La catena riforgiata
Sarkhan Vol ha seguito i sussurri dello spirito drago Ugin fino al passato di Tarkir, senza avere idea di cosa lo attendesse. Ha trovato un mondo glorioso, ricco di draghi affamati e di clan energici.
Ma non tutto è a posto nell'antico Tarkir. Yasova, il khan del clan Temur di quest'epoca, ha rivelato a Sarkhan che anche lei sta seguendo la guida di un drago. A sua insaputa, il suo protettore è, o diventerà successivamente, il nemico più temuto di Sarkhan: il misterioso drago antico Planeswalker Nicol Bolas.
Ora Sarkhan lotta contro il tempo per trovare Ugin prima che Bolas possa plasmare il futuro di Tarkir e di Sarkhan stesso verso la rovina.
Sarkhan dimenò le ali contro l'aria gelida, volando al di sopra della tundra, verso la tempesta turbolenta. I pensieri vorticarono nella sua mente, simultanei alle eruzioni di luce e di mana che illuminavano le tempeste di fronte a lui, pensieri che sfumarono nel nulla, fragili come ceneri. Aveva viaggiato così a lungo, infrangendo le leggi del tempo e della storia, a quale scopo? Aveva trovato un'epoca in cui i draghi erano ancora in vita, le tempeste draconiche davano vita a tiranni del cielo del suo mondo, i guerrieri cercavano la gloria scontrandosi con i draghi; ma tutto ciò non contava nulla, poiché l'ombra di Nicol Bolas incombeva anche laggiù. Anche in questo luogo prezioso, lontano nel passato dagli errori della storia di Tarkir, in un riparo nascosto secoli prima degli stessi errori di giudizio di Sarkhan, l'influenza di Bolas era in qualche modo arrivata prima di lui. Sarkhan sputò un'ondata di fuoco nell'aria e volò attraverso essa.
Comprendi ora, dracomago? Le domande si riversarono dentro di lui con rabbia, come se fossero state urlate dal rombo della tempesta, ma probabilmente era tutto solo nella sua mente. Comprendi ora perché Ugin ti ha portato qui, per essere testimone? Hai imparato la lezione? Una risposta misurata prese forma nella mente di Sarkhan: forse la lezione di questa impresa era l'ineluttabilità del destino. Forse avrebbe dovuto accettare la disperazione e la fredda rigidità del tempo e del dominio di Bolas su di lui.
In un istante, il lugubre scherzo prese forma nella mente di Sarkhan. Bolas aveva ucciso Ugin per una qualche antica faida. La morte di Ugin aveva portato alla fine delle tempeste draconiche, con la conseguente scomparsa dei draghi da Tarkir molto prima della nascita di Sarkhan e ascesa dei clan al dominio del piano. La celebrazione dei draghi da parte dei clan aveva portato il giovane Sarkhan ad ammirare quelle antiche creature e, in un momento di debolezza, a inchinarsi di fronte a Bolas e a offrirgli la sua lealtà, allo stesso drago che aveva reso possibile l'ossessione di Sarkhan. La catena si era chiusa, inevitabile e infrangibile. Sarkhan era giunto qui solo per essere testimone della creazione del primo anello.
Sarkhan sentì come se le sue ali lo lasciassero cadere, senza più supportare il suo volo. Poteva solo cadere, in questo luogo in cui anche Ugin sarebbe caduto. Una parte di lui voleva crollare e lasciare che la gravità decidesse la sua fine, facendolo precipitare al suolo.
Riuscì invece a rialzare la testa e a sollevarsi con possenti battiti d'ali. Il freddo lo sferzò e l'ozono riempì i suoi polmoni, ma lui continuò a salire sempre più alto, cercando di sfogare sulle nubi la sua rabbia. C'era ancora una possibilità. Aveva ancora con sé il frammento di edro, un pezzo della camera di Ugin su Zendikar, e il pensiero lo spinse a continuare. Se era ancora in quel luogo, vivo, allora c'era ancora una possibilità di forgiare in modo diverso la catena del destino. Se poteva ancora sentire l'aria nel suo petto, allora anche Ugin avrebbe potuto vivere.
Risveglio Terrificante | Illustrazione di Véronique Meignaud
Sarkhan volò attraverso le tempeste. Poté sentire le ali e udire i ruggiti degli altri draghi che attraversavano le scariche elettriche intorno a lui. Uscì dal banco di nuvole rombante e rimase senza fiato per ciò che vide. Lo scintillante e spettrale drago Ugin stava volando nell'atmosfera come una cometa, trascinando una scia di tempesta. Sarkhan riconobbe Ugin istantaneamente, con la sicurezza di chi distingue il sole dalla terra. Un'aura azzurra seguiva lo spirito drago e si mescolava alle tempeste, come un mantello che si apriva e lo collegava all'intero Tarkir.
Sarkhan si dimenticò di tutto ciò che lo aveva portato a quel luogo e la sua anima si infiammò. Era Ugin, non Bolas, a dare alla luce la sua passione per i draghi. Ugin era la vera origine della catena che aveva reso Sarkhan ciò che era oggi e Tarkir ciò che avrebbe dovuto essere. Sarkhan sentì di poter mantenere per sempre la forma di drago, danzando tra le nuvole intorno a questo immenso e saggio capostipite. Volò a breve distanza, osservando le ali di Ugin che gli permettevano senza sforzo di rimanere in volo.
Egli era il motivo della sua esistenza. Egli era il motivo del suo viaggio. Sarkhan avrebbe potuto impedire ciò che stava per accadere e modificare il futuro di Tarkir. Avrebbe fatto tutto il necessario. Avrebbe...
ucciso Nicol Bolas.
O almeno avrebbe aiutato Ugin a combattere contro Bolas, in modo che Ugin potesse sopravvivere e i draghi di Tarkir non si estinguessero. Sarkhan si diresse verso Ugin, come un piccolo satellite che si avvicina a una grande stella. Sarkhan ruggì, ma la sua voce si perse nel coro dei tuoni e delle voci draconiche che riempivano le nubi sotto di loro.
Fu un movimento del capo di Ugin a far notare a Sarkhan la magia che veniva lanciata a terra. Sarkhan seguì lo sguardo di Ugin. Attraverso un'apertura tra le nuvole, vide linee di energia verde elementale tracciare una linea curva intorno alla neve e al ghiaccio, ancorata a nodi come fulmini intrecciati. Osservando più da vicino, Sarkhan poté notare che i nodi erano macigni incisi, con marchi di artiglio.
Nella mente di Sarkhan eruppe un nome. Yasova.
I punti in cui erano incise le rune a forma di artiglio formavano un percorso. Il percorso indicava l'esatto cammino delle tempeste draconiche e quindi poteva prevedere il movimento di Ugin. Yasova aveva indicato le posizioni delle tempeste per seguire il movimento dello spirito drago.
Il percorso di Yasova nella tundra non era a suo vantaggio. Si trattava di una magia di localizzazione, ma non per il suo felino dai denti a sciabola o per i suoi guerrieri Temur. Questo percorso aveva lo scopo di essere visibile dall'alto... da Nicol Bolas.
Un getto di bile e di rabbia risalì in gola a Sarkhan. Proprio in quel momento, Nicol Bolas fuoriuscì da un'increspatura del cielo, come una goccia che risale sulla superficie dell'acqua al contrario.
Bolas era direttamente sulla traiettoria di Ugin. Le sue ali si spiegarono come un mantello mosso dal vento, oscurando il sole con le sue scaglie tenebrose. Le sue grandi corna erano come una corona, con la gemma che volteggiava al centro. L'attenzione dell'antico drago era concentrata su Ugin, con il solo obiettivo di distruggerlo. Sarkhan era ancora troppo lontano e Bolas non lo notò; forse sarebbe stata la sua occasione per colpire.
Ugin si avvicinò con una sferzata d'ali, accorgendosi dell'arrivo di Bolas, e i due draghi Planeswalkers si fronteggiarono.
Nodo del Fato | Illustrazione di Michael Komarck
Bolas parlò a Ugin, parole taglienti in un tono basso che Sarkhan non colse a causa del vento. Ugin rispose, controllato e serio, con una nota di avvertimento, e il sorriso di Bolas si dipinse sul suo volto. I draghi volteggiarono l'uno intorno all'altro in modo vorticoso, con gli occhi alla continua ricerca di un punto debole in cui affondare. Le nubi della tempesta li circondavano, come due titani nell'occhio del ciclone.
Sarkhan volò più velocemente possibile, ma le sue ali non lo sorressero. Le sbattev\a con vigore, fino a sentir bruciare le spalle, e scese di quota fino ad arrivare al livello delle nuvole. Ora che aveva visto di nuovo Bolas, mille anni prima di quando l'aveva incontrato per la prima volta... o forse era questa la prima volta... comprese che non avrebbe potuto far nulla per danneggiare questa imponente creatura. Bolas era come una divinità, Sarkhan come un insetto. Pensò che, se fosse magari piombato dall'angolo giusto, se l'avesse magari avvolto nelle fiamme al momento giusto, avrebbe potuto distrarlo il necessario per permettere a Ugin di infliggere il colpo letale. Strinse i denti e continuò a volare.
Bolas e Ugin si lanciarono l'uno all'inseguimento dell'altro, a volte cambiando direzione, ognuno rispondendo ai movimenti dell'avversario con affondi e finte. Bolas emise una folata di fumo dalle narici e colpì l'ala di Ugin. Ugin schivò di lato e tentò di afferrarlo tra le fauci. Si lanciarono magie, ma non l'uno contro l'altro; erano semplici rune scintillanti nell'aria in preparazione alla battaglia. Girarono l'uno intorno all'altro, tentando affondi con artigli e fuoco, mai troppo concentrati su una strategia, mai compiendo la vera prima mossa.
Ugin ruggì, un ruggito della forza della natura, un ruggito di un intero piano.
A quel ruggito, Sarkhan sentì un irrefrenabile impulso risuonare nella sua anima. La sensazione si propagò nel suo corpo draconico, elettrizzandolo, incitandolo a unirsi alla battaglia al fianco di Ugin, come se quel ruggito avesse effetto sulla sua essenza più profonda. Una parte di lui comprendeva quanto quella sensazione fosse strana, ma la sua mente da drago non poté resistere al richiamo.
Sarkhan ruggì in risposta e i suoi muscoli reagirono. Al suo ruggito seguirono tutti gli altri draghi attraverso le tempeste. I draghi apparvero a frotte, scagliandosi verso la battaglia dalle tempeste draconiche. Il cuore di Sarkhan ebbe un sussulto; questo era l'effetto di Ugin. Il progenitore di Tarkir stava chiamando a sé la sua stirpe per combattere al suo fianco e tutti loro stavano rispondendo alla sua chiamata.
Il ghigno di Bolas sparì. Reagì agli attacchi con una raffica di magie, colpendo Ugin con le sue strane parole. Sarkhan vide Ugin indietreggiare, blocchi di scaglie scintillanti staccarsi dal suo corpo, la sua testa ondeggiare come se aggredita da un attacco mentale e le ali affannarsi per mantenerlo in volo.
Ugin, lo Spirito Drago | Illustrazione di Raymond Swanland
Ugin si voltò in aria e rispose con la sua magia. Scagliò un arco attraverso il corpo di Bolas, con un torrente di fuoco invisibile, seguito da un affondo di una pallida foschia dalla forza di un tuono. Ruotò in aria, lanciando altri assalti invisibili. Bolas respinse molti assalti, ma altrettanti andarono a segno e Sarkhan vide la sofferenza sul volto di Bolas.
La determinazione era forte in Sarkhan e ne rendeva la pelle pungente dal calore. Questo poteva essere il crocevia della storia, questo preciso momento. I draghi di Tarkir stavano giungendo da ogni direzione, un esercito circolare che si stringeva intorno al suo condottiero. Sarkhan vide anche nuove covate di draghi fuoriuscire dalle nuvole, ognuna di esse nata con la missione di combattere per Ugin.
Sarkhan e gli altri draghi erano quasi giunti sul luogo della battaglia. Si lanciò in picchiata ed era pronto a usare il suo soffio infuocato su Nicol Bolas, quando...
... un crepitio di energia elementale eruppe da terra...
... guardò verso il basso e vide Yasova brandire la stessa magia elementale, con le sue rune a forma di artiglio non a guidare Bolas, ma pronte per un altro, distruttivo scopo...
... con un'ondata devastante, la magia elementale colpì, lui e decine di altri draghi in un colpo solo...
... un nuovo impulso raggiunse l'anima di Sarkhan, ancora più potente del ruggito di Ugin, spingendolo a combattere...
... una strana frenesia di sangue infiammò il suo cuore, spingendolo a non desiderare altro che...
uccidere Ugin.
Sì, disse il suo cuore draconico. Sì, distruggi il padre di ogni cosa. Distruggi il progenitore che ci domina. Distruggilo e sii libero dalle sue catene.
No, disse una piccola parte di Sarkhan. No!
Tutto intorno a lui, gli altri draghi di Tarkir vennero colpiti dalla stessa magia. La forza di Yasova inondò il richiamo di Ugin e i draghi si diressero verso Ugin invece che Bolas.
Nicol Bolas, Planeswalker | Illustrazione di D. Alexander Gregory
Sarkhan era vicino. Poteva sentire il busto inondato dal calore. Poteva sentire il suo corpo che voleva scatenare le fiamme su Ugin, la fonte dello spirito draconico di Tarkir, il drago che lo aveva evocato qui oggi.
Espirò. Ma proprio mentre il suo soffio stava per esplodere le fiamme, urlò un imponente "No!", una parola umana, urlata da una voce umana, come se volesse fuoriuscire dalla forma di drago. Le sue ali collassarono. Il suo volto divenne di pelle e barba invece che di scaglie sovrapposte. La sua frenesia di uccidere Ugin svanì, dato che la magia non aveva più presa sulla sua mente.
Ciò che ebbe però presa su di lui fu la forza di gravità. Precipitò.
Fu una lunga caduta.
Precipitò oltre i draghi di Tarkir, che stavano aggredendo Ugin da ogni lato con fuoco, fulmini e morte.
Precipitò oltre Bolas, che non lo degnò mai di uno sguardo, intento a osservare la progenie di Ugin urlare e attaccare malignamente il suo creatore.
Precipitò oltre le nubi turbolente e un vuoto d'aria.
Udì un crepitio roboante sopra di lui, il suono di un terribile e inconfondibile significato: il colpo finale di Bolas, il colpo mortale che ruppe il corpo di Ugin e pose fine alla battaglia.
Sarkhan sfrecciò verso il basso e poté intravedere gli altri draghi disperdersi e allontanarsi dalla confusione.
Prima di vedere Ugin stesso, ci fu un selvaggio scricchiolio e il suo corpo rimbalzò una prima volta e poi di nuovo contro le rocce di una grande rupe.
Ruzzolò con velocità lungo un dirupo ricoperto dalla neve, poi lungo un altro e infine discese più lentamente un pendio, mentre la sua mente e le sue budella vorticavano.
Seguirono il movimento roboante e lo schiocco di una valanga, poi una sensazione di rottura. Il mondo era diventato di ghiaccio e neve.
Poi tutto si fermò. Si trovava sospeso in un cumulo di neve, per aria, con i polmoni compressi, a soffocare. Si mantenne aggrappato a un filo di coscienza, sufficiente per comprendere che stava morendo.
Quando gli artigli rimossero la neve sopra di lui, Sarkhan pensò per un istante che si trattasse di Bolas, giunto per porre fine alla sua miseria, per ottenere finalmente la vittoria. Non era lui. Si trattava del felino dai denti a sciabola di Yasova, che stava rimuovendo la neve con grandi colpi di zampa. Le sue zanne si appoggiarono al retro del suo collo, afferrandolo per la nuca, e lo estrassero dolorosamente dal cumulo di neve. Il felino lo ripose supino sulla tundra.
Yasova Artiglio di Drago | Illustrazione di Winona Nelson
Sarkhan era un corpo floscio, un sacco di carne con qualche osso. Attraverso i suoi occhi strabici poté vedere Yasova che lo osservava dall'alto. Aveva in mano il suo bastone, con il frammento di edro ciondolante.
"Non cercare di muoverti", disse lei. "Non cercare di parlare".
Pronunciò altre parole con voce bassa e lui poté sentire le sue interiora iniziare a sistemarsi.
"Ugin", riuscì a dire Sarkhan.
"Non cercare di parlare", ripeté lei. Yasova osservò il cielo e poi abbassò nuovamente lo sguardo su di lui. "È quasi finito. Il presente non scritto potrà finalmente essere libero dalla rovina causata dai draghi".
Sarkhan spostò gli occhi da un lato per vedere il più possibile. Ciò che vide fu il corpo di Ugin cadere dalle nuvole e dirigersi verso il terreno.
Ugin sconfitto. I draghi sulla via dell'estinzione. Il destino di Tarkir definito.
Sarkhan gemette.
"Non so che cosa tu sia", disse Yasova. "Ma sembra che tu possa avere alcune risposte dentro di te. Quindi fammi un favore: non morire adesso. Ti porterò dai miei sciamani e vedremo cosa sarà di te".
La magia di guarigione non aveva completato il suo compito, ma Sarkhan si girò lo stesso sul lato. Tutto era un dolore, la coscienza era un muro di dolore, ma in qualche modo si mise su mani e ginocchia.
"Che cosa stai facendo, sciocco?", disse Yasova.
In quel momento, Sarkhan sollevò la testa e vide Ugin colpire il suolo.
Ci fu un momento, appena prima che venissero travolti dall'onda d'urto, in cui Sarkhan e Yasova si guardarono. La sentirono entrambi. Qualcosa era avvenuto su Tarkir. Il mondo stava per cambiare per sempre. Per un attimo, Sarkhan pensò di aver visto un'ombra di dubbio sul volto di Yasova.
L'onda d'urto, più forte del ruggito di Ugin, li colpì. La neve esplose e la terra scalciò. Sarkhan, Yasova e il felino dai denti a sciabola vennero sbattuti a terra. Il bastone di Sarkhan cadde e atterrò sulla neve.
Sarkhan si accovacciò nel momento in cui l'ondata di neve lo colpì per un tempo che sembrò non finire mai. Dopo che l'esplosione di neve e l'onda d'urto si calmarono, Sarkhan si rimise a fatica in ginocchio, per poi crollare di nuovo sotto la pioggia di roccia e ghiaccio.
Al termine della cascata di detriti, Sarkhan tossì e scosse la testa. Cercò il cratere, per individuare dove erano caduti i resti del corpo di Ugin. Vide il luogo dove era piombato Ugin, ma non era un semplice cratere; era una voragine scavata nella terra, una fessura enorme di terra frantumata, con il corpo di Ugin da qualche parte al di sotto del livello della neve. Si trattava dello stesso luogo in cui si era recato Sarkhan nel suo presente; il luogo del fulcro temporale.
Sarkhan sollevò lo sguardo e vide Nicol Bolas voltarsi verso l'alto e svanire. L'aria si increspò e sparì insieme alla possibilità di Sarkhan di distruggerlo.
Sarkhan si sollevò in piedi, emergendo da neve e detriti. Raccolse il bastone dalla neve e sentì un impulso a spostarsi quando vide il frammento di edro penzolante.
"Dove pensi di andare?", chiese Yasova, togliendosi la polvere di dosso.
"A salvarlo", disse Sarkhan girandosi e dirigendosi verso la voragine. Il suo equilibrio era instabile e muscoli e ossa si lamentavano, ma la magia di guarigione di Yasova, ancora al lavoro nelle sue ossa, attenuava il dolore.
"Non era tuo destino farlo", lo avvisò Yasova. "Non posso permetterti di farlo".
Sarkhan scattò verso di lei. Fece un gesto accusatorio nei confronti dell'antico khan dei Temur. La sua mano divenne la testa di un drago e soffiò una fiamma calda come l'ira di Sarkhan, colpendo Yasova in pieno petto. Yasova crollò all'indietro per la forza della magia, ribaltandosi nella neve. Atterrò, affondò e gemette.
Fuoco di Sventura | Illustrazione di Raymond Swanland
Il felino dai denti a sciabola fu subito su di lei, le annusò il respiro e si girò di scatto per ringhiare a Sarkhan. Sarkhan ringhiò con un'intensità dieci volte più grande, scagliando lontano soffi di ghiaccio e tenendo braccia e gambe in posizione di sfida. Il grande felino sussultò e poi abbassò lentamente la testa in riluttante sottomissione, rimanendo vicino alla sua maestra priva di sensi.
Dopo un altro ringhio di avvertimento, Sarkhan si diresse a gran passi verso Ugin.
La discesa verso il fondo della voragine fu uno strano scivolare più che una scalata. Sarkhan non aveva il tempo di scegliere i punti di appoggio con cura e scivolò per metà del tragitto lungo le pareti scoscese della gola, ferendosi nuovamente alle ossa già malconce. Il suo corpo era come quello di una marionetta rotta, ma continuò a obbligarlo a muoversi, utilizzando il bastone come una stampella.
Ugin era disteso sul fondo della voragine, ustionato e consumato in ogni parte e ricoperto dai detriti dell'impatto. I suoi occhi erano chiusi. Il cuore di Sarkhan sussultò quando vide un lento respiro fuoriuscire dalle narici del drago.
C'è ancora un respiro in lui, pensò. Era ancora in tempo.
Sarkhan corse verso il drago. Spostò i detriti dalle forme contorte e runiche lungo il collo di Ugin e premette il proprio volto contro il suo. Chiuse gli occhi e cercò di percepire l'essenza del grande drago, di sentire la stessa voce che lo aveva portato in quel luogo dal suo piano d'origine.
Non c'era nulla. Nessuna voce, solo il lungo e lacerato soffiare di un titano spezzato. Il cuore di Sarkhan crollò.
L'unica voce era indesiderata, dalla stessa mente di Sarkhan, un'eco che l'avrebbe torturato con vecchie domande. Comprendi ora, dracomago? La domanda risuonava nella sua testa. Hai imparato la lezione? Hai capito perché dovevi venire?
"No!", sussurrò sul volto di Ugin. "Non capisco! Dimmi! Guidami!".
Comprendi ora? Capisci la lezione?
"No! No! Non posso!". Colpì con attenzione le scaglie di Ugin con la mano. "Ugin, aiutami, ti prego. Aiutami…"
Comprendi come devi sempre fallire?
Sarkhan digrignò i denti e afferro il bastone. "No! Non posso!".
Comprendi che sei destinato a fallire, finché il tuo obiettivo è la guida invece della verità?
"Che cosa significa? Non capisco! Non comprendo!".
…finché cerchi i draghi intorno a te, non diventerai mai il drago che sta in te?
Sarkhan premette la fronte sulle scaglie di Ugin e chiuse gli occhi con forza. Tese ogni muscolo del suo corpo indolenzito, cercando una risposta, una verità mancata, nella sua mente. Sentì il legno del suo bastone sbriciolarsi nel suo pugno.
Al termine dell'ultimo respiro di Ugin, Sarkhan si distese. Il suo corpo lo lasciò andare e accarezzò con gentilezza Ugin. Fece un lungo e lento respiro. Con quel respiro uscì tutto il suo dolore, tutta l'incertezza, tutta la confusione che permeava il suo corpo. Si eresse, aprì gli occhi e respirò di nuovo.
"Ugin, ho portato qualcosa per te", disse.
Staccò il frammento di edro dal suo bastone, quel piccolo rimasuglio di pietra che aveva portato dall'Occhio di Ugin, la camera di Ugin sulla lontana Zendikar. Tenne la pietra nella mano. Al suo tocco, le rune del pezzo d edro si illuminarono di un pallido colore blu, riflettendo le forme incise nel volto e nel collo di Ugin. Era un pezzo del riparo di Ugin in un altro mondo, un pezzo dell'edificio che Ugin aveva costruito per se stesso. L'Occhio di Ugin era un luogo di isolamento, certo, un luogo per la concentrazione della magia che ha imprigionato gli Eldrazi, ma anche un luogo per la convalescenza, un rifugio sicuro in un mondo dilaniato da potenti forze.
Sarkhan sollevò il frammento di edro. Le sue rune brillarono più intensamente ed esso rimase sospeso in aria tra loro. Sarkhan mise le mani intorno al frammento, attirandolo delicatamente verso di sé e si concentrò su ciò che desiderava. Inspirò profondamente e poi espirò lentamente sull'edro, non la fiamma di un drago, non il respiro di un umano, bensì il respiro di Sarkhan Vol, il dracomago.
Illustrazione di Daarken
Lasciò il frammento di pietra. L'edro rimase sospeso e ruotò in aria. Le sue superfici iniziarono a risplendere più intensamente e poi si espanse e si schiuse. Piani di pietra si duplicarono, spostandosi verso l'esterno come un fiore dall'infinito fiorire. Superfici impossibili si schiusero e si svilupparono, creando una struttura collegata che continuava a crescere, ripetendo le rune dell'Occhio di Ugin da Ugin stesso, più e più volte.
Sarkhan si fece indietro, fino alla parete della voragine. La magia aveva avuto inizio. I frammenti di edro si schiudevano più rapidamente, creando un edificio intorno al corpo di Ugin come un enorme bozzolo. Osservò con meraviglia la loro bellezza. Sarkhan vide l'occhio di Ugin aprirsi leggermente, solo per un momento e poi lo vide chiudersi di nuovo. Il bozzolo protettivo coprì l'intero Ugin, nascondendolo dalla vista di Sarkhan, avvolgendo il grande drago in un mistico guscio impenetrabile.
"Che cosa abbiamo fatto?", giunse un urlo, la voce di Yasova, dall'alto della voragine.
Sarkhan guardo in alto e la vide scendere verso di lui dal bordo della voragine, con un'espressione frastornata.
Tutto intorno a lei, nell'alto dei cieli, le tempeste draconiche si agitavano con nuovo vigore. Nuovi draghi ne vennero fuori, urlando dalla semplice e smisurata gloria di esistere.
Sarkhan sorrise a Yasova, un sorriso sghembo di gratitudine e di semplice sciocca gioia. "Ciò che eravamo destinati a fare", urlò lui. "Grazie, khan Yasova".
Crogiolo dello Spirito Drago | Illustrazione di Jung Park
Lei osservò il bozzolo di edro, perplessa, generando le risate di Sarkhan. Lui fu colpito dal fatto che la catena di eventi che lo avevano portato in questo luogo non erano circolari per niente; una catena di eventi con uno scopo. Il destino aveva previsto la sua presenza qui, a questo crocevia della storia, per dargli la possibilità di agire. Se non avesse mai servito Bolas, se non fosse mai stato mandato all'Occhio di Ugin, se non fosse mai venuto su Tarkir con voci che risuonavano nella sua mente folle, senza tutto questo non avrebbe avuto la possibilità di forgiare una nuova catena per il suo mondo.
Per la prima volta da molto tempo, la mente di Sarkhan sembrava solo sua. Una sensazione estranea di chiarezza e di entusiasmo si svilupparono dentro di lui, come se si stesse risvegliando da un sogno in cui i suoi occhi non funzionavano. I suoi pensieri fluivano con semplicità, senza essere contorti come al solito, e la sua coscienza era intatta.
Poi, all'improvviso...
... mentre la presenza di Sarkhan diventava impossibile...
...mentre il suo viaggio nel passato del suo stesso mondo diventava un affronto alle leggi e al susseguirsi della storia...
...mentre le sue azioni avevano irrevocabilmente modificato le condizioni che avevano portato al fulcro di un drago Planeswalker morto in questa voragine...
...mentre tutti gli eventi che avevano portato alla storia del suo mondo e avevano creato la sua stessa esistenza erano diventati inesistenti...
...le forze del tempo fecero svanire Sarkhan.
Fiocchi di neve scesero davanti a Yasova, accumulando granelli di bianco sulla struttura sul fondo della voragine. Il suo felino dai denti a sciabola le si avvicinò e strofinò il naso su di lei, che ricambiò il gesto appoggiando una mano sulla sua testa. Sopra di loro, i draghi gridavano e si libravano nei cieli.
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