Vendetta di Ajani
Ajani Criniera D'Oro è uno dei membri della razza leonid, simile ai felini, e anche un Planeswalker dalla saggezza ben superiore alla sua età. Potete scoprire di più su Ajani qui.
Ajani ha recentemente viaggiato fino al piano di Theros, alla ricerca della sua amica Elspeth Tirel. Insieme si sono recati nel reame degli dei di Nyx, con l'obiettivo di uccidere la nuova divinità satiro Xenagos. La loro missione ha avuto successo, ma hanno dovuto pagare un caro prezzo. Il dio del sole, Eliod, ha ucciso Elspeth con la sua stessa arma, non avendo più né bisogno né desiderio di un ammazzadei mortale. Potete scoprire di più su Elspeth qui.
Ajani vide Eliod uccidere Elspeth. Trasportò il suo corpo fino al mondo mortale, in modo che la sua anima potesse viaggiare verso il mondo sotterraneo.
Lei non c'è più. Lui è ancora in vita. Ancora una volta è costretto ad affrontare quella difficile e delicata domanda che si pongono tutti quelli che hanno perso una persona cara:
E ora?
Ajani si svegliò, leggermente dolorante in tutto il corpo. La vista appannata gli mostrò tra le ombre un angolo di soffitto bianco illuminato da una lanterna tremolante. Si trovava in una tenda e le tele sventolavano alla brezza notturna.
Strizzò gli occhi e annusò l'aria. La sua pelliccia era impregnata del profumo di qualche intruglio a base di erbe, sicuramente opera di un guaritore che si era occupato di lui mentre era addormentato. Verificò che tutto fosse a posto: caviglie, gambe, polsi, gomiti, artigli. Tutto il suo corpo sembrava in ordine.
Sollevò la testa e si guardo intorno. Era stato disteso su un lettino al centro della tenda. Il mantello di Elspeth era su un tavolo di legno di fianco a lui, ripiegato con cura vicino a una bottiglia di argilla. Era di nuovo di un colore bianco limpido; tutto il sangue era stato ripulito come se non fosse successo nulla. Di fianco al tavolo, appollaiato su uno sgabello, si trovava un vecchio uomo dai capelli bianchi con il collo e la parte inferiore del volto ricoperti da cicatrici da bruciature.
"Lanathos", ruggì Ajani.
Il vecchio nodoso sorrise. "I miei saluti, amico visitatore".
Ajani mantenne uno sguardo distaccato.
Il sorriso dell'uomo si dissolse. "Sei tornato solo".
Il volto di Ajani si rabbuiò.
L'uomo si piegò in avanti. "I tuoi viaggi sono stati così ricchi di tormenti? Il guaritore ha detto che al mattino ti sentirai bene".
Ajani si sollevò e sedette sul lettino, torreggiando sul vecchio. Sentì la testa pulsare. "Non riguarda me", ringhiò.
Lanathos sollevò un sopracciglio. "No?"
"L'avventura di Elspeth è terminata", disse Ajani. "Non vuoi sapere come è andata a finire?"
Il vecchio si grattò il mento. "Certo, ma non ora".
Ajani si mise a maneggiare una delle sue trecce. "Siamo entrambi qui, vero?"
"La mia memoria è ottima", disse l'uomo. "Mi ricorderò tutto ciò che dirai per il resto della mia vita. Sei sicuro di sapere come vuoi che io la ricordi?"
Le spalle del leonid si abbassarono. "Non ci avevo pensato".
L'uomo si girò verso il mantello ripiegato e poi di nuovo verso Ajani. "Se è una storia che desideri raccontare, magari dovresti iniziare con la tua".
Ajani si sollevò dal lettino, spostò uno sgabello vicino al vecchio e si sedette sovrastandolo. "Perché dovrei farlo?"
"La tua pelliccia ha una tonalità diversa da tutte quelle che io abbia mai visto su questi leonid. Anche il tuo accento è diverso. Mi hai detto che sei giunto dalle montagne e poco di più. Sono sicuro che tu abbia una storia da raccontare. Purtroppo hai smesso di raccontarla". Alzò lo sguardo verso Ajani e lo fissò in volto, senza timore. Tra due leonid, questo sarebbe stato un evidente gesto di sfida e se ne rese sicuramente conto. "Sei giunto da me alla ricerca della tua amica. Ti sei unito a lei nella missione di uccidere una divinità. Deduco che lei sia caduta nell'impresa, dato che sei tornato solo. La sua avventura è ormai terminata. Quando avrà inizio la tua?"
Ajani rimase a bocca aperta. "Aveva bisogno del mio aiuto!"
L'uomo si girò di nuovo verso il mantello imbiancato. "Le sei stato davvero d'aiuto?"
La tensione di Ajani aumentò e i suoi artigli si allungarono. La sua vista si annebbiò ai lati. "Brimaz può anche sopportarti, cantastorie, ma non sarà lieto di sapere che hai recato disturbo a uno dei suoi ospiti".
L'uomo si alzò in piedi. "Allora ti lascio riposare", disse, "ma solo dopo averti riferito un messaggio per conto di sua maestà". Pronunciò il titolo onorifico con durezza, in quanto Brimaz non era noto per le sue formalità. "I Setessani sono giunti e festeggiano una vittoria di umani e leonid insieme. Anthousa non è a conoscenza del tuo ritorno e, se venisse a sapere che sei solo, avrà il sospetto di ciò che è successo. La notizia raffredderà le gioie dei festeggiamenti, fatto che sua maestà troverebbe inaccettabile. Questa notte devi rimanere in questa tenda". Sollevò una mano e indicò il tavolo. "La bottiglia contiene un estratto che ti permetterà di dormire e di alleggerire il dolore fino a domani. Sua maestà ti incontrerà dopo colazione nell'area degli allenamenti".
Fare leva sull'autorità di Brimaz si rivelò un errore. Ajani ripiegò le orecchie, ritirò gli artigli e afferrò la bottiglia dal tavolo. "Sei diventato il suo messaggero?"
"Si fida di me. Dovrà essere lo stesso per te se vuoi che il mondo si ricordi della tua amica". Sorrise, nonostante Ajani non riuscisse a capire se dietro il suo volto nodoso si celasse un sorriso sincero oppure no. "Riposati, visitatore" disse l'uomo appena prima di congedarsi.
Ajani annusò la bottiglia. Aveva un odore di terra, fragrante e leggermente fastidioso. Ne bevve il contenuto, si sdraiò sul lettino e chiuse gli occhi.
Si svegliò alla luce del sole che penetrava attraverso la parete superiore della tenda e il profumo di carne alla griglia e pane. Il profumo proveniva da un vassoio di cibo che era stato lasciato sul tavolo adiacente al mantello ripiegato. Si alzò dal lettino e avvicinò uno sgabello al tavolo, mentre il suo stomaco brontolava dalla fame. La carne era speziata e il pane era ancora caldo, anche se più leggero dei suoi gusti.
Subito dopo che aveva terminato il suo pasto, una giovane donna leonid con una pelliccia grigia entrò nella tenda. Il suo nome era Seza ed era colei che lo aveva trovato nelle terre selvagge al suo arrivo.
"Buongiorno", disse Seza allegramente.
Artiglio Rapido di Oreskos | Illustrazione di James Ryman
"Buongiorno a te", rispose Ajani sorridendo. Lui fece un cenno col capo verso il vassoio vuoto. "Grazie per la colazione".
Lei rispose annuendo, sorridente, ma il suo volto si irrigidì. "Devi incontrare Brimaz agli allenamenti del mattino. Ti condurrò da lui".
"Tu e Lanathos siete molto formali". Ajani sollevò un sopracciglio.
Lei si guardò intorno in maniera furtiva, poi riprese a parlare, ora in maniera molto più calma. "Brimaz ti considera un grande amico, ma la tua situazione qui è peggiorata. Abbiamo sconfitto l'esercito delle popolazioni di Nyx grazie ai Setessani, ma questa vittoria ci è costata un gran numero di soldati e non tutti hanno appoggiato la decisione del re di schierarci al fianco degli umani. La fazione separatista di Pyxathor era precedentemente ridotta, ma è stata molto attiva dal nostro ritorno a Tethmos e la sua influenza è cresciuta. Questa è la prima volta che Brimaz ti incontrerà dopo la battaglia. Gli uomini di Pyxathor vi osserveranno".
Ajani si placò. "Capisco".
"Alcuni dei miei amici hanno iniziato a dargli ascolto e io ho fatto del mio meglio per tenerli lontani da lui. Una volta fuori dalla tenda avrò bisogno di trattarti in maniera distaccata, altrimenti avranno sospetti sulla tua influenza". Lei abbassò lo sguardo. "Mi dispiace molto".
"Rinunciamo tutti a qualcosa per le nostre cause, no?" Lui sorrise.
Lei annuì. "Andiamo?"
Lasciarono la tenda e lei lo guidò attraverso la fiorente città per pochi minuti, fino a raggiungere un muro di tendaggi. Ne spostò uno di lato e fece cenno ad Ajani di entrare.
L'area degli allenamenti era più piccola di quanto Ajani si immaginasse. Gli umani costruivano spesso complessi indipendenti nei quali allenarsi. Questa zona era di poco più grande di un'area delimitata da tendaggi con carri di pesi e rastrelliere di armi, ma era comunque più grande di ciò che avrebbe potuto trovare a Naya. Al centro si trovava a petto nudo Brimaz, alto e forte, con il busto segnato da una cicatrice, illuminato dalle luci del mattino. Non indossava la sua corona, ma il portamento e lo spazio che gli veniva lasciato intorno a sé dagli altri rendevano la sua posizione ben chiara.
Brimaz, Re di Oreskos | Illustrazione di Peter Mohrbacher
Seza si arrestò subito dopo i tendaggi. "Brimaz ti attende".
"Grazie", disse Ajani mentre entrava. Pyxathor era al bordo dell'area degli allenamenti, a braccia incrociate. Erano presenti molti altri leonid, molti dei quali della guardia personale di Brimaz, e i loro sguardi si alternavano tra Pyxathor e il re.
Ajani si diresse verso il centro e Brimaz gli fece un cenno con il capo. "Volevo ringraziarti per il tuo consiglio", disse. "Il mio esercito ha combattuto al fianco dei Setessani e abbiamo respinto l'assalto delle popolazioni di Nyx. La scorsa notte abbiamo festeggiato la vittoria con grandi bevute, umani e leonid insieme. Penso che siano stati fatti grandi passi verso una pace duratura". La voce del re aveva una nuova tonalità e il discorso era chiaramente diretto a un interlocutore diverso da Ajani.
Ajani fece il gesto d'assenso più saggio possibile. "Ottime notizie".
Brimaz lo guardò dritto in volto. "Mi dici sempre di essere originario di una terra lontana".
Ajani analizzò l'ambiente intorno a sé. Tutti gli altri leonid li stavano ora osservando. Nonostante avesse potuto farlo, questo non sarebbe stato il luogo giusto per dare spiegazioni.
"Vero", disse.
Ajani attese la domanda successiva, che non giunse mai. Brimaz si girò e si diresse verso una rastrelliera ricca di armi, sulla quale erano presenti uno scudo e molte armi di legno. Infilò il braccio attraverso la cinghia di pelle dello scudo, brandì una spada con l'altra mano e si girò nuovamente verso Ajani. "Scegli la tua arma".
Ajani sentì la tensione dentro di sé. "Volete combattere?"
"La tua pelliccia è bianca. Il tuo accento non è come il nostro. Non hai compreso i racconti della campionessa. Non sei uno di noi e hai scelto di non dirmi altro. Tuttavia sei un guerriero valoroso e io sono alla ricerca di un compagno di allenamento". Brimaz mantenne lo sguardo fisso su Ajani, in segno di sfida.
"Non ho più intenzione di combattere", disse Ajani distogliendo lo sguardo.
"Dopo tutte le difficoltà che ho dovuto superare per far realizzare queste?" Brimaz stese un artiglio verso la rastrelliera per indicare un'ascia a una mano e una spada, ognuna con lame di legno; ognuna di esse era stata realizzata quasi esattamente nello stile delle armi che Ajani si era abituato a utilizzare.
Ajani sospirò. Si incamminò verso la rastrelliera e sollevò l'ascia nella mano destra e la spada nella sinistra. Entrambe erano ben costruite, con un ottimo bilanciamento. Per un attimo agognò la sua più familiare ascia a doppia lama. Tale arma lo avrebbe identificato ancor di più come uno straniero, ma magari non sarebbe stato così importante.
Il re lo condusse verso un vicino spazio aperto. "Sono sufficienti?" chiese lui, appoggiando lo scudo circolare sul ginocchio sinistro.
Ajani annuì.
In un attimo, il re gli fu addosso. Ajani arretrò, ma il possente leonid era troppo veloce. Ajani tentò un affondo con la spada sul fianco destro di Brimaz, ma lo scudo del re bloccò l'attacco con una velocità sorprendente. Ajani schivò a destra e fece oscillare la sua ascia, ma Brimaz era troppo vicino e Ajani riuscì a colpire l'avversario sulla spalla solo con il manico, prima che Brimaz potesse spingere la punta della sua spada di legno contro la gola di Ajani.
Ajani si arrestò. Brimaz annuì e indietreggiò. "Ancora".
Brimaz fu di nuovo il primo a fare la sua mossa. Ajani abbassò il braccio sinistro per affondare la spada sotto lo scudo di Brimaz. All'ultimo momento, Brimaz schivò verso sinistra, sul lato cieco di Ajani. Ajani affondò nel vuoto. Sollevò l'ascia nella mano destra per bloccare un attacco dal lato cieco, proprio mentre qualcosa lo toccò sul lato destro del collo.
Il volto di Ajani tradì la sua rabbia, mentre tornava al punto di partenza. "Non vi insegnano gli attacchi da dietro dalle tue parti?" chiese il re. "O magari le spade non hanno la doppia lama?"
Ajani ringhiò e si posizionò. Il volto di Brimaz rimase distaccato.
Brimaz lo attaccò direttamente una terza volta, ma Ajani rispose al suo attacco. Brimaz sollevò lo scudo per mandare a vuoto l'attacco dell'ascia di Ajani sul lato destro e Ajani riuscì a udire ma non a vedere le spade che si scontravano sul lato sinistro. Lo scudo di Brimaz sfiorò il lato destro della testa di Ajani, spingendo la sua ascia ancor più fuori posizione. La mano dal lato dello scudo del re afferrò una delle trecce di Ajani e lo strattonò verso il basso. Ajani vacillò e Brimaz gli diede la spinta finale.
Ajani crollò al suolo. Prima che potesse riprendersi, Brimaz gli aveva già puntato una spada alla gola.
Brimaz mise la sua spada tra il braccio destro e il corpo. "Avevi ragione", disse il re, porgendo la mano ad Ajani per aiutarlo a rialzarsi. "Non hai desiderio di combattere e questo è il tuo problema".
Ajani afferrò la mano. "È così sbagliato?"
Brimaz tirò Ajani un po' più vicino. "Qui tutto è un combattimento, Ajani. Ho combattuto per far marciare i miei soldati al fianco degli umani. Ho combattuto per mantenere l'ordine quando il nostro esercito comune affrontava le popolazioni di Nyx. Ora siamo tornati a casa e devo combattere i miei concittadini che preferiscono un'esistenza separata dalle altre civiltà. Sono contento che tu sia qui con me, ma ho bisogno che tu combatta per qualcosa oppure la tua presenza renderà più difficili le mie sfide".
"Cosa posso fare?"
Brimaz si voltò parzialmente e guardò verso gli altri leonid. Tutti li stavano osservando e ascoltando, anche se erano ora al di fuori della portata di occhi e orecchie. "Non si fidano di te perché non sanno chi tu sia", sussurrò Brimaz. "Avranno bisogno di risposte prima di considerarti uno di noi". Si voltò di nuovo nella direzione di Ajani. "Sarò impegnato per un certo tempo con i Setessani. La prossima volta che ci incontreremo, ti chiederò quale ruolo desideri avere nella mia città".
Ajani annuì. "Sì, sua maestà".
Brimaz infine sorrise, anche se solo in maniera leggera. "Lo sai che non mi curo dei titoli quando sono tra amici".
"Siamo ancora amici?"
L'accenno di un sorriso svanì e Brimaz lanciò uno sguardo a Pyxathor. "In privato saremo sempre amici, ma in questi tempi solo una piccola parte della mia vita è rimasta privata".
"Capisco".
"È stato un piacere rivederti".
Ajani annuì. Brimaz si girò per riporre le sue armi sulla rastrelliera. Ajani ripose le sue su un'altra rastrelliera e si allontanò dall'area di allenamento.
Vagò per la città per la maggior parte della mattinata, come un fantasma dalla criniera bianca tra i più scuri leonid di Tethmos. Sarebbe potuto partire in qualsiasi momento, ovviamente. Esistevano molti piani, ognuno pieno di ricchezze per la vista e l'udito, alcuni dei quali anche abitati da altri leonid che avrebbero potuto accoglierlo, ma Brimaz aveva ragione. Lui non aveva voluto combattere, nonostante ci fossero molti motivi per combattere. Il diritto di Oreskos di vivere in pace sarebbe stato un ottimo motivo, anche se era principalmente una battaglia di Brimaz. Elspeth desiderava punire Xenagos per l'effetto che la sua ambizione aveva avuto su molti di questo piano, ma neanche questa era la battaglia di Ajani. Forse avrebbe dovuto cercare la sua vera battaglia.
In quel momento Ajani ricordò il momento in cui Eliod abbatté Elspeth e un selvaggio e triste sorriso si dipinse sul suo volto. Ritornò alla sua tenda, raccolse i suoi averi, fissò il mantello di Elspeth intorno alle spalle e si avviò sulla strada per Meletis.
Durante il viaggio si chiese quale fosse la natura delle divinità. Xenagos aveva dimostrato che chiunque avrebbe potuto diventare una divinità su Theros se solo fosse riuscito a convincere abbastanza creature senzienti a credere in lui. Era evidente che Eliod non fosse proprio una delle forze del bene e, nonostante ciò, un numero sufficiente di persone aveva deciso di credere in lui. Cosa sarebbe successo se un numero sufficiente di persone avesse deciso di smettere di credere in lui?
Il viaggio fu lungo e, all'imbrunire, la vista all'orizzonte delle mura e dei palazzi splendenti di Meletis fu un sollievo. Si avvicinò ai cancelli con le orecchie abbassate e un portamento contrito, augurandosi di apparire mansueto. L'atteggiamento delle due guardie passò da attente ad allarmate a curiose man mano che si avvicinava e Ajani represse un sorriso di soddisfazione.
"Sono alla ricerca del tempio di Eliod", disse in maniera pacata alle guardie arrivando al cancello. Una di esse sembrava sospettosa, mentre l'altra era disponibile a offrirgli un aiuto, nonostante si rivolgesse ad Ajani come ci si rivolge a un cucciolo di casa. Dopo venti minuti di esplorazione delle strade di Meletis e di sguardi dei cittadini umani, Ajani si ritrovò alla base delle scale di ingresso al più grande tempio dedicato a Eliod di tutta Theros.
Tempio dell'Illuminazione | Illustrazione di Svetlin Velinov
Ajani salì le scale ed entrò nell'edificio. L'interno era decoroso e perfetto, con ogni angolo tra le mura di marmo incontaminato costruito a regola d'arte e una luce brillante e soffusa che avvolgeva l'insieme. Ajani era l'unico leonid all'interno; gli altri credenti, un'ottantina in totale, erano umani e le loro forme organiche e arrotondate sembravano fuori luogo di fianco alla perfezione degli angoli del tempio.
Molti di loro lo guardarono a bocca aperta; la maggior parte alla sua corporatura, ma molti anche alle sue armi. Guardò alla sua sinistra e vide una splendente rastrelliera dorata sulla quale erano in bella mostra una serie di spade e stiletti. Ajani abbassò le orecchie e ripose ascia e spada nella rastrelliera.
Gran parte dell'attenzione nei suoi confronti svanì e una giovane donna vestita da assistente del tempio gli si avvicinò. "Riceviamo raramente ospiti leonid" disse con gentilezza, mentre la sua pelle scura e la sua chioma scintillavano alla luce soprannaturale.
Lui la osservò severamente dall'alto e adattò il suo volume a quello di lei. "Sono giunto alla conclusione che solo Eliod possa rispondere alle mie domande".
Il viso di lei si ammorbidì. "La devozione agli dei è rara nella tua specie".
"Ho vissuto esperienze uniche con gli dei", disse lui mantenendo uno sguardo calmo.
"In che modo?"
Ajani si elevò ancora di più. "Ero presente", disse lui con la voce sufficientemente alta da echeggiare, "quando la divinità di questo tempio uccise una donna che era al tempo stesso la sua campionessa e una mia amica".
L'assistente si irrigidì. L'uomo e la donna vicino a loro si fermarono e iniziarono ad ascoltare. "Come puoi essere sicuro che fosse Eliod?"
Ajani sollevò un sopracciglio. Aumentò ancora un po' il volume della sua voce, mantenendo il tono delicato. "La sua aura dorata è impossibile da confondere".
Gli occhi dell'assistente si spalancarono per un attimo e poi si riprese. "E quale domanda hai per il nostro divino patrono?"
"La mia amica", disse Ajani superandola ed ergendosi affinché tutti lo potessero sentire, "aveva acconsentito a diventare la campionessa di Eliod. Per obbedire al suo volere, per compiere grandi gesta a nome suo, per garantire la sicurezza di coloro tra noi in grado solo di pregare per la sicurezza". Avrebbe voluto esprimere con disprezzo questa ultima parte, ma riuscì a mantenere l'equilibrio nella voce e a dare un'immagine di ingenuità. "Ero sicuro che sarebbe stata ricompensata per i suoi servizi. Ero sicuro che sarebbe entrata nelle sue grazie e che le sarebbe stata donata una ricompensa per la posizione che aveva accettato di ricoprire. Invece, venne uccisa. Cosa posso pensare di una divinità che ricambia la fedeltà di un suo servitore con tale ingratitudine?"
Non tutti erano intenti a osservare la scena, ma tutti erano in ascolto.
Un giovane uomo si avvicinò; aveva al massimo quattordici anni e i suoi occhi erano di un blu che si dissolveva nel bianco. "Cosa deve pensare una divinità di una campionessa che va oltre il proprio ruolo?" La sua voce echeggiò con una profondità innaturale e le persone circostanti si inginocchiarono immediatamente.
Ajani non inclinò neanche il capo.
"Sei venuto a seminare zizzania nel tempio di Eliod". La voce risonante del ragazzo fece scuotere le ossa di Ajani.
"Sono venuto per porre una domanda a Eliod".
L'oracolo strinse gli occhi. "Questo luogo è dedicato a coloro che rispettano il potere divino di Eliod. Se non sei sicuro di essere un credente, non puoi rimanere".
Ajani fece un passo in avanti, sentendosi più coraggioso. "Credo che Eliod sia un dio. Credo che le persone di questo tempio lo venerino per la sua grandezza divina. Credo che sia passato poco tempo da quando tutti i sacerdoti sono stati scacciati proprio da questo tempio e costretti a fuggire per salvare le loro vite. E credo anche che abbia ucciso la sua campionessa a sangue freddo".
"Lei ha ucciso uno della sua specie". La voce era assordante e Ajani allontanò le orecchie da lui. "I mortali di questo luogo hanno un luogo e lei non consentì loro di rimanervi".
Il fuoco bruciò dentro Ajani. "Ho assistito a ciò che succede ai mortali che rimangono nei luoghi che gli dei assegnano loro. Quando i sacerdoti di questo tempio sono stati dispersi, ne ho incontrato uno lungo la strada; il suo nome era Stelanos. Era un relitto cieco e devastato. Si rifiutava anche di permetterci di seppellire i cadaveri intorno a lui. 'Lasciaci come monito per gli altri', diceva. 'Gli dei ci hanno abbandonati'. Bevve belladonna per porre fine alla sua miseria".
Il ragazzo incrociò le braccia. "Se continui a seminare zizzania nel tempio di Eliod, il tuo destino sarà identico a quello di Elspeth".
Ajani fece un sorriso triste. "Allora non seminerò zizzania qui".
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e fece un gesto in direzione dell'uscita del tempio.
Ajani si girò, recuperò la sua ascia dalla rastrelliera e uscì verso il crepuscolo. Gli umani lo osservarono allontanarsi ma ora, forse, non tutti gli sguardi erano ostili.
Proseguì verso il limite del complesso del tempio e scoprì che alcuni credenti lo stavano seguendo. Al limite del complesso si girò per fronteggiarli.
"Hai veramente visto Eliod uccidere la sua stessa campionessa?" chiese una giovane donna. "Hai veramente visto un suo sacerdote, cieco e devastato, morire sulla strada?" chiese un vecchio.
Camminò con loro e raccontò loro ciò che aveva visto a Nyx, l'atto omicida di vendetta di Eliod e la vera natura degli dei.
"Sono come una grande fiamma", disse lui, raccogliendo una piccola folla mentre camminava in una delle piazze pubbliche di Meletis. "Prima della scintilla, non c'è nulla. Dopo la scintilla, ci sono luce, calore e distruzione. Ma senza coloro che credono, non c'è nulla ad alimentare il fuoco. Se Eliod tratta la sua campionessa e i suoi oracoli come poco più che ramoscelli per la sua fiamma, quale speranza possono avere coloro che non possono sentire la sua voce?"
Una donna dallo sguardo scettico si fece avanti. "Non si può spegnere un dio come una brace".
Ajani la guardò con severa tenerezza. "Una fiamma che non ha nulla con cui alimentarsi è destinata a morire, indipendentemente da quanto grande sia".
La donna si grattò il mento e ritornò nella folla. Un altro fece un passo in avanti; questa volta era un uomo anziano. "Sembra che tu pensi che siamo noi ad aver creato gli dei. Cosa dovremmo mai creare al loro posto?"
"Create qualcosa per voi stessi!" Quello di Ajani fu quasi un ruggito. "Una famiglia, una casa, una vita. Amici, conoscenti e felicità. Qualcosa che sia tutto vostro, non qualcosa molto al di sopra di voi in grado di distruggere tutto ciò che desidera solo per capriccio".
Molte persone annuirono e la folla iniziò a disperdersi, mentre molti dei suoi membri continuavano a parlare tra loro. Parlavano delle loro ambizioni, delle loro famiglie, di ciò che amavano e di come avrebbero potuto migliorare le loro vite. Uno parlava di quanto spesso gli dei lo avessero aiutato. Raramente, diceva, e non molto. Gli altri intorno a lui annuivano.
Una donna rimase con lui. "Hai proferito parole interessanti e gradirei sapere di più. Possiedi una dimora?"
Ajani sorrise e scosse la testa. "Non l'avevo prima d'ora".
Rimase in città per numerosi giorni, diffondendo il suo messaggio, sostentandosi solo grazie alla gentilezza e alla compassione di coloro che venivano ispirati dalle sue parole. Fu spesso ospite delle persone che lo ascoltavano. Due volte dormì in strada e ogni volta il mantello di Elspeth fu abbastanza per mantenersi al caldo durante la notte. Trovò molti che rifiutarono le sue idee, ma ogni giorno più persone sembravano indulgenti e magari quei pochi sarebbero tornati alle loro vite con nuove idee sulle forze divine che popolano i cieli di Theros.
Filosofa Itinerante | Illustrazione di James Ryman
Durante il nono giorno in città, mentre stava mangiando una colazione acquistata da un venditore di strada con monete donate da colui che l'aveva ospitato la notte precedente, udì una donna umana parlare a voce alta a un angolo vicino. "Gli dei ci hanno traditi", sbraitava, "e li nutriamo ancora credendo in loro!" Una piccola folla si era radunata e, nonostante lei non fosse né eloquente né gentile quanto Ajani, appariva chiaro che il messaggio aveva iniziato a diffondersi. Era giunta l'ora di tornare a casa.
Il viaggio di ritorno da Meletis a Oreskos fu lungo, ma per Ajani non fu pesante. Aveva bisogno di tempo per costruire un monumento degno di Elspeth. Una storia che venisse diffusa in ogni dove. Una storia su un valoroso mortale, di umile nascita ma di grandi opere. Una storia in grado di ispirare sia leonid che umani e spingerli a guardare in alto e dire "No, non donerò la mia forza e questi dei capricciosi e indifferenti". Una storia che un giorno avrebbe scosso le fondamenta di Nyx.
Mentre iniziava a intravedere i cancelli di Tethmos al tramonto, Ajani si disse che presto ogni leonid vedrà la storia della campionessa in un modo diverso. Sarà necessario tempo affinché questa versione della storia raggiunga anche gli umani, ma le storie si diffondono.
Due leonid armati erano a guardia dei cancelli. Uno di loro si fece avanti all'arrivo di Ajani. "Voi siete Ajani, vero?"
Ajani annuì.
"Brimaz desidera parlarvi. Vi condurrò da lui".
La guardia lo scortò attraverso la città buia fino alla sala del re. Un grande fuoco ardeva al centro, circondato da molti leonid e da un singolo vecchio nodoso. All'entrata di Ajani nella sala, Brimaz si alzò. Tutti gli sguardi furono su Ajani e tutte le conversazioni si fermarono. L'unico rumore era quello del fuoco crepitante.
Brimaz parlò. "Sono lieto di rivederti".
Ajani continuò a camminare. "Sono pronto a raccontare la mia storia".
Ajani l'Incrollabile | Illustrazione di Chris Rahn
Brimaz sorrise e si mise a sedere. Il cerchio intorno al fuoco si allargò per lasciare spazio ad Ajani.
Era in piedi, appena fuori dal cerchio. "Molti di voi si sono chiesti da dove sono giunto", disse mentre la voce rimbombava nella sala. "Ho viaggiato a lungo per giungere qua e dubito che esista qualcuno di voi che ha sentito parlare della mia terra natale. Ero giovane quando sono partito e ho viaggiato a lungo. Non esiste alcun luogo che io consideri la mia origine".
Pyxathor, seduto vicino, grugnì; alcuni degli altri apparivano scettici. Lanathos si grattò le cicatrici sul mento, pensieroso.
"Ho incontrato Elspeth molti anni fa, durante i miei viaggi, ed è lei che ho seguito fin qui. Era un grande guerriero. Prese il mantello di Eliod, diventando la sua campionessa. Xenagos, appena diventato una divinità, le fece un grave torto e lei decise di punirlo per la sua supponenza. Io scelsi di accompagnarla. La sua via era diretta a Nyx, la terra degli dei. Portò a termine una prova per Erebos, il quale ci permise di attraversare fino al dominio di Xenagos. Lo uccise con una lancia benedetta dal potere di Eliod. Eliod, infuriato dalla morte di un dio, nonostante fosse un dio che aveva sovvertito le leggi della natura per diventare una divinità, ha ucciso a sangue freddo la donna che aveva deciso di essere la sua campionessa, davanti ai miei occhi".
Molti dei leonid presenti sussurrarono tra loro.
"Molti di noi non hanno una particolare opinione sugli dei, ma loro sono reali. Tuttavia, sono una nostra creazione. Sono nati quando i primi credenti hanno affermato la loro esistenza; da quel giorno in poi, il loro potere è cresciuto". Ajani riuscì a sostenere il cerchio dei leonid, ora affascinato dalle sue parole. "Thassa vive nelle profondità, inconsapevole di barche, vite e famiglie che le sue creature distruggono. Erebos protegge gelosamente coloro che giungono nel suo reame e permette solo a loro patetiche imitazioni di sfuggire alla sua presa. Eliod è una creatura infantile e meschina ed è tuttavia colui che abbiamo posto alla guida del pantheon delle nostre creazioni. Ci meritiamo di meglio.
"Ho trascorso molti giorni a Meletis per diffondere questo messaggio. Gli dei sono nostre creazioni, un fuoco creato dalla scintilla della fede. La loro forza è data solo dalla nostra fede. Un fuoco, se non alimentato, si spegne".
Ajani fece un leggero sorriso. "Come avete potuto osservare, io non sono originario di questo luogo, ma ho la vostra stessa rabbia nei confronti degli dei e li combatterò a modo mio. Se non desiderate che io rimanga tra voi, partirò, ma continuerò a diffondere il mio messaggio in altre città".
Di nuovo, l'unico rumore nella sala era il crepitare del fuoco. Il mantello di Elspeth sventolò dietro Ajani, mosso dalla leggera brezza.
"Benvenuto a casa", disse Brimaz. Lanathos sorrise. Molti dei leonid annuirono, compreso Pyxathor.
Ajani entrò nel cerchio e si mise a sedere.