Terminerò la documentazione al mio ritorno. Se impacchettiamo tutto ora, dovremmo avere abbastanza tempo da inserire il dispositivo negli appropriati imballaggi di sicurezza e trasportarlo via terra, che sono sicuro sarà affollata e richiederà una ridotta velocità di trasporto, con un arrivo all’arena con la richiesta ora di anticipo rispetto al momento programmato per la nostra dimostrazione".

"Perfetto". Rashmi stava ispezionando l’anello. "Per prima cosa, avremo bisogno di un nuovo filamento. Questo è andato in fumo".

"La causa deve essere stata il contatto con la materia organica", disse Mitul. "Prevedo che, quando trasporteremo solo materia inorganica, non assisteremo a tale comportamento".

"Speriamo di no". Rashmi andò al banco da lavoro e si mise a spelare la filigrana per scoprire il filamento. "Preferirei non offrire ai giudici uno spettacolo di fuochi d'artificio".

"No, non penso ne sarebbero lieti". Rashmi giurò di aver intravisto Mitul sogghignare mentre si dirigeva verso il magazzino.

Rashmi passò le sue dita sulla filigrana. Vi erano alcune incisioni e graffi, ma nulla che avrebbe interferito con il funzionamento. Ciò che avrebbe trasportato la materia da un lato all’altro della stanza! "Ce l’abbiamo davvero fatta", sussurrò Rashmi. Diede un'occhiata al vaso dietro di sé. Una parte di lei non poteva credere che fosse davvero laggiù, ma era così. "Non avrei mai dovuto dubitare". Chiuse gli occhi. Vide il Grande Flusso che risplendeva brillante davanti a lei. Il suo calore la avvolse. Si avvicinò.

Illustrazione di Magali Villeneuve

"Non abbiamo altri filamenti". Al suono della voce di Mitul, Rashmi spalancò gli occhi. Entrò con un balzo nella stanza. "Sono terminati. Sapevo che la nostra riserva era in diminuzione. Avrei dovuto... ma non c’è stato il tempo di ordinarli. Le iterazioni continuavano a dover avvenire. Ma questa non è una scusa... la responsabilità è solo mia. Non mi aspetto che tu riesca a perdonare il mio errore". Le sue dodici dita stavano sventolando davanti al suo lungo volto blu.

"Mitul, va tutto bene". Rashmi gli mise una mano su una spalla. Lei provò stranamente una sensazione di tranquillità. Poteva percepire la guida del Flusso e sapeva esattamente ciò che avrebbero dovuto fare. "Imballa il dispositivo", gli disse. "Lo porteremo al mercato, prenderemo un filamento e poi andremo alla Fiera. Dovremmo riuscire ad arrivare all’arena in tempo per le fasi di qualificazione".

"Oh". Mitul sbatté le palpebre. "Oh, sì". Emise un lungo sospiro. "Potrebbe funzionare".

"Funzionerà", gli rispose Rashmi. "Questo è il nostro momento".


Rashmi si coprì gli occhi. Tutto brillava nella luce del sole calante: gli automi in metallo rifinito, l’architettura splendente e i fluenti stendardi, nastri e decorazioni che rivestivano la piazza.

Illustrazione di Jonas De Ro

La Fiera degli Inventori era stata costruita intorno all’inquirium mentre loro vi avevano lavorato all’intero in questi ultimi mesi, inconsapevoli di tutto ciò. Era come se Rashmi si fosse ritirata nel suo laboratorio su un mondo e fosse uscita in un altro, un mondo che era un gigantesco labirinto di metallo luccicante e di festa. Ma in quel momento non c’era nulla per tutto ciò. Il Flusso la stava spingendo con urgenza. "Da questa parte", disse a Mitul, indicando le enormi ali da pavone in lontananza, che indicavano l’entrata del mercato. Ma, prima che potesse compiere un passo, un automa incrociò il loro cammino.

"Benvenuti alla Fiera degli Inventori!", disse giubilante. "L’intersezione tra creatività e genialità".

Lei si voltò per passargli di fianco, manovrando il carrello con il trasportatore, ma un secondo giunse immediatamente. "Non perdetevi le corse a propulsione dei dragster a Circuito Ovale! Acquistate subito i vostri biglietti".

Rashmi si fece indietro e cercò una via di fuga.

"Visitate lo zoo da cento acri! Ricco di costrutti di animali!".

Era circondata.

"Forse troveremo una via alternativa da quella parte". Mitul andò avanti e Rashmi lo seguì, con una schiera di automi.

"Stupitevi di fronte all’architettura di ingranaggi vivente progettata da alcuni dei più rinomati maestri del metallo di Ghirapur. Non è sorprendente?".

"Sì, sì". Mitul fece allontanare un automa. "Abbiamo una certa fretta".

Non era abbattuto. "Preferite invece gli scontri tra automi?".

"No. Chiedo perdono...".

L’automa si rifiutò di lasciar passare Mitul. "Ricordate che i gremlin non possono entrare nell’area della fiera".

"Certo che no, sarebbe assurdo. Ora, permettetemi di insistere...".

"Siete invitati a non introdurre bombole di etere dall’esterno. Se assistite ad attività sospette, segnalatele alla più vicina Sentinella o Autom...".

"Per favore, levati di mezzo!". Mitul si liberò con decisione dell’automa. "Fatto". Chiamò Rashmi. "Credo che ora riusciremo a raggiungere il mercato".

Rashmi si affrettò a spingere il carrello oltre l’automa confuso che stava dicendo loro di godersi la giornata alla Fiera degli Inventori. Non aveva mai visto Mitul così energico. Lo osservò, esaminandolo per un attimo; stava forse subendo anche lui la spinta del Flusso? Forse un giorno sarebbe stata in grado di convincerlo dell’esistenza di forze che il suo approccio analitico non era in grado di spiegare. Ripresero un buon ritmo e si diressero verso il mercato dorato.

Illustrazione di Craig J Spearing

Il sole stava calando all’orizzonte, appena sotto le grandi piume del cancello del mercato, e percorsero il Nono Ponte, fino a trovarsi davanti al negozio di Remi. Gli ingranaggi della porta stridettero e risuonarono nel momento in cui Rashmi entrò con il carrello. Vennero accolti dagli aromi di metallo rifinito, ruggine dolce e grasso pungente... era un insieme che normalmente avrebbe tranquillizzato Rashmi, ma ora ebbe solo l’effetto di incrementare la sua sensazione di urgenza. Prese da una tasca il filamento rotto. "Stiamo cercando la serie WP", disse a Mitul. Entrambi sapevano esattamente dove guardare. La parete sul fondo, con i suoi scomparti sistemati perfettamente e organizzati con un codice a colori. Acquistavano la maggior parte delle loro apparecchiature da Remi; aveva i prezzi migliori e permetteva loro di rimanere a osservare gli scontri sotterranei tra automi.

"Dovrebbe essere proprio...". Mitul estrasse un contenitore verde. "Qui".

Era vuoto.

Rashmi venne presa dal panico, ma solo per un istante. "Sono sicura che ne abbia alcuni nel retro. Remi!", lo chiamò, intravedendo l’alta figura blu del mercante tra gli scaffali.

"Chi è? Ho sentito proprio...? Rashmi! Mitul! Da quanto tempo!". Remi, macchiato di grasso, si fece strada attraverso il negozio e si pulì le mani con uno straccio. Lanciò lo straccio sopra una spalla e poi abbracciò Rashmi. "Sei qui per...".

"Ci serve un filamento", lo interruppe Rashmi. "Serie WP". Mitul aveva ancora in mano il contenitore vuoto.

"Huh?". Remi osservò il contenitore. "Anche quelli sono terminati? Questi inventori sono peggio dei gremlin, mi svuoteranno anche la casa".

"Ne avrai qualcuno nel retro", rispose Rashmi, cercando di non far trasparire il terrore crescente.

"Temo di no, amici miei". Remi scosse la testa. "Il retro è vuoto come gli scaffali. È stato un assalto continuo fin dall’arrivo del primo treno da Peema. Sembrava essere sotto assedio. Tutti avevano bisogno di un pezzo di ricambio di questo e una riserva per quello. Non potrò rifornirmi fino all’arrivo della spedizione da Lathnu".

"Una spedizione. Quando?".

"Oh, più o meno tra tre giorni".

L’ultimo brandello di decoro di Rashmi scrollò. "No, no, no. Remi, abbiamo bisogno del filamento immediatamente. Ti prego, devi avere ancora qualcosa".

"Vorrei poterlo avere. Lo sapete che voi due siete i miei inventori preferiti".

Non sarebbero stati inventori ancora per molto, se non avessero trovato un filamento. Le immagini delle note di pagamento invasero la mente di Rashmi. Le sue mani iniziarono a sudare. Improvvisamente, il negozio sembrò troppo piccolo.

"Ah, bene, allora dobbiamo compiere la successiva azione logica". La voce di Mitul era ferma, ma le sue lunghe dodici dita armeggiavano con difficoltà per rimettere il contenitore vuoto al suo posto. "Dobbiamo controllare gli altri negozi".

"Gli altri negozi". Rashmi cercò di controllare il suo crescente isterismo, a fatica. "È logico. Sì".

"In base a ciò che sento, sono tutti vuoti come una bombola di etere esaurita", asserì Remi.

Rashmi era già a metà del corridoio, intenta a spingere il suo carrello. Corse fuori dalla porta e si infilò direttamente nel negozio successivo sul ponte. Se avesse dovuto, li avrebbe controllati tutti.

"Mi spiace molto...".

"Vorrei potervi aiutare, ma...".

"Sapete, siete la seconda persona che mi chiede la serie WP oggi...".

"Questa è una giornata di acquisti folli...".

"Tornate domani...".

"Sono tutti terminati...".

Sembrava che non ci fosse un filamento della serie WP in tutta Ghirapur.

Lo sfinimento iniziò a farsi sentire e Rashmi si accasciò sulla ringhiera del ponte. Mitul continuò a provare nei negozi dall’altro lato, con lo sguardo verso terra. Sospirò. "Questa è colpa mia".

Non lo era, ma Rashmi non riuscì a fargli dire diversamente. Non in quel momento. Si tolse le lunghe ciocche dal collo e osservò il sole calare sulle acque in lontananza. La loro dimostrazione sarebbe iniziata dopo pochi minuti e l’avrebbero persa. Sembrava impossibile essere con il trasportatore, così vicini, ma senza il necessario per completarlo.

Non era più invasa dal panico, non era più furiosa; aveva solo il cuore spezzato. Era una questione più grande del semplice trasportatore di materia; si trattava dell’intero inquirium. Senza sostenitori e finanziatori su cui contava di fare affidamento dopo la Fiera degli Inventori, avrebbero perso tutto. Era giunto il momento di dirlo a Mitul.

Lo stomaco di Rashmi si strinse. Si trovò a volgere lo sguardo verso un automa dedicato al trasporto della posta, in modo da non dover guardare direttamente il suo amico.

Illustrazione di Craig J Spearing

"Mitul, saremo costretti a chiudere l’inquirium. Non abbiamo più tempo. È colpa mia. Ho investito tutto quello che avevamo su questo progetto e ora...". La sua voce si bloccò e non riuscì a terminare la frase. "Sono mortificato. Lavorare con te in questi ultimi anni è stato un vero onore". Prima che lui avesse il tempo di rispondere, lei afferrò il carrello e se ne andò, incamminandosi lungo il ponte verso il tramonto.


L’inquirium non era il luogo in cui Rashmi sarebbe voluta essere in questo momento, ma non c’erano altri luoghi della città in cui lei sarebbe voluta essere. L’intensità delle emozioni e l’ondata di festeggiamenti erano eccessivi. Trascinò l’apparecchiatura su per le scale e aprì la porta. Avrebbe dovuto iniziare a preparare le valigie; non c’era motivo per attendere ulteriormente.

"Sei viva quindi!". Il suono della voce dell’amica fece quasi cadere Rashmi indietro nelle scale.

"Saheeli?". La giovane e brillante inventrice si trovava ora nel mezzo del laboratorio, praticamente illuminata dall’elegante rete di metallo colorato e splendente che la avvolgeva con stile sulle braccia e alla vita. Aveva l’aspetto del sole in una giornata nuvolosa.

Illustrazione di Willian Murai

"Ti ho cercata ovunque". Saheeli osservò Rashmi e aggrottò le sopracciglia. "Hai un aspetto terribile. Che cosa ci fai tu qui? Sei appena stata chiamata nell’arena".

Le lacrime riempirono gli occhi di Rashmi; non riuscì a frenarle.

"Che cosa c’è?". Saheeli era al suo fianco, con un braccio intorno alle spalle di Rashmi. "Che cosa è successo?".

Rashmi scosse la testa. "Tutto è finito. Un filamento rotto, tutto per colpa di quello. E non ci sono pezzi di ricambio disponibili. Non uno nell’intera città". Si asciò andare a un pianto.

"Oh. Shhh, shhh". Saheeli accarezzò la schiena di Rashmi. "Ascolta. Avevi un pezzo di metallo danneggiato e non ti è venuto in mente di chiamarmi?".

Rashmi singhiozzò. "Tu?". A quel punto ebbe un’illuminazione. "Tu! Tu puoi ripararlo". Ovviamente Saheeli ne era in grado. Lei era in grado di padroneggiare il metallo, lavorando anche con i pezzi più delicati nei suoi progetti; sarebbe riuscita a riparare praticamente qualsiasi cosa. Nel momento di panico, Rashmi non aveva affatto pensato a Saheeli. Il suo isolamento di vari mesi le aveva fatto dimenticare tutto ciò che si trovava all’esterno dell’inquirium.

"Certo, fammi vedere". Saheeli tese la mano, impaziente.

Rashmi cercò il filamento rotto nelle sue tasche, ma si fermò prima di darglielo. "Non servirà a nulla. Non sono stata presente per la mia dimostrazione".

"Oh, di quello non mi preoccuperei", sorrise Saheeli in modo complice. "Conosco Padeem abbastanza bene. Sono sicura che, se le parlerò del tuo condensatore di etere, sarà troppo curiosa per non volergli dare un’occhiata".

"Lo faresti davvero?".

"Come hai detto tu, il condensatore potrebbe non essere appariscente, ma è il tipo di invenzione che può essere utile agli altri. Chissà per cosa potrebbe servire, un giorno".

"In realtà, mi viene in mente almeno un utilizzo", rispose Rashmi, che non riusciva a trattenere l’emozione. "Saheeli, ce l’ho fatta, ce l’abbiamo fatta. Io e Mitul abbiamo progettato un trasportatore di materia... e funziona! Abbiamo trasportato un vaso da un lato all’altro del laboratorio". Andò avanti e indietro, indicando il luogo in cui si trovava il vaso. "Ci puoi credere? Non so neanche come abbiamo fatto con esattezza. Le equazioni sembrano indicare che abbiamo operato con forze esterne a questo mondo. Quando osservo nell’etere, posso vedere che si apre per creare un percorso, un percorso attraverso l’infinito. È fantastico. Ed è appariscente! Stupiremo Padeem e gli altri giudici. E tutto questo grazie a te". Passò il filamento a Saheeli. "Sono in debito con te, davvero".

Ma Saheeli non prese il filamento e non si mosse.

"Che cosa c’è?", chiese Rashmi.

Saheeli abbassò lo sguardo e fece un passo indietro. "Mi dispiace. Non voglio farlo. Non voglio ferirti, amica mia. Ma non posso".

"Non puoi cosa?". Rashmi era confusa.

Saheeli scosse la testa e alzò le mani. "Non posso aiutarti".

"Ma hai detto che...".

"Avevi detto che era un condensatore di etere". Sembrava che Saheeli si stesse agitando.

"Lo era. Ma poi abbiamo realizzato questo. Questo è molto meglio, molto molto meglio".

"Non lo puoi sapere. Non sai neanche come funziona. Non conosci le possibili conseguenze di ciò che hai progettato. È troppo pericoloso".

Rashmi riusciva a mala pena a comprendere ciò che Saheeli stava dicendo. "Ovviamente ci sono dei pericoli, ma eseguiremo altre prove e continueremo con le iterazioni. È proprio per questo che dobbiamo vincere la Fiera degli Inventori. Ho bisogno del supporto del Consolato per poter perfezionare il progetto. Stiamo per scoprire qualcosa di speciale, qualcosa di stupefacente che cambierà il mondo".

"Hai mai considerato l’ipotesi che esistano dei cambiamenti di cui il mondo non ha bisogno?", scattò Saheeli. Oltrepassò Rashmi e si avviò verso la porta.

"Dove stai andando?", la chiamò Rashmi, con la mente confusa, cercando di comprendere che cosa stesse accadendo.

"Non è mia intenzione ferirti", ripeté Saheeli mentre se ne andava. "Ma non posso aiutarti".

"Aspetta". Per la seconda volta in quel giorno, Rashmi venne colta dal panico. "Saheeli, ti prego. Non capisco. Ho bisogno del tuo aiuto". Corse dietro la sua amica e la afferrò per un braccio. "Ti prego".

Saheeli si voltò, con le guance arrossate e lo sguardo severo. "Ho detto che non ti posso aiutare. Forse sei troppo vicina per comprenderlo, ma ciò che hai realizzato non è qualcosa che deve esistere".

Rashmi osservò stupita la sua amica. La sua confusione si tramutò in rabbia. "Pensavo che tu credessi nell’innovazione senza limite. Pensavo che tu volessi che venissero create opere memorabili. Pensavo che tu volessi aiutare a realizzare opere memorabili".

"Non questo". Saheeli si liberò dalla presa. "Devo andare". Scese le scale.

La rabbia di Rashmi crebbe. "E poi? Credi nell’innovazione solo quando sei tu a realizzarla? Solo quando sei tu a ricevere tutte le attenzioni?".

Il collo di Saheeli si irrigidì.

"La tua vita è sempre sotto i riflettori, Saheeli. Questo è il mio turno. Sei gelosa? Sei preoccupata che la tua invenzione non sia l’oggetto più splendente della Fiera?".

Le mani di Saheeli si strinsero a pugno, ma non si voltò e non rallentò. Rashmi osservò la donna che pensava fosse sua amica andarsene nel momento in cui più aveva bisogno di lei.


Saheeli aveva partecipato agli scontri tra automi con i rinnegati per tutta la notte. Questo aspetto non è sicuramente stato di aiuto.

Era giunta direttamente all’arena principale della Fiera... il luogo in cui avrebbe svolto il suo ruolo di giudice di giorno e sede dei duelli tra tempralesti di notte... dopo aver lasciato l’inquirium di Rashmi. Fortunatamente, vi erano molti inventori impazienti di mettere alla prova le loro creazioni, perché non poteva attendere un altro momento prima di affondare gli artigli del suo automa in qualcosa da frantumare.

Fin dal primo incontro, aveva sconfitto non meno di due decine di creazioni metalliche. Molti dei resti stavano ancora venendo spazzati via dall’arena. Ora che il sole si stava alzando, lei era intenta a controllare uno dei suoi progetti preferiti, un uccello slanciato, che stava per affrontare un rozzo automa verde. Secondo lei, l’invenzione torreggiante dall’altro lato dell’arena sembrava uno dei giganti che occasionalmente si spostavano attraverso la città. Un motivo in più per distruggerlo.

"Che la battaglia abbia inizio!", annunciò il presentatore dall’alto.

La folla sugli spalti esultò nel vedere Saheeli lanciare all’attacco il suo uccello, diretto verso il collo del gigantesco automa.

Illustrazione di Victor Adame Minguez

Colpito! Un attacco perfetto. Fischi e sibili risonarono e il bruto vacillò. Ancora un colpo a segno come quello e lo avrebbe abbattuto. Grugnì per la noia. Non stava funzionando. Se solo uno di quegli inventori fosse riuscito a realizzare qualcosa in grado di metterla in difficoltà, qualcosa che avesse potuto distrarre la sua mente. Era giunta in quel luogo alla ricerca di una distrazione, ma durante l’intera notte non era riuscita a pensare ad altro che il trasportatore di materia, l’espressione di Rashmi e le sue parole pungenti.

Saheeli preparò l’uccello per un secondo attacco. Come poteva Rashmi averla accusata di essere gelosa? L’invidia era stata ben lontana dalla sua mente nel momento in cui la sua amica le aveva detto del trasportatore di materia. Come aveva potuto osare? Saheeli lanciò l’uccello all’attacco, sempre verso il collo... ma questa volta il bruto bloccò l’attacco. Una qualche sporgenza era cresciuta su uno dei suoi punti deboli. Non male, pensò, rendendo silenziosamente onore al suo collega inventore per la preveggenza che aveva inserito nel progetto. Aveva però già in mente un modo per aggirare il problema. Richiamò l’uccello dalla sua picchiata e lo fece deviare verso l’alto per ottenere lo slancio per un terzo attacco.

Aveva fatto la mossa giusta, l’unica che poteva compiere. Essendo un Planeswalker, aveva una responsabilità, in base alla sua conoscenza della Cieca Eternità. Nella sua mente aveva ben chiaro che il dispositivo di Rashmi avesse un potenziale molto superiore a ciò che l’elfa potesse comprendere. E non era sicuro, non per Rashmi, non per chiunque altro su Kaladesh. Aveva fatto la scelta giusta.

Con un cinguettio riecheggiante, l’uccello di Saheeli scese in picchiata da dietro e affondò il suo becco nella nuca dell’automa gigante. La folla sussultò e si alzò in piedi. Il bruto barcollò come un’alta spira di etere in una bufera, ma non cadde. D'accordo. Serve un altro colpo. Saheeli richiamò l’uccello e lo preparò a un attacco finale.

Rashmi lo aveva ammesso; non aveva compreso l’equazione. Stava creando delle lacerazioni nello spazio senza considerare le conseguenze. Il compito di Saheeli era proteggerla e salvaguardare questo mondo, anche se ciò sarebbe significato allontanarsi dalla sua amica.

Scagliò in avanti l’uccello, facendogli evitare le verdi braccia in movimento, e colpì, a testa bassa, il petto dell’automa. Con un lungo e cupo gemito, il gigante crollò al suolo, atterrando sulla schiena con uno schianto risonante. La folla esultò.

"Un altro punto per l’Inventrice Saheeli!", tuonò l’annuncio. "Che raggiunge così il punteggio perfetto di venticinque questa notte!". Ci furono altre urla.

Saheeli si inchinò verso il pubblico, ma era già alla ricerca di un nuovo avversario.

"E questo, miei cari appassionati di battaglie, è tutto per oggi. La Fiera riaprirà presto i suoi cancelli e non vogliamo essere scoperti nella loro arena principale. Io sicuramente non desidero vedere il volto dell’Ispettore Baan, se dovesse scoprire che siamo stati qua dentro".

Gli applausi si spensero, ci fu un rumore generale di passi e gli irrigiditi ma rinvigoriti fan si accinsero verso le uscite.

"Vi ringraziamo per esservi uniti a noi", concluse. "Ricordatevi di guardare in basso per scoprire chi si darà battaglia questa notte".

Era un’allusione al codice segreto dei rinnegati, utilizzato per trasmettere le informazioni sulle battaglie tra gli automi e simili. Saheeli avrebbe potuto facilmente scoprire dove andare al calare del sole, ma non volle attendere un’intera giornata. Che cosa avrebbe dovuto fare fino alla sera successiva? "Forza!", urlò dal centro dell’arena. "Possiamo aggiungerne ancora uno. Chi è il prossimo?". Si guardò intorno, ma nessuno le rispose. Gli altri partecipanti stavano uscendo più rapidamente possibile. L’arena era già quasi vuota. "Codardi", mormorò a bassa voce.

Se mai fosse stato possibile, si sentì più infastidita di quando era giunta. Questa era la prima volta che un’intera serie di scontri tra automi non le aveva offerto una distrazione. Scocciata, si diresse verso l’uscita più vicina.

La folla stava rapidamente riempiendo l’area della Fiera. I cancelli dovevano essere stati aperti. Saheeli non era dell’umore di trovarsi tra la folla. Non era dell’umore per nulla, se non un’altra battaglia. Magari avrebbe potuto trovare qualcuno da Gonti. Sfiorò l’affollata strada principale e si diresse verso il cancello principale. Aveva fatto la scelta giusta. Vero? Il trasportatore di materia sarebbe stato troppo pericoloso. Vero? "Sì, lo era", disse a se stessa. "Lo è".

"È lei!", una debole voce provenne dalla sinistra di Saheeli.

Saheeli contemporaneamente fece una smorfia e si abbassò. Riconobbe la sensazione del piacere ribollente e seppe esattamente cosa sarebbe successo se non fosse fuggita. Un movimento rapido e si diresse nell'altra direzione, ma, pochi passi dopo, venne bloccata da un cordone.

"Laggiù!". La stessa voce emerse nel frastuono della folla che si stava radunando.

Saheeli scattò di lato, trovandosi però di fronte un altro cordone. Voltò l’angolo e imprecò; altri cordoni, erano ovunque.

"Scusate. Scusate". Qualcuno le stava battendo su una spalla. Saheeli inspirò profondamente, cercando di modificare i suoi lineamenti in qualcosa che sarebbe potuto passare almeno per non-omicida. Si voltò. "Sì".

Si trattava di una nana abbigliata con una gonna e una veste di un colore blu intenso, che teneva per mano un’altra nana ancora più giovane, che indossava un paio di occhialoni. "Mia figlia mi dice che voi siete Saheeli", disse la nana più anziana.

"Saheeli Rai, famosa inventrice, brillante creatrice e la luminare più rinomata dei nostri tempi", recitò la nana più giovane.

La madre arrossì. "Bene, scopriamo per prima cosa se è lei".

"Lo è!". La giovane nana si illuminò e indicò un’immagine di Saheeli nel suo libro di autografi della Fiera degli Inventori. Lesse poi nella pagina, "'Meglio conosciuta per la sua ineguagliabile capacità di creare repliche di qualsiasi creatura o congegno che vede'. Splendido". I suoi occhi si spalancarono fino quasi a scoppiare mentre scrutava Saheeli. "Un giorno diventerò anche io un’inventrice come voi".

La donna che aveva cercato di far tacere la figlia infine ci riuscì. "Mi dispiace", disse lei. "Zara è così emozionata. È da mesi che parla della Fiera senza sosta. Vi dispiacerebbe farle un autografo?".

La giovane nana sollevò il libro aperto alla pagina con l’immagine di Saheeli. Saheeli sospirò; non poteva dire di no. Afferrò la penna.

"Potete firmare vicino alla vostra citazione", disse la giovane nana. "È la mia frase preferita".

Saheeli cercò nella pagina, trovò la frase e scarabocchiò il proprio nome, ma si interruppe mentre stava leggendo le sue stesse parole. Esistono momenti per regole e leggi, ma questa era di innovazioni non è una di esse. Dobbiamo impegnarci senza alcuna paura. Dobbiamo creare senza porci alcun limite. Noi inventori abbiamo il dovere di realizzare opere più memorabili possibile, per aiutare tutti gli altri a ottenere risultati straordinari, per cambiare il mondo. "Insomma, non è qualcosa che si vuole sbattuta in faccia?".

"Chiedo scusa?", disse la nana.

"Oh", si riprese Saheeli; aveva dimenticato per un attimo dove si trovava. "Mi dispiace. Stavo solo... ecco a voi". Restituì il libro degli autografi alla giovane nana.

"Grazie". La giovane nana era raggiante. "Grazie di cuore!".

Saheeli udì a mala pena le sue parole. Le sue gambe la stavano già portando altrove; sapeva esattamente dove la stavano portando. Si augurò di non arrivare troppo tardi.


Saheeli non aveva mai visto un edificio dall’aspetto sconsolato prima di quel momento, ma l’inquirium lo era. L’antenna sembrava ciondolare e la sezione che somigliava alla testa di uno scarabeo era afflosciata sulle zampe anteriori. Saheeli salì gli scalini e si raddrizzò per bussare alla porta. Valutò ciò che avrebbe potuto dire e come avrebbe potuto dirlo. Non era brava nel porgere le sue scuse e, in verità, non era neanche convinta di doversi scusare, ma avrebbe dovuto dire qualcosa... avrebbe dovuto fare qualcosa... prima che fosse troppo tardi. Bussò.

Il rumore di passi dall’altra parte le indicò che qualcuno stava arrivando. La porta si aprì e lei vide il blu del volto di Mitul. "Mitul. Devo parlare con Ra...". Mitul le sbatté la porta in faccia.

"Va bene". Saheeli ebbe un’espressione torva. "Me lo sono meritato". Si sistemò le vesti. Stringendo i denti e resistendo alla tentazione di scendere di corsa le scale, bussò di nuovo. "Giusto, ma infantile". Aumentò il volume della voce pronunciando l’ultima parola e bussò più forte. "Forza. Lasciami entrare! Non rimarrò qua fuori per sempre".

Altri passi. Questa volta fu Rashmi ad aprire la porta. L’elfa aveva un aspetto peggiore che mai. Piccoli anelli rossi contornavano i suoi occhi e polvere e sudore le ricoprivano il volto e le braccia. L’ultimo accenno di risentimento in Saheeli si dissolse. Non riusciva a vedere la sua amica ridotta in quel modo. Avrebbe voluto abbracciarla, prendersi cura di lei, ma si trattenne. C’era qualcosa che doveva dire prima. "Ti devo spiegare perché non ti ho aiutata". Rashmi si rifiutò di guardarla negli occhi. "Ero spaventata. Insicura. Ciò che stai realizzando è pericoloso e...".

"Le ho già sentite queste parole, Saheeli". Rashmi si eresse ancora più dritta. "Se sei venuta per farmi di nuovo la paternale, ti prego di andartene". Rashmi fece per chiudere la porta, ma Saheeli si infilò e la tenne aperta.

"Non mi hai permesso di finire". Si inserì tra la porta e la struttura. "È pericoloso, sì. Ma", continuò nonostante Rashmi stesse alzando gli occhi al cielo in modo quasi udibile, "è anche emozionante. Addirittura stimolante. Potrebbe cambiare il mondo... in meglio". Rashmi lasciò leggermente aprire la porta. "Se c’è qualcuno che può realizzare la prossima grande rivelazione nell’etereologia, sei tu. E io voglio esserci per esserne testimone. Voglio essere di aiuto". Saheeli sollevò con la mano un filamento perfettamente formato, che aveva realizzato partendo dal metallo più resistente che era riuscita a ottenere. "Questo è per te", le disse. "Padeem mi ha promesso che, se funzionerà, ti avrebbe offerto una possibilità".

Rashmi la osservò, poi i suoi occhi si spostarono lentamente verso il filamento.

"Allora? Che cosa stai aspettando?", le disse Saheeli. "Non devi effettuare una prova o qualcosa di simile?".

Rashmi chiamò Mitul e insieme i due inventori si diedero da fare sull’anello d’oro come se fosse il paziente più importante che avessero mai avuto. Saheeli osservò in silenzio da un angolo del laboratorio, mentre Rashmi muoveva in modo rispettoso un vaso verso il tavolo nel mezzo della stanza e lo posizionava al centro dell’anello.

Mitul annuì. "Campione numero uno pronto", disse.

Rashmi fece scattare un interruttore e l’anello trasportatore prese vita. Saheeli divenne inquieta e trattenne il respiro. Non riusciva a guardare, ma non poteva permettersi di non osservare. Decise di osservare con la coda dell’occhio.

"Orario di inizio del tentativo registrato", disse Mitul. "Misurazioni iniziali dell’etere registrate".

L’anello fluttuò sopra al tavolo e, quando si abbassò al livello, il vaso svanì.

Illustrazione di Nils Hamm

Un istante dopo apparve dall’altro lato della stanza.

Saheeli rimase a bocca aperta dalla meraviglia. La sua amica era riuscita a realizzare l’impossibile. Ora esisteva un dispositivo in grado di trasportare la materia attraverso lo spazio. Saheeli poté solo sperare di aver fatto la scelta giusta.


Mentre venivano accompagnati al piano più alto degli appartamenti dei giudici, Rashmi diede un’occhiata all’esterno della parete di vetro dell’ascensore. Il sole stava tramontando su Ghirapur e il trambusto della giornata era svanito, lasciando spazio alla tranquilla melodia della sera. Un flusso di etere si avvolgeva gentilmente sulle cupole a spirale in cima agli edifici più alti. Una gru sfiorava le acque scintillanti del canale sottostante. Mentre osservava la città prepararsi alla notte, Rashmi venne accolta da serenità, una sensazione che non aveva provato da molto tempo. Al suo fianco aveva l’anello trasportatore dorato. Sembrava impossibile che tutto sarebbe terminato in quel luogo, con una dimostrazione privata con la Guardiana Illuminata, Padeem. A volte il Grande Flusso tesseva percorsi che neanche Rashmi riusciva a interpretare. Anche dopo tutto il tempo che aveva dedicato allo studio dei flussi dell’etere e tutte le energie che aveva investito nel tentativo di spiegarne l’influenza sulla vita, considerava sempre questi momenti come i più preziosi: i momenti in cui la vita la sorprendeva e in cui le persone la stupivano.

"Come hai fatto?", chiese a Saheeli. "Come hai convinto Padeem?".

Un sorriso subdolo si dipinse sul volto di Saheeli nel momento in cui le porte dell’ascensore si spalancarono. "Un posto in prima fila per la sfida sotterranea tra gli artefici il mese prossimo".

Rashmi quasi inciampò nell’uscire dall’ascensore. "La console Padeem? Che assiste alle sfide?".

"Certamente". Saheeli si mise a ridere. "Vuoi ragguagliare il nostro amico, Mitul?".

"Questo è un fatto di cui non molte persone sono a conoscenza", commentò Mitul. "Nessuno se lo aspetta da un vedalken, ma noi possiamo essere molto rapidi, essendo quindi eccellenti duellanti".

"Stai dicendo che Padeem era una tempralesta sotterranea?". Rashmi rimase a bocca aperta.

"La migliore nel suo periodo", rispose Saheeli. "Probabilmente in grado di vincere l’intera notte".

"Tu... tu partecipi ai duelli?", Rashmi chiese a Mitul.

"Oh, insomma... me la cavo". Mitul sembrò improvvisamente molto distratto dalle porte che si aprirono per far entrare un piccolo gruppetto. Entrò rapidamente.

Rashmi vide il suo collega sotto una nuova luce. Sembrava decisamente agile e poteva immaginare che la sua maestria nei calcoli geometrici gli avrebbe offerto un vantaggio in una battaglia tattica. La giornata riservava ancora sorprese, evidentemente.

"Gli inventori Rashmi e Mitul desiderano incontrare l’illustre giudice Padeem", disse Saheeli a un funzionario del Consolato dall’aspetto ufficiale che si trovava dietro un’alta scrivania.

"Un momento". Il funzionario scivolò attraverso una porta a scorrimento, lasciando in attesa i tre nell’ingresso.

Saheeli si voltò verso Rashmi, con uno sguardo sincero. "Ti direi buona fortuna, ma non ne hai bisogno".

"Questo è grazie a te". Rashmi si inchinò di fronte a Saheeli. "Grazie. Per tutto ciò che hai fatto. Grazie infinite".

Saheeli scosse la testa. "Avrei potuto gestire meglio tutta la faccenda. Mi... mi spiace". Diede un’occhiata furtiva a Rashmi da sotto le sue ciglia. "Amici?".

"Sempre". Rashmi strinse Saheeli in un abbraccio.

Saheeli le strinse un braccio. "Ora fai vedere a quel duellante vedalken l’invenzione che sta per cambiare il mondo".

"D’accordo". Rashmi tenne stretto il trasportatore mentre la porta a scorrimento si aprì e il funzionario rientrò nella sala.

"La console può ricevervi".

Rashmi guardò verso Mitul. "Sei pronto?".

Lui annuì, sempre con il vaso in mano. "Sono preparato". Seguirono il funzionario attraverso le porte. Il corridoio portava verso una piccola camera in cui Padeem si trovava sdraiata su una sedia piena di oggetti. Rashmi non riuscì a osservarla senza immaginare un’audace artefice duellante che era diventata una leggenda. Il pensiero la fece sorridere.

"Inventori Rashmi e Mitul, la console", disse il funzionario.

Padeem annuì. "Benvenuti".

"Potete iniziare". Il funzionario stese un braccio per indicare un tavolo che era stato precedentemente preparato di fronte a Padeem, sicuramente per la dimostrazione.

Mitul si avvicinò e posizionò il vaso sul tavolo, sistemandolo con attenzione perfettamente al centro. Dopo che lui si fu fatto indietro, Rashmi avanzò, sollevò l’anello del trasportatore e lo fece scivolare sopra il vaso, appoggiandolo sul tavolo. Non del tutto pronta a iniziare, sospirò e osservò il Flusso. All’iniziò pensò che fosse svanito, ma poi comprese di trovarsi all’interno, con la sua luce tutto intorno a lei. Questo era il momento che aveva aspettato a lungo. Ora che si trovava in quel luogo, comprese di non sapere che cosa sarebbe stato nel futuro. Tutto ciò che sapeva era che, dopo questo momento, non sarebbe più potuta tornare indietro. Una volta mostrato a Padeem ciò che avevano scoperto, il mondo non sarebbe più stato lo stesso. Forse era abbastanza. Rashmi fece un passo indietro e spostò lo sguardo sul giudice vedalken.

Illustrazione di Matt Stewart

Padeem appoggiò il mento sulla punta delle dita. "Eccoci, Inventrice Rashmi, stupiscimi".


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